“Code all’Agenzia delle Entrate? Non siamo noi cittadini a dover essere bacchettati”

Una nostra lettrice segnala come gli uffici fiscali siano aperti solo un giorno alla settimana e per poche ore. Una scelta che inevitabilmente crea assembramenti

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di una nostra lettrice che ci ha scritto a proposito delle code all’esterno dell’Agenzia delle Entrate.

«Gentile direttore come tante altre persone ieri mi sono recata presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate per effettuare alcune pratiche che non potevo portare a termine da sola, attraverso il portale online. C’era effettivamente tanta, tantissima gente in attesa. Del resto è comprensibile che sia così dopo il lock-down.  Abbiamo rimandato le cose per mesi ed ora che possiamo uscire cerchiamo di recuperare l’arretrato. E’ vero –  come è stato scritto – che la fila non era ordinata. Però la colpa non è dei cittadini ma delle autorità che avrebbero dovuto predisporre i necessari accorgimenti per mantenere il distanziamento anche all’esterno. Lo si fa per i banchi del mercato … possibile che non lo possa pensare e prevedere per un importante ufficio pubblico.

In ogni caso io, davanti alla fila ho deciso di lasciar perdere e di ritornare. Questa mattina mi sono presentata, presto presto, davanti all’ufficio (dopo aver guardato gli orari di apertura sul sito che davano gli uffici aperti).

Invece, con mio grande stupore ho trovato un cartello che avvisava come gli uffici, per tutto il mese di maggio, saranno aperti solo il martedì dalle 8,45 alle 12,45 (vi allego la foto). Avevo letto sul vostro giornale che molti operatori dell’Agenzia si sono ammalati di Coronavirus e come lavoratrice sono solidale con loro.

Possibile che la dirigenza dell’Agenzia stessa non abbia saputo in due mesi mettere a punto un piano per proteggere i propri lavoratori con barriere parafiato  ed altri DPI ed organizzando turni che non contemplino un’unica giornata di apertura? Se poi si formano le code fuori dall’ufficio il sindaco o le autorità non se la prendano con noi cittadini ma con chi gestisce la cosa pubblica in questo modo. L’impressione è che lo Stato sia bravo a fare la predica agli altri ma molto meno ad agire in prima persona!».

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