Parietti ha spiegato a PiacenzaOnline la scelta di dimettersi da Presidente della Camera di Commercio

"Dopo la sentenza della Cassazione che ha bocciato i ricorsi ora si riapre la strada della fusione fa le camere di commercio. Ma ci vorrà un altro anno e mezzo. Un tempo inconciliabile con i miei impegni lavorativi"

Come abbiamo anticipato ieri Alfredo Parietti ha deciso ieri di lasciare la guida della Camera di Commercio di Piacenza alla cui guida era stato eletto nel febbraio 2016. Una scelta alla base della quale vi sono innanzitutto impegni lavorativi personali, ma  non solo, come lo stesso Parietti ci ha spiegato.

«Ero ormai arrivato in scadenza di mandato. Oltre a questioni personali e di lavoro ha contato la situazione che si è venuta a creare. Quello che doveva essere un raggruppamento definito (fra Piacenza, Parma e Reggio ndr), una fusione che avrebbe dovuto avvenire in tempi brevi quando sono entrato in carica ora ha invece una prospettiva di un altro anno e mezzo. Il tutto peraltro con dinamiche molto delicate, legate alle categorie economiche, alla politica. E’ un impegno che dopo cinque anni non me la sono più sentito di portare ulteriormente avanti con tempi futuri poco chiari e con un lavoro per nulla semplice che sarà necessario fare. Dopo cinque anni bisognerà andare ricostruire una serie di rapporti che erano già stati delineati ma che ora vanno totalmente rifondanti. E’ una situazione d prendere in mano da capo. Un impegno davvero gravoso. Un ulteriore anno, anno e mezzo era per me inconciliabile con i miei impegni lavorativi».

Ha qualche rimpianto per non essere riuscito a portare a termine la fusione nei tempi originariamente prospettati?

«Rimpianti no. Sono molto soddisfatto di quello che è stato fatto. La Camera gode di ottima salute. Adesso si tratta di fare tesoro di ciò che è stato. Un periodo che ha visto una grande sinergia fra le categorie. Che ne facciano buon uso, specialmente adesso per trovare delle soluzioni soddisfacenti per il territorio».

A suo giudizio la strada della fusione fra le tre Camere di commercio emiliane era quella giusta?

«Ovviamente c’è (e c’era) chi è a favore e chi è contrario ma il tema non è questo. Con la sentenza della Cassazione che ha bocciato i ricorsi di chi voleva le Camere restassero autonome ormai c’è una strada obbligata. I ricorsi sono stati bocciati e nel frattempo, da tre anni abbondanti, le Camere sono in stallo per quanto riguarda gli investimenti, il personale. Non ci sono tante strade alternative rispetto all’accorpamento. Un accorpamento che va fatto con molto impegno. Anche perché se ci fossero troppe incertezze la Regione alla fine potrebbe intervenire direttamente».

Quindi ora toccherà fare tutto da capo?

«Potrebbe anche esserci un lavoro di rifacimento totale per nulla semplice. Un lavoro delicato con Camere di commercio che nel frattempo si sono anche “impoverite”. Occorrerà valutare attentamente la situazione ma certo i tempi sono ancora più cogenti, in qualche modo».

Chi traghetterà la Camera di Commercio verso il futuro?

«Nell’immediato ci sarà una reggenza da parte del vicepresidente Filippo Cella fino ad arrivare alle elezioni da cui uscirà il nuovo presidente».

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