Appuntamento con la storia di Pietro Armani, 96enne piacentino sopravissuto ai Gulag

Eccezionale evento per venerdì prossimo 3 novembre, alle 17,30, a Palazzo Galli della Banca di Piacenza. Pietro Amani, piacentino scampato ai Gulag, oggi novantaseienne e unico reduce italiano tuttora vivente, parteciperà alla presentazione del libro “Diario di prigionia” (pubblicato dalla Banca), dove lui stesso racconta la tragica esperienza dei tre anni di prigionia in Russia. Moderati dal giornalista Rai Stefano Mensurati, interverranno Francesco Bigazzi, autore del saggio “Il primo Gulag: le isole Solovki” e Dario Fertilio, scrittore e giornalista del Corriere della Sera. Nel corso della presentazione, Nando Rabaglia leggerà alcuni passi del Diario. L’evento sarà impreziosito dalla proiezione – per la prima volta in Italia – di due filmati d’epoca sugli italiani nei Gulag.

Pietro Amani, che vive alla porte di Piacenza città, era un fante dell’82° Reggimento Fanteria, Divisione Torino (la famosa Taurinense). Fu catturato il giorno di Natale del 1942 e liberato – dopo cammini nella neve a non finire e lavori forzati – nel settembre del ’45. Il viaggio di ritorno a casa durò circa tre mesi (in treno, via Berlino, Francoforte e Brennero); nel tratto italiano il prigioniero fu assistito dalla Croce Rossa di Piacenza. Nel Diario, Amani parla di alcuni compagni di prigionia: tra gli altri, il “ten. Girometta” di Castelsangiovanni, Lodovico Botti di Piacenza, Alfredo Trabucchi di Pontedellolio.

Il 96enne piacentino è l’unico sopravvissuto degli italiani dell’Armir fatti prigionieri in Russia e internati nel campo di concentramento di Karaganda (oggi nel Kazakistan). Un gulag vasto come la Lombardia e il Piemonte messi insieme. Gli internati vivevano in baracche di venti metri quadri in cui dovevano stare fino in venti, dormendo a turno sedute per terra o ammucchiate sui letti. Nel gulag, tra il 1931 e il 1960, passarono circa due milioni di prigionieri di 40 diverse nazionalità e si calcola che ben 500mila siano morti in prigionia. A Karaganda finirono circa 20mila militari italiani catturati dall’Armata Rossa durante la disastrosa ritirata. In Italia furono considerati dispersi, a parte le poche centinaia di fortunati che riuscirono a tornare miracolosamente a casa, come il nostro Pietro Amani, che a distanza di settant’anni sarà a Palazzo Galli, eccezionale testimone di una tragedia sconosciuta e da alcuni dimenticata.

L’ingresso all’evento è libero, con precedenza a chi si prenota ([email protected] – tf. 0523/542357). Ai prenotati sarà fatta consegna della pubblicazione.

 

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