Con Alberto Ferrando pediatra e blogger parliamo dei rischi dell’omeopatia

Con Alberto Ferrando pediatra parliamo dei rischi dell'omeopatia

Non scrive di moda, non posta foto di vestiti vaporosi su Instagram eppure il dottor Alberto Ferrando è un blogger fra i più seguiti in Italia, almeno nel suo settore, quello della pediatria e vanta parecchie “mamme follower” anche a Piacenza. Un successo che si spiega forse grazie alla sua principale dote, quella di saper comunicare con semplicità e chiarezza argomenti di solito appannaggio solo dei camici bianchi. Attraverso l’uso di battute ed aneddoti riesce a tranquillizzare le neo-mamme, impresa che – a detta di molti colleghi – ha del miracoloso. Genovese, ha lavorato al Gaslini ed all’Università degli studi di Genova oltre ad anni ed anni di ambulatorio. Un’esperienza condensata in tre libri di successo e testimoniata da varie collaborazioni con quotidiani ed apparizioni televisive.

Ci è sembrato dunque la persona più adatta con cui fare due chiacchiere su un tema di triste attualità, quello di Francesco, il bambino di sette anni, morto ad Ancona a causa di una otite bilaterale, curata solo con l’omeopatia.

Dottor Ferrando, visto quello che è successo, dobbiamo considerare l’omeopatia come qualcosa di pericoloso? Ma soprattutto serve o non serve?

Diciamo subito che l’omeopatia non è stata la causa della sua morte. Una volta somministrata l’omeopatia, davanti al mancato miglioramento del piccolo, bisognava intervenire con una medicina di dimostrata efficacia, cioè l’antibiotico. L’omeopatia in sé non causa danni ma allo stesso tempo non dà sostanziali vantaggi.

Quale avrebbe dovuto essere l’atteggiamento corretto da parte del medico omeopata che lo aveva in cura?

Le linee guide internazionali dicono che se un bambino ha un’otite non grave, sta abbastanza bene, non ha fattori di rischio, non ha immunodeficienze, ha un’età fa uno o due anni, bisogna attuare una vigile attesa per  24/48/72 ore e nel frattempo si somministra solo terapia antidolorifica quindi paracetamolo (tachipirina) o ibuprofene. Si è visto che in percentuale variabile fra il 50% ed il 75% i bambini guariscono anche senza antibiotici. Se invece il bambino peggiora, si passa all’antibiotico.

Quindi uno può anche fare la terapia omeopatica per 48 o 72 ore ma … quindici giorni, come nel caso di Ancona, mi sembrano un po’ tantini.

Sotto indagine ora sono finiti anche i genitori. In cosa, secondo lei, hanno sbagliato. In fondo lo avevano affidato ad un medico che già in passato aveva curato otiti del piccolo con l’omeopatia.

E’ giusto che i genitori si affidino al medico ed abbiano con lui rapporto di fiducia, ma se io genitore vedo che mio figlio non migliora, ho qualche dubbio, l’unica cosa di cui non mi devo preoccupare è che il medico si offenda quindi, magari, mi adopero per avere un secondo parere. In questo caso poi sembra che il pediatra del bambino non fosse nemmeno mai stato sentito.

Ci aiuti a capire. L’omeopatia è una cura medica? Ha basi scientifiche?

Bisogna tornare al 2002 quando l’Ordine dei medici ha dichiarato che alcune medicine alternative o non convenzionali come l’omeopatia, l’omotossicologia, l’antroposofia, l’agopuntura ed altre sono parte dell’atto medico, quindi di fatto riconoscendole.

La verità è che se dobbiamo addentrarci nella discussione sulle basi scientifiche dell’omeopatia non ne usciremo mai.  Mentre una medicina tradizionale viene testata secondo precisi protocolli prima in laboratorio, poi sugli animali ed infine sull’uomo con l’omeopatia non si possono fare questi studi perché si basa sulla risposta della singola persona e non si possono trovare gruppi omogenei da confrontare. Non essendo possibile avere una dimostrazione scientifica … entriamo nel campo delle opinioni.

Qualcuno direbbe che è una questione di fede, di volerci credere a tutti i costi

Lo diceva già, prima del 900, sir Edward Osler “La differenza principale fra l’uomo e l’animale è che l’uomo ha la necessità di assumere dei farmaci”.  La verità è proprio che la gente ha bisogno di farsi prescrivere dei farmaci. Io, in studio, provo a fare la “niente terapia” ma provare a dare niente è difficile, i pazienti non sono soddisfatti.

Ho dei colleghi che prescrivono anche l’omeopatia partendo dal presupposto che comunque male non fa. Ma questo non è del tutto vero. Secondo me vanno evitati in un senso ed in un altro gli estremi, gli “ismi”. Altrimenti è come un tiro alla fune. Se io tiro, alla fine, quello di là la tira più forte e non si arriva alla soluzione ma alla sconfitta di uno o dell’altro.

Il Corriere della Sera ha intervistato Christian Boiron, direttore generale dell’omonimo gruppo, leader del settore omeopatico con un fatturato di 610 milioni di euro e quasi quattromila dipendenti. Boiron ha sostanzialmente ammesso di aver curato i suoi figli con antibiotici ed in qualche modo parlato di omeopatia complementare rispetto alla medicina tradizionale, non più ad essa contrapposta come in passato.   

Boiron è furbo, molto più di tutti noi. Virare da medicina alternativa a medicina complementare è un cambio di rotta mica da poco e certamente efficacie dal punto di vista del marketing. All’inizio si diceva o ti curi con l’omeopatia o con la medicina tradizionale allopatica. Questa nuova visione complementare è molto più comoda. Su 100 persone 10 hanno bisogno di farmaci veri. L’omeopatia la dai ad 80, 90 persone. C’è una fetta di non patologia ma ad esempio di bambini che hanno bisogno di un ricostituente, di superare la fase di dentizione. Per tutti loro … si inventa la cura giusta … magari appunto il preparato omeopatico.

Mi viene in mente una frase geniale risalente ad una trentina di anni fa e pronunciata da un ricercatore: non vedo l’ora di inventare un farmaco per le persone sane, così da dare farmaci a tutti!

La cosa grave è che paradossalmente rischiamo di avere farmaci poco efficaci. In pediatria è da 30 o 40 anni che non esce un nuovo antibiotico. Perché la sperimentazione ha dei costi enormi e non tutti riescono ad arrivare alla fase di test finale. Vendere ricostituenti, balsamici, cremine, cosmetici, omeopatia … costa poco. Non devi neanche metterci il bugiardino delle istruzioni. A volte ho quasi l’impressione di essere di nuovo nel far west, con l’imbonitore che arriva, sale sul palco con la bottiglietta miracolosa, valida contro tutti i mali.

Non ci sembra aver molta fiducia nelle cure naturali, alternative appunto. Eppure sono così di moda …

Nascono tanti negozi naturali: naturale è bello! Li manderei tutti in viaggio in mutande in Amazonia e vediamo quanto è bella la natura. Non è solo l’omeopatia. Adesso è di moda – ad esempio – la fitoterapia,  le erbe. Ricordiamoci che le erbe svolgono davvero delle azioni curative e sono state alla base della medicina per tanti secoli. Quindi bisogna stare attenti, farne un uso consapevole, meglio se affiancati dal proprio medico.

Quindi possono essere anche pericolose?

Le rispondo con un aneddoto. Ho avuto una mamma con un figlio, soggetto a continue coliche. La signora aveva già cambiato vari tipi di latte ma senza successo. Un giorno arriva in ambulatorio e mi dice “dottore ho risolto. La mia vicina mi ha dato una sostanza naturale. Gli ho dato queste goccine di tiglio. Il bambino … guardi, da allora  dorme pacifico e tranquillo”.

A questo punto ero davvero interessato e le chiesi di portarmi il prodotto per capire meglio di cosa si trattasse. Beh … era un estratto alcoolico di tiglio. Quindi il bambino … passava da una ciuca all’altra.

Ci credo che stava tranquillo, povero ninin. Appena piangeva si faceva un goccetto!!!

Carlandrea Triscornia

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Carlandrea Triscornia
Giornalista professionista si è laureato in giurisprudenza presso l’Università di Bologna. Ha inoltre ottenuto il Diploma in Legal Studies presso la Cardiff Law School - Università del Galles (UK). Ha iniziato la sua carriera come collaboratore del quotidiano di Piacenza Libertà. Dopo un corso di giornalismo radiotelevisivo ha svolto uno stage presso l’emittente Telereggio divenendone prima collaboratore e poi redattore. Successivamente ha accettato l’incarico di direttore generale e direttore editoriale di Telecittà emittente regionale ligure, dove ha lavorato per tre anni. E’stato quindi chiamato dalla genovese Videopiù ad assumere il ruolo di responsabile delle sedi regionali di SkyTG24 affidate in outsourcing alla stessa società. Trascorsi cinque anni è rientrato nella nativa Piacenza avviando una attività imprenditoriale che lo vede tuttora impegnato. Ha fondato PiacenzaOnline, quotidiano di Piacenza di cui è direttore responsabile. Ha collaborato con l’Espresso e con Avvenire oltre che con Telemontecarlo - TMC News come corrispondente dall’Emilia ed ha lavorato come redattore presso Dodici-Teleducato Parma. Appassionato di Internet e di nuove tecnologie parla correntemente inglese. Sposato, ha due figli.

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