Colla e Barbieri su chiusura Tnt Fedex a Piacenza: “Decisione unitaterale che stride con gli accordi regionali”

Così durante la riunione in prefettura assessore regionale e sindaco hanno stigmatizzato il comportamento della multinazionale. Le reazioni di USB e di Cigil, Cisl e Uil

L’improvvisa chiusura della sede piacentina di Tnt-Fedex è approdata questa mattina in prefettura dove si sono tenuti incontri con i sindacati  CGIL CISL UGL ed USB, nonché ad un successivo tavolo separato, con il sindacato SI.COBAS.

Vi hanno partecipato l’Assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla, il Sindaco/Presidente della Provincia di Piacenza Patrizia Barbieri ed anche i rappresentanti della aziende TNT FEDEX, LINTEL ed ALBA oltre ad un rappresentante dell’ITL ed il Vice Questore Vicario.

La TNT ha spiegato il piano della multinazionale, che complessivamente prevede investimenti ed assunzioni dirette di circa 800 lavoratori addetti al servizio di smistamento dei pacchi in vari hub del territorio nazionale, precisando che vi sarà un aumento degli investimenti nel network italiano e preannunciando l’apertura di un ulteriore sito in provincia di Novara nei prossimi mesi. L’azienda ha sostenuto che la rimodulazione si è basata su alcuni elementi oggettivi (calo dei volumi verso i clienti business e crescente instabilità del network stesso).

Tnt ha sostenuto che in tale contesto riorganizzativo l’hub di Piacenza non svolgerà più per TNT un ruolo centrale nelle attività distributive: le attività di smistamento pacchi svolte presso questa struttura sono cessate quindi domenica scorsa, a seguito della chiusura del contratto di appalto che era operativo.

L’impatto occupazionale, come riferito da Alba s.r.l., che fornisce la manodopera a TNT, riguarda nell’immediato circa 280 lavoratori, per i quali la stessa Alba ha assicurato la massima disponibilità ad un confronto con le organizzazioni sindacali, per individuare le soluzioni migliori per i lavoratori con l’utilizzo degli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa vigente, anche in considerazione del cd. blocco dei licenziamenti.

L’Assessore regionale allo sviluppo economico Colla e il Sindaco e Presidente della Provincia di Piacenza  Barbieri hanno stigmatizzato il comportamento della FEDEX TNT che, con decisione unilaterale e con un preavviso di sole 24 ore, lascia il sito di Piacenza non ritenendolo più strategico. «Tale decisione stride con gli accordi assunti a livello regionale con il Patto sul lavoro e con le scelte di governance della Regione Emilia Romagna.

FEDEX TNT infatti non ha ritenuto di attivare alcun preventivo percorso di valutazione per la ricerca di soluzioni connesse ad eventuali aspetti di tipo gestionale o produttivo».

E’ stato pertanto chiesta la disponibilità ad un “tavolo di affidamento”.

La massima coesione sul punto è espressa dalle Istituzioni presenti, mentre il Prefetto «ricorda che nessun rapporto possa essere surrettiziamente proposto fra le decisioni aziendali e la vicenda giudiziaria che vede coinvolti leader dei SI.COBAS, indagati per fatti che esulano dall’esercizio costituzionalmente garantito dell’attività sindacale».

«Al termine di ampia discussione si legge nel comunicato della prefettura – si è convenuto di approfondire ulteriormente la tematica, anche valutando il coinvolgimento di Enti, in ragione del ruolo del gruppo nel Paese, esprimendo forte preoccupazione per l’impatto che tale decisione potrebbe avere sui 280 lavoratori interessati e sulle loro famiglie».

USB: la TNT risponde allo sciopero con la serrata. Se il facchino protesta il padrone chiude il magazzino.

Dura la reazione de sindacato USB Lavoro privato settore logistica.
«Le dichiarazioni della TNT circa l’inaffidabilita’ e la “non centralità” del magazzino piacentino nelle strategie industriali della multinazionale olandese – scrivono – hanno tutto il sapore di una ritorsione e di una intimidazione nei confronti dei lavoratori che hanno osato scioperare.
È questa la convinzione che USB ha rappresentato alla Prefettura di Piacenza nell’incontro tenutosi per discutere del destino di 280 facchini (che con i nuclei famigliari assommano a circa 1.000 persone) che FedEx/TNT vuol buttare in mezzo ad una strada.
La multinazionale della logistica afferma di voler consolidare la propria presenza sul territorio nazionale andando ad aprire nuovi magazzini o potenziandone altri penalizzando però una provincia come Piacenza che nella logistica ha una collocazione geografica di assoluta importanza.
Il magazzino piacentino non solo ha una posizione baricentrica rispetto le rotte di movimentazione delle merci, ma ha pure dotazioni, quali il “sorter” e le rulliere che sono in grado di smistare oltre 200.000 (duecentomila) colli al giorno.
La scelta di chiudere l’impianto prevedendo per i lavoratori la cassa integrazione risulta pertanto strumentale ed artificiosa, tutta indirizzata ad utilizzare lo spauracchio dei licenziamenti per poter affermare un dominio autoritario sui lavoratori ed annichilire qualunque loro richiesta di miglioramento delle condizioni di lavoro e sicurezza.
USB richiede con fermezza che si ripristini un terreno di confronto serio e veritiero, che il magazzino riapra immediatamente.
Nella pandemia la logistica è l’unico settore che ha avuto un incremento a due cifre (+30%); i lauti profitti dei providers devono avere una ricaduta anche sui lavoratori che li hanno prodotti anziché essere accaparrati e gelosamente conservati col ricatto e le intimidazioni.
In questo quadro le istituzioni territoriali, regionali e nazionali non possono accettare senza reagire l’arroganza di Fedex-TNT.
USB chiederà l’apertura di un tavolo di crisi al MISE per garantire stabilità occupazionale».

Cgil, Cisl e Uil: “Scelta gravissima, immotivata e inaccettabile da parte dell’azienda»

«E’ una scelta gravissima, immotivata e inaccettabile da parte dell’azienda”. Così i segretari di Filt Cgil e Fit Cisl di Piacenza, Floriano Zorzella e Salvatore Buono, a fine incontro in Prefettura a Piacenza, oggi 30 marzo, dove il gruppo Fed-Ex Tnt ha comunicato per la prima volta a parti sociali e istituzioni la volontà di chiusura dello stabilimento di Piacenza.
«Cosa è cambiato nell’ultimo mese?» – si chiedono Cgil e Cisl, e ricordano: «Ci fu un primo incontro il 25 gennaio in Confindustria a Roma e lì l’azienda comunicò che erano 200 gli esuberi in Italia ed esclusivamente nei settori vendite, finanze, assistenza clienti, IT, HR e marketing escludendo quindi un depauperamento occupazionale in produzione ed e-commerce, quindi a Piacenza. Non solo, anche in un incontro di fronte al rappresentante del Governo Italiano, il Prefetto, di fronte a parti sociali e istituzioni l’azienda a febbraio aveva ribadito che nessun posto di lavoro si sarebbe perso a Piacenza ed oggi, invece, comunica una scelta immotivata e inaccettabile. L’azienda ha l’obbligo sociale, morale e sindacale di spiegare la scelta e rispondere alla domanda: perché vuole ridimensionare il sito piacentino? Cosa è successo nell’ultimo mese che ha fatto fare marcia indietro all’azienda in modo così repentino?» chiedono, ancora, i sindacalisti.

«In questa Regione – ricordano – è stato firmato da parti sociali e istituzioni il Patto per il Lavoro, in cui si dice che non si chiudono le aziende così, dalla sera alla mattina. Per questo chiediamo un ulteriore coinvolgimento dei livelli istituzionali, a partire dalla Regione Emilia-Romagna, per far cambiare idea all’azienda. In caso contrario – concludono – se l’azienda mantenesse questa posizione valuteremo tutte le iniziative possibili a tutela dei lavoratori, del territorio e del sindacato». 

 

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