Alle mense biologiche dallo Stato arrivano solo “briciole”

L’assurdo procedimento normativo per dividere 4 milioni 300 mila euro destinati alle mense scolastiche biologiche nel 2022

L’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato s.p.a. ha pubblicato il Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 192 del 18 agosto scorso (la data totalmente feriale non è forse stata scelta a caso…) – Serie generale recante il Decreto 1 luglio 2022 del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali dal titolo “Riparto del Fondo per le mense scolastiche biologiche per l’anno 2022” (GU n. 34).

Il fascicolo a stampa è costituito da 145 pagine e pesa circa un terzo di kilo. Il testo del decreto, firmato dal Ministro dell’Agricoltura Patuanelli di concerto con il Ministro dell’Istruzione Bianchi, è stato registrato alla Corte dei Conti l’1 agosto, sempre di quest’anno, dall’apposito Ufficio di controllo sugli atti del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, al numero 917.

Nelle premesse del decreto vengono citati come Visti quindici documenti tra decreti legislativi, ministeriali, direttoriali e comunicazioni acquisite agli atti (quello di più vecchia data risale al 1999), con l’aggiunta di quattro Considerando, due Tenuto conto e di un Ritenuto opportuno, precisandosi comunque l’intesa con la Conferenza unificata intervenuta il 21 giugno 2022. Finalità del tutto, la ripartizione della quota di 5 milioni di euro assegnata nell’anno 2022 al Fondo per le mense scolastiche biologiche, sulla base del numero dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica presenti in ciascuna regione e provincia autonoma riportati alla data del 31.3.’22 nell’elenco delle stazioni appaltanti e dei soggetti eroganti il servizio di mensa scolastica nonché sulla base della popolazione scolastica accertata dal Ministero dell’Istruzione per l’anno scolastico 2021/2022, secondo le modalità stabilite nel Decreto interministeriale del 22.2.’18 n. 2.026 e successive modificazioni ed integrazioni. Il Fondo (di 5 milioni di euro, come visto) é destinato – recita il secondo comma dell’art. 1 del già citato Decreto interministeriale -, nella percentuale dell’86%, a ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica e, nella percentuale del 14%, a realizzare iniziative di informazione e di educazione alimentare in materia di agricoltura biologica e di accompagnamento al servizio di refezione. É precisato nell’art. 2, lettera a) dello stesso Decreto, che per numero dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica si intende il numero totale di pasti annui delle mense scolastiche biologiche dichiarati nelle istanze pervenute attraverso la Piattaforma informatica istituita con Decreto direttoriale del 24.5.’18 n. 39.050. Anche l’elenco delle stazioni appaltanti e dei soggetti eroganti il servizio di mensa scolastica è precisato trattarsi delle stazioni e dei soggetti di cui all’art. 3 del Decreto 18.11.’17 n.14.771 di istituzione delle mense scolastiche biologiche sviluppato dalla citata Piattaforma informatica.

Nell’art. 3 sempre del più volte richiamato Decreto interministeriale (concerto) é precisato che il numero totale dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica per l’anno 2022 è pari a 30 milioni 617 mila 849 euro a fronte di una popolazione scolastica pari a 7 milioni 616 mila 269 studenti comprensiva della popolazione di Bolzano, riferita peraltro all’anno 2018/2019, ed escludendo la regione Emilia-Romagna. A tenore degli artt. 4 e 5 sempre del Decreto interministeriale, la quota di 4 milioni 300 mila euro (pari all’86% del Fondo) è assegnata alle regioni ed alle province autonome sulla base dell’Allegato 1 del decreto mentre la quota di 700.000 euro (pari al 14% del Fondo) è destinato a favore di iniziative di informazione e di educazione alimentare in materia di agricoltura biologica, così come indicato nell’Allegato 3 del Decreto più volte citato.

Considerando che le mense scolastiche biologiche riconosciute risultano essere 1.300 circa (dato, non ufficiale, aliunde ricavato), è in sostanza evidente che siano andati alle mense di cui trattasi poco più di 3 mila euro ciascuna. Mentre certamente meglio stanno le iniziative di informazione e di educazione alimentare di cui s’é già detto, concentrate. Quanto ai beneficiari (30 milioni 617 mila 849) sulla quota dell’86%, a ciascuno di essi sarebbero andati euro 0,1404. Ai beneficiari (7 milioni 616 mila 269, precitati) sulla quota del 14%, invece, sarebbero andati euro 0,091 per beneficiario. La citata Gazzetta Ufficiale reca l’elenco delle mense scolastiche beneficiarie di tutta Italia.

A questo punto viene però spontanea una domanda: ma ha senso che la ripartizione di € 4.300.000 possa comportare un travaglio, una complicazione, un impegno di decine e decine di persone (per non dire centinaia) come chiaramente risulta si siano dedicate alla ripartizione accennata? Ma cosa è venuta a costare allo Stato – foss’anche solo per la stampa in Gazzetta e per il tempo impiegato (se il tempo ha ancora un valore) – una procedura come questa che, in pratica, per l’86% finirà in un rivolo di cui neppure si accorgeranno? E tra firmatari, istruttori, preparatori, consultori, informatici, minutanti e così via, nessuno ha fatto una riflessione del genere? E allora, quanti altri procedimenti assurdi come questo saranno allo stato previsti dalle nostre normative? C’è da rabbrividire – specie in correlazione all’entità delle imposte, tasse e contributi – ma soprattutto da essere desolati, spiegandoci peraltro perché gran parte dei cambiamenti epocali siano avvenuti – nella storia, dalla caduta dell’Impero romano in poi – quando ad un certo punto chi paga le tasse non ce la fa più a mantenere una burocrazia strapotente-prepotente ed accidiosa, che neppure pensa minimamente a come non gravare, anche con procedimenti senza capo né coda come quello in commento, su chi lavora e produce. Senza meravigliarsi, naturalmente, che la gente passava dalla cittadinanza romana a quella dei longobardi, dove si pagava meno. E li chiamano barbari…

Corrado Sforza Fogliani

 

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