Caso Bibbiano: secondo il piacentino Limonta “L’organismo è sano nonostante alcuni raffreddori”

Il coordinatore del gruppo di lavoro della giunta, lo psichiatra Giuliano Limonta punta su servizi più omogenei, formazione ed esperti giuridici. Allontanamenti in emergenza gestiti solo da personale esperto. Le opposizioni criticano e dicono: "Mancano le risposte che cercavamo su Bibbiano"

«L’organismo dell’Emilia-Romagna è sano nonostante alcuni raffreddori». Lo ha affermato lo psichiatra piacentino Giuliano Limonta, coordinatore della commissione tecnica regionale sui minori, voluta dalla giunta Bonaccini dopo i fatti di Bibbiano.

Limonta, nei giorni scorsi, è stato ascoltato dalla seconda commissione regionale sul sistema degli affidi, quella istituita dell’assemblea legislativa.

Sui fatti di Bibbiano Limonta ha spiegato che pur aspettando gli esiti delle indagini giudiziarie, «risultano estranei e incompatibili con l’attuale impianto normativo vigente».

Limonta, milanese di nascita (05/07/1950) e laureto in medicina nel capoluogo lombardo con il massimo dei voti, si è poi specializzato in psichiatria presso l’Università degli Studi di Pavia nel 1981.  Lavora a Piacenza dal 1979 ed è attualmente Direttore del Dipartimento di Salute Mentale e delle Dipendenze Patologiche dell’Azienda U.S.L. di Piacenza nonché dell’Unita Operativa Aziendale di Neuropsichiatria Infanzia e Adolescenza dell’Azienda U.S.L. di Piacenza.

Limonta l’altro giorno in commissione ha affermato che bisogna però apportare alcune modifiche all’attuale sistema. In particolare bisogna  «migliorare l’omogeneità di intervento della rete che gestisce il sistema della tutela minorile, sostenere i professionisti e le famiglie affidatarie (anche attraverso la formazione), promuovere la figura dell’esperto giuridico e, infine, incoraggiare un autocontrollo sistematico che consenta di rilevare eventuali scostamenti degli standard».

Sulle criticità del sistema il presidente della commissione tecnica ha parlato di rischi di disequilibri nell’intervento valutativo e negli obiettivi di cura, tutela e protezione, di percorso giudiziario condizionante e di carenze nella fase della valutazione delle situazioni relazionali traumatiche. Sui punti di forza ha invece riferito della capillarità dei servizi su tutto il territorio regionale, della qualità dei professionisti attivi nel sistema e dell’estensione della rete delle famiglie affidatarie.

Molto polemico nei confronti di come si stanno svolgendo i lavori della commissione un altro piacentino, il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Giancarlo Tagliaferri secondo cui «Alla farsa non c’è mai fine, avremmo dovuto leggere la documentazione prima della seduta per poter entrare nel merito».

Poi Tagliaferri si è concentrato sui dati degli affidi e sul tema dei controlli: «Sono stati effettuati i monitoraggi previsti, anche sulla formazione? Sono emerse criticità?».

Mila Ferri della giunta ha risposto portando i dati della Val d’Enza («sono 47 i minori in affido, di cui 17 in affidamento giudiziale a tempo pieno») e confermando che i controlli ci sono stati e hanno avuto risultati omogenei sul territorio regionale. «Riguardo al Piano territoriale socio-sanitario c’è invece disomogeneità- ha spiegato Ferri- e per questo una delle nostre proposte è quella di legare le risorse regionali a un percorso qualità. In sostanza si darà priorità nei finanziamenti a chi seguirà certi requisiti».

Ma Tagliaferri non è stato l’unico a criticare i lavori della commissione. Anche secondo Gian Luca Sassi (Misto) l’impossibilità di aver potuto leggere la relazione avrebbe reso l’audizione “superficiale”: «Condivido il focus sulla disomogeneità organizzativa dei servizi, che sono a macchia di leopardo, ma forse serviva più attenzione all’area giuridica che ha evidenziato forti carenze come, ad esempio, la mancanza di un reale contraddittorio». Il consigliere ha auspicato che dalla commissione tecnica regionale possano arrivare suggerimenti utili a livello regionale e nazionale, soprattutto in materia di controlli.

«Ci siamo concentrati sull’area socio-sanitaria per motivi di tempo e di priorità- ha replicato Limonta- e ho constatato con piacere, invece, che la vostra attenzione sia stata rivolta in maniera puntuale a un’analisi legislativa e giuridica».

Critico anche Gabriele Delmonte (Lega): «Non potendo leggere la relazione ci basiamo su scarni titoli e dichiarazioni di intenti, spero che siate entrati più nel merito perché da una commissione tecnica avrei voluto leggere risposte concrete, soluzioni specifiche e procedure, spiegazioni sul perché si sono verificati i fatti della Val d’Enza. Invece mi si dice ciò che emerso dall’inchiesta è stato solo ‘un raffreddore’, un’espressione allucinante».

Andrea Bertani (M5s) si è concentrato sul ruolo delle equipe territoriali e dei servizi sociali: «Abbiamo visto che i servizi hanno molto potere e grandi responsabilità, spesso non adeguatamente riequilibrate. Qual è il vostro suggerimento? La dotazione professionale dei servizi è sufficiente?».

I tecnici di giunta hanno risposto che il personale sul territorio andrebbe fortemente potenziato, anche in relazione a un notevole aumento dell’utenza. E sulle responsabilità degli assistenti sociali Limonta ha aggiunto: «Sull’allontanamento in emergenza la proposta è che, nel percorso di qualità, questo venga seguito solo da operatori con esperienza e competenza specifica, non da assistenti sociali di prima nomina e senza requisiti».

Anche Michele Facci (Fdi) ha parlato di “perplessità su questa relazione”. Per poter dire, ha rimarcato il consigliere, «che il corpo è sano avremmo dovuto avere più dati, avremmo dovuto valutare il lavoro dei servizi, partendo dagli esiti degli interventi”. Non abbiamo, ha poi aggiunto sul tema degli affidi, “nemmeno i dati sulle tipologie di collocamento e sui rientri dei minori in famiglia”. Senza questi dati, ha concluso, “non possiamo dire che il corpo è sano».

Per Fabio Callori (Fdi) «il compito della commissione tecnica era quello di capire le anomalie del sistema, partendo da Bibbiano, e correggerle». Evidentemente, ha rimarcato, «non c’era la volontà di arrivare all’effettivo obiettivo, il compito è incompleto».

Sulla stessa linea Massimiliano Pompignoli (Lega), che ha contestato le risultanze del lavoro della commissione tecnica: «Non abbiamo chiesto se i dati regionali sono in linea con la media italiana, vogliamo invece sapere se gli affidi della Val d’Enza sono regolari e legittimi». Relazione, ha concluso, “non completa e non esaustiva”.

Secondo Paolo Calvano (Pd) i suggerimenti forniti dalla commissione tecnica saranno utili ai lavori della politica e della commissione d’inchiesta perché «sottolinea ad esempio temi come la prevenzione del disagio genitoriale, aspetto su cui il pubblico deve essere assolutamente presente». Priorità del pubblico, per il consigliere dem, deve essere anche il sostegno alle famiglie affidatarie (“non sono luoghi dove scaricare il barile, ma dove risolvere i problemi”) e il potenziamento del personale dei servizi sociali.

La relazione di Limonta ha suscitato numerose altre reazioni nel centrodestra fra cui quella del deputato bolognese di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami che, in un’intervista al quotidiano La Verità, definisce la relazione «una banalizzazione intollerabile ed allucinante. Da questa commissione non ci aspettavamo nulla». Nella relazione, continua Bignami «non si cita mai l’Aghinolfi. Non si citano mai i finanziamenti elargiti. Le commissioni muovono delle critiche lievi, cercando però di salvare il sisema. Nessuno vuole strumentalizzare questa tragedia – afferma il parlamentare – ma di certo Bibbiano è un’ombra pesantissima sui servizi sociali della Val D’Enza e sulla Regione Emiia Romagna».

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