Il 26 maggio in Cattedrale a Piacenza la Beatificazione di suor Leonella

Sarà celebrata   sabato 26 maggio, nella cattedrale di Piacenza, la Beatificazione della Serva di Dio Leonella Sgorbati, suora missionaria uccisa a Mogadiscio, in Somalia, il 17 settembre 2006.

A presiedere la celebrazione sarà il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e delegato di Papa Francesco. Concelebreranno il vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio, l’arcivescovo di Nairobi card. John Njue, l’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini, il vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin insieme ad altri arcivescovi e vescovi provenienti dall’Italia e dall’Africa.

Chi era suor Leonella

Suor Leonella nacque il 9 dicembre 1940 a Rezzanello di Gazzola (PC), ultima di tre figli. All’anagrafe civile venne registrata con il nome di Rosa Sgorbati. Fu battezzata a Rezzanello, nella parrocchia di San Savino di Gazzola, lo stesso giorno della nascita. Rosetta frequentò la scuola materna e in seguito la scuola elementare dalle Suore Orsoline residenti, in quel tempo, a Rezzanello. Nella scuola si preparò per i sacramenti della confermazione e della prima comunione che ricevette il 26 maggio 1947, nella Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta in Agazzano (PC), dall’allora Vescovo di Piacenza Mons. Ersilio Menzani.

Nell’immediato dopoguerra la famiglia avviò una rivendita di frutta e verdura a Sesto San Giovanni (MI) e il 9 ottobre 1950 si trasferì in quella periferia milanese, dove Rosetta visse i suoi anni giovanili. Frequentò la Scuola media nel collegio delle Suore del Preziosissimo Sangue, a Monza. Fu nella cappellina del Collegio, come lei scrive nel suo diario, a contatto con la Parola di Dio, che si sentì chiamata a seguire Gesù.

Il 5 maggio 1963 Rosa Sgorbati fece il suo ingresso nell’Istituto delle Suore Missionarie della Consolata. Nello stesso anno iniziò il postulato, primo periodo di vita in comunità e introduzione alla vita religiosa. Questo periodo si concluse a novembre di quello stesso anno con la vestizione religiosa e un nome nuovo: “Fino ad oggi ti sei chiamata Rosa, d’ora innanzi ti chiamerai Suor Leonella”.

Il 21 novembre 1963, a Nepi (VT) iniziò il Noviziato. In seguito fu destinata in Inghilterra per intraprendere gli studi infermieristici. Nel 1970 fu inviata in Kenya e il 19 novembre del 1972 emise la professione perpetua.

Tra le attività delle missionarie in Kenya vi era il lavoro negli ospedali, con annessa scuola per infermiere. Suor Leonella si dedicò alla scuola con passione missionaria e donava alle giovani una formazione integrale e qualificata: «Voglio che diventiate infermiere della Consolata», diceva loro.

Nel 1993 Suor Leonella fu scelta dalle sorelle del Kenya per guidare la Regione, come superiora, per due periodi consecutivi.

La presenza delle Missionarie della Consolata in Somalia risaliva ai tempi del Fondatore nel 1925. La missione sorse in epoca coloniale ma in seguito il Paese si rese indipendente e nel 1970 statalizzò molte strutture. Poi iniziò la guerra civile. Le sorelle vissero un esodo forzato all’inizio nel 1991. Un piccolo gruppo, però rimase, lavorando come volontarie nell’ospedale S.O.S., Kinderdorf International. Il S.O.S. volendo progettare una scuola per infermieri coinvolse le Missionarie della Consolata sia nella partecipazione che nella realizzazione del progetto chiamato Somali Registred Community Nursing.

Suor Leonella si rese disponibile all’attuazione del progetto pur sapendo che le sfide erano tante e i pericoli erano molteplici, a causa della crescente pressione del fondamentalismo islamico nei confronti dei cristiani. Inoltre era necessario dimostrare che le nozioni scientifiche che lei comunicava ai giovani non erano contro il Corano; che lei non faceva proselitismo, ma che, al contrario, rispettava e valorizzava il dialogo interreligioso. Eppure c’era chi non credeva e pensava che Suor Leonella usasse la scuola per convincere i giovani e farsi cristiani. In Somalia, infatti, la missione esigeva di essere vissuta nel silenzio e nel servizio.

Nel 2006 Suor Leonella si concesse una sosta in Italia e partecipò al mese allamaniano, un programma di spiritualità che l’Istituto offre alle sorelle.

I pericoli della Somalia

Rientrò in Somalia dove non era permessa l’evangelizzazione. Sul giornale locale scrissero molte volte contro il S.O.S. e contro le Suore, avvertendo la gente di guardarsi bene da loro perché stavano cercando di fare proseliti, ma la gente non dava peso a quanto veniva scritto, sapeva che era solo propaganda, ed ebbe sempre una grande fiducia nelle Suore.

Suor Leonella sapeva pure che tra i suoi studenti alcuni erano fondamentalisti ma lei, con costanza, cercava di mantenere il dialogo aperto, anche se, tra gli integralisti serpeggiava, il dubbio che Suor Leonella, tramite la scuola, facesse proselitismo.

Le Suore erano coscienti di essere a rischio, le bombe continuavano a cadere da tutte le parti anche a pochi passi dalla loro casa. Ognuna di loro si era assunta la propria responsabilità di rimanere. Nessuna si sentiva di abbandonare la missione dato che la piccola comunità era l’unica presenza di Chiesa in quella terra.

Nel giorno della consegna dei diplomi di infermieri al primo gruppo di studenti, si preparò una grande festa. Per solennizzare l’evento gli studenti indossarono “la toga”. Questo fatto destò stupore e si iniziò a dire che la Suora facendo cristiani i giovani studenti. I più radicali, vedendo i ragazzi con le toghe dicevano che suor Leonella li aveva già vestiti da Padri e così determinarono di eliminarla.

L’assassinio di suor Leonella

Il 17 settembre, alla fine delle lezioni, Suor Leonella uscì dalla scuola e si avviò verso casa. Giunta al cancello, dove stava per attraversare la strada che la separava dall’abitazione delle suore, si udì uno sparo: sette proiettili la raggiunsero. La Sorella tentò di ritornare verso l’ospedale, ma fu colpita di nuovo, le forze la abbandonarono e si accasciò sulla strada. La gente che si trovava sul luogo la prese e la portò all’interno. Le sorelle, informate dell’accaduto, la raggiunsero. In quel momento, testimonia Sr. Marzia Feurra: “Mi è venuto in mente ciò che mi aveva confidato qualche giorno prima: la mia vita l’ho donata al Signore e Lui può fare di me ciò che vuole, per questo non temo, mi affido a Lui”.

Suor Leonella era stesa su un lettuccio, molto sofferente e con troppo poco ossigeno per i suoi polmoni crivellati. Suor Gianna Irene Peano ricorda: “Non c’era segno di paura o di tensione sul suo volto ma solo una grande pace. Si percepiva che voleva dire una cosa importante, che le stava a cuore, e con un fil di voce disse: “Perdono, perdono, perdono”.

La sintesi migliore della vita di Suor Leonella l’ha fatta il Santo Padre, Benedetto XVI, nella preghiera dell’Angelus, in Castel Gandolfo, il 24 di settembre 2006: “Questa Suora, che serviva i poveri e i piccoli in Somalia, è morta pronunciando la parola ‘Perdono’: “ecco la più autentica testimonianza cristiana, segno pacifico di contraddizione che dimostra la vittoria dell’amore sull’odio e sul male”.

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