ANCE. Caro materiali: allarme su appalti pubblici

La situazione relativa ai costi approvvigionamento delle materie prime ha ormai raggiunto un tale livello di allarme da mettere in serio pericolo la realizzazione delle opere pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e non solo. L’acciaio è quasi irreperibile, la produzione dell’asfalto si sta fermando, l’alluminio scarseggia e tutte le altre materie prime, anche a causa del caro energia e del prezzo del petrolio alle stelle, stanno registrando aumenti insostenibili per le imprese. A fronte di questo scenario che peggiora di giorno in giorno, le imprese edili di ANCE Piacenza e di tutta la filiera sono in forte apprensione e chiedono tempestive contromisure per impedire il blocco delle opere in corso. Le misure sin qui adottate per i lavori in corso, purtroppo, sono molto limitate e hanno tempi di attuazione lunghissimi, incompatibili con l’emergenza finanziaria del momento. Tali norme ricalcano, infatti, vecchie soluzioni, pensate per contesti economici ordinari caratterizzati da stabilità, nei quali gli aumenti colpiscono solo un numero limitato di materiali e, di conseguenza, le imprese possono sopportarne temporaneamente gli effetti. Non è, dunque, immaginabile applicare tali meccanismi in un momento straordinario come quello attuale che peraltro, a causa del sopraggiunto conflitto ucraino, rischia di produrre effetti devastanti ancora per molti altri mesi. Nessuna impresa, grande, media o piccola, può reggere questo impatto. A ciò si aggiunge il fatto che i vari tentativi di revisioni delle tabelle dei prezzi non sono efficaci in quanto incompleti e spesso poco accurati. E’ per questo che come Ance Piacenza ci facciamo promotori di una proposta normativa finalizzata a rendere possibile una rinegoziazione con le stazioni appaltanti a fronte dell’utilizzo di indici specifici. Indici in grado di essere utilizzati anche in caso di nuovi contratti che certamente anche nei prossimi mesi dovranno avere a che fare con una situazione di grande incertezza. Ove ciò non fosse possibile si chiede di prevedere in una norma ad hoc la possibilità di lasciare libere le aziende di poter chiedere la risoluzione dei contratti pubblici già sottoscritti. Le imprese non possono accollarsi l’enorme costo di una dinamica prezzi sfuggita di mano ed in balia di una speculazione fortissima.

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