“Camminando per Piacenza”, una guida per scoprire la nostra città

Presentata al PalabancaEventi l’edizione aggiornata dell’agile guida turistica realizzata dalla Banca di Piacenza come ulteriore segno di attenzione al territorio d’insediamento

Nuova edizione (la V) di “Camminando per Piacenza”, la guida tascabile, agile e pratica da consultare, realizzata dalla Banca di Piacenza come ulteriore segno di attenzione al proprio territorio d’insediamento, per accompagnare il turista tra le vie dell’antico nucleo cittadino racchiuso dalle mura cinquecentesche. La pubblicazione è stata presentata questa sera al PalabancaEventi (in Sala Panini, con le sale Verdi e Casaroli videocollegate) nell’ambito della manifestazioni collaterali alla mostra “La Piacenza che era”, in corso, con ottimi risultati, fino al 16 gennaio (salvo proroghe).

Dopo il saluto introduttivo del vicedirettore generale della Banca Pietro Boselli, Laura Bonfanti – curatrice della rassegna di quadri e fotografie che rappresentano scorci della città che non ci sono più, che si è occupata dell’aggiornamento di testi e fotografie della guida, la cui prima edizione risale al 1991 – ha illustrato gli itinerari cittadini proposti da “Camminando per Piacenza” («dove si incontrano chiese, piazze, pregevoli monumenti e bellissimi palazzi»): 14 percorsi che offrono la possibilità di scoprire alcuni degli angoli più suggestivi del centro storico che nel tempo, come testimonia la mostra in corso nel già Palazzo Galli, sono stati oggetto di modifiche architettoniche che ne hanno cambiato radicalmente il volto. L’itinerario parte e si conclude in Piazza Cavalli e «permette – ha sottolineato la dott. Bonfanti – di conoscere meglio la città, luogo di antiche origini dotato di pregevoli testimonianze artistiche, storiche e monumentali».

Al termine della conferenza, ai numerosi intervenuti è stata distribuita copia della pubblicazione.

Prossimo appuntamento con le manifestazioni collaterali alla mostra, venerdì 14 gennaio (Sala Panini, ore 18), con “La Piazza Grande ne La Piacenza che era”, conversazione di Giorgio Eremo.

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