Anche Piacenza finisce in zona rossa nonostante numeri da gialla

E' ufficiale: da lunedì 15 marzo tutta l'Emilia-Romagna in zona rossa. In tutte le province didattica a distanza per le scuole di ogni ordine e grado e le Università, chiusi i servizi per l'infanzia, stop a tutte le attività commerciali escluse quelle essenziali

E’ ora ufficiale, dopo la firma del decreto da parte del ministro Speranza. Anche la nostra provincia finisce in zona rossa, nonostante i dati che la collocherebbero in zona arancione (vista la cancellazione di fatto della zona gialla).

Una città martoriata dalla prima ondata del Covid, nel marzo 2019, messa allora in zona rossa con grave e colpevole ritardo (mentre tutto il resto della Regione non ebbe nessuna restrizione, Rimini a parte)  subisce ora le conseguenze di un sistema di colorazione che ha dimostrato di essere non solo di dubbia efficacia ma anche non più rispondente alla realtà dell’epidemia. Perché non si è avuto il coraggio di iniziare a ragionare per province e non per territori troppo vasti?

In una regione lunga 260 chilometri che senso ha accomunare Piacenza (che da alcune settimane ha  pochi positivi e fortunatamente anche un numero minore di vittime) con aree lontanissime e sotto assedio da virus?

Ancora una volta si fa ricadere sulla popolazione – ed in particolare sugli esercizi commerciali, sui bar e ristoranti, sugli autonomi – l’incapacità di Europa, Governi e Regioni di provvedere con sufficiente rapidità a quella che ormai in tutto il mondo è individuata come unica via di uscita: la rapida vaccinazione di massa.

Il nostro è un paese bravissimo nel vantarsi a parole, nel suggestionare con primule  … che si rivelano sfiorite e molto meno capace di fare, tanto è vero che siamo fra i meno efficienti a livello europeo nell’inoculare ai propri cittadini le dosi disponibili (che sono peraltro poche rispetto a quelle reperibili sul mercato internazionale).

Da lunedì (vedi sotto i dettagli) dunque tutto chiuso o quasi, senza che i commercianti, i liberi professionisti, i ristoratori, i baristi abbiano alcuna concreata certezza di incassare un qualunque tipo di ristoro.

Non per nulla la frase ormai che si sente sempre più spesso parlando con tutti coloro che non hanno la fortuna (in questo momento) di essere dipendenti è: “di questo passo moriremo prima di fame che per il virus”.

La politica (ed i tecnici), locali e nazionali, intanto spendono parole, promesse, prediche a cui sempre meno persone sembrano credere. Il virus non è sconfitto ma la pazienza è ormai agli sgoccioli. L’unica vera soluzione sarebbe tacere e vaccinare 24 ore su 24, con tutte le dosi disponibili (cosa che non si sta facendo)! Se è una guerra va combattuta scendendo in campo con tutti i mezzi, anche quelli meno convenzionali. Se ci si limita a stare seduti in trincea sperando che il nemico si stanchi, si fa la fine dei francesi e della linea Maginot!

Chiudiamo pure Piacenza, con il tacito consenso di chi avrebbe il potere di protestare e farsi sentire ed invece se ne sta zitto. Evidentemente i sacrifici fatti, i danni subiti, il prezzo pagato non è ancora abbastanza. Si chiude anche se ci sono pochi positivi, anche se l’ospedale non è sovraccarico, anche se le terapie intensive non sono oberate. Si chiude “per solidarietà” e … forse non si riapre più!

Zona rossa per tutta l’Emilia-Romagna: le regole

Zona rossa per tutta l’Emilia-Romagna a partire da lunedì 15 marzo e per un periodo di 15 giorni. E’ quanto prevede l’ordinanza firmata dal ministro della Salute, Roberto Speranza, sulla base dei dati e delle indicazioni della Cabina di Regia nazionale relativi all’andamento del contagio, ancora in forte rialzo.

Si estende così a tutte le province dell’Emilia-Romagna il colore in cui si trovavano già, per effetto delle precedenti ordinanze regionali adottate per fermare la diffusione del virus e proteggere la rete ospedaliera, la Città Metropolitana di Bologna e le province di Modena, Ravenna, Forlì-Cesena, Rimini.

Tra i parametri più significativi presi in esame per il passaggio della regione in zona rossa, l’aumento del tasso di occupazione dei posti letto sia in terapia intensiva (dal 32 al 40%) che in reparti ordinari Covid (dal 40 al 47%); l’incidenza su base settimanale che nei sette giorni dall’1 al 7 marzo è stata di 439,5 casi ogni 100.000 abitanti; la crescita dell’indice di contagio RT regionale, che questa settimana è salito all’1,34 (superiore quindi all’1,25 indicato come soglia dal Governo per l’istituzione della zona rossa. Così come da lunedì scatta automaticamente con 250 casi ogni 100.000 abitanti).

L’ingresso nella fascia di rischio più alto comporta, in tutto il territorio regionale, la didattica a distanza al 100% per le scuole di ogni ordine e grado fino all’Università, la chiusura di asili nido e materne e le limitazioni sugli spostamenti – se non per motivi di lavoro, salute o necessità – anche all’interno del proprio Comune, insieme al divieto di fare visite a parenti e amici. E poi, ancora, stop alle attività commerciali ad eccezione di quelle essenziali come farmacie, parafarmacie, negozi di vendita di alimentari, edicole e altre specifiche categorie, e chiusura delle attività di servizi alla persona, come parrucchieri e barbieri.

Per gli abitanti della Città Metropolitana di Bologna e delle province di Modena, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, già in rosso per le ordinanze regionali dei giorni scorsi, restano valide le misure attualmente in vigore. Si tratta invece di ulteriori restrizioni per i cittadini delle province di Piacenza, Parma e Ferrara, che si trovano attualmente in zona arancione, e per quelli della provincia di Reggio Emilia, ora in arancione scuro.

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome