Cives approfondisce il “Far Web” con Matteo Grandi

"Serve un'educazione digitale"

Matteo Grandi presenta il lato oscuro dei social con
Matteo Grandi, giornalista e scrittore

Appuntamento ricco di spunti quello consumatosi ieri a Cives con Matteo Grandi, giornalista nelle librerie attualmente con “Far Web – Odio, bufale e bullismo. Il lato oscuro dei social” (Rizzoli, 2017).

Le leggi per la rete non servono assolutamente a nulla – esordisce – per il semplice motivo che gli illeciti sono tali sia dentro che fuori il web. In rete tendiamo a dare il peggio di noi stessi, in quella che crediamo essere una zona franca, sospesa dalla legalità. Uno dei maggiori problemi che si riscontrano negli utenti è proprio la mancanza di cognizione dello strumento che si sta utilizzando, serve in questo una educazione digitale”. Il giornalista prende come esempio il caso dell’intervista telefonica che Selvaggia Lucarelli fece a una sua hater, che su Twitter l’aveva coperta di ingiurie pesanti. “Una leonessa da tastiera trasformata in agnellino nel giro di pochi istanti”.

Esistono inoltre pagine su Facebook che hanno come topic le donne e gli handicappati come fonte di scherno. “In alcuni gruppi chiusi ci sono maschi che condividono foto di donne prese in momenti della loro giornata (a loro insaputa) e gli altri componenti del gruppo sono invitati a commentare, dando sfogo al peggio delle proprie pulsioni sessuali. Il problema non è social, è sociale”.

Ovviamente il web ha amplificato in modo esponenziale determinate emozioni, sia positive che negative. “Il web ha dato bocca a legioni di imbecilli”, sosteneva Umberto Eco. “Tutto quello che una volta dicevamo al bar, per esempio, nasceva e finiva tra quelle mura. Ora attraverso la rete viene condiviso e diviene virale. In questo modo frasi e comportamenti inadatti trovino addirittura legittimazione”.

Le Fake News sono un esempio di come arrivare alla “pancia” delle persone, ai loro sentimenti, per ottenerne infine un ricavo economico. “Chi crea siti ad hoc lo fa per quello, conosce la grammatica di una notizia e ne crea una fasulla che colpisce, per raggiungere più clic, più traffico, più pubblicità e quindi maggiori ricavi. Cercare di dare loro meno pubblicità può essere un modo per combattere le notizie false, che comunque nella storia sono sempre esistite e sempre esisteranno”. Si annidano talvolta anche nelle fonti, nei giornali più accreditati. Tre piccoli esempi:

La storia fasulla di Frida Sofia, una bambina rimasta sepolta sotto una scuola di Città del Messico dopo un violento terremoto. La bimba non esisteva  

Elenco degli oggetti ritrovati dopo un concerto di Vasco a Modena Park. Elenco completamente inventato 

La storia della sposa bambina in Veneto, anche questa dimostratasi falsa 

“Per essere persone informate – conclude Grandi – dobbiamo trasformarci in utenti attivi, non passivi. In passato le notizie che si apprendevano dai giornali o in televisione erano vere, oggi c’è sempre bisogno di una verifica”. Questa è l’unica notizia certa.

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