Concorso scuola Stem: il caos continua anche con gli orali

Uffici scolastici regionali che si muovono in maniera diversa l’uno dall’altro, prove di laboratorio estratte all’ultimo secondo, regole poco chiare. Un concorso nato male e che prosegue peggio  

«Che fretta c’era … maledetto ministero …». Viene quasi istintivo riadattare la canzone di Loretta Goggi alla situazione che si sta creando in tutta Italia con il concorso STEM per la scuola.

Davanti alla cronica mancanza di insegnanti il ministero – allora guidato dall’Azzolina – nell’estate 2020, anziché imboccare strade diverse e possibili (come stabilizzare i precari della scuola) aveva lanciato un concorso ordinario. Il tutto fu rimandato causa Covid ed è nuovamente uscito dal cassetto a giugno, riservato però solo ad aspiranti docenti di matematica, fisica ed informatica (per le superiori) e di matematica e scienze (per le medie). Concorso condito da convocazioni last minute e scarsissimo tempo per prepararsi.

Nelle scorse settimane si è svolta una prova selettiva “multiple choices computer based” una batteria di 50 domande a scelta multipla “somministrate” ai candidati attraverso il computer. Per passare era necessario totalizzare almeno 70 punti.

Mancano ancora dati ufficiali ma media di promossi è stata bassissima nelle classi A026, A027, A041 e solo leggermente più alta nella classe A028 con l’assurda conseguenza che in certe materie ed in alcune regioni i candidati ammessi all’orale saranno meno rispetto ai posti disponibili a concorso.

Tra l’altro a tutti coloro che hanno superato l’esame scritto (il risultato si conosceva alla fine della procedura) non è stata rilasciata alcuna ricevuta che attesti il punteggio e devono solo sperare che i computer non giochino brutti scherzi (modalità alquanto discutibile).

Nel frattempo, come sempre avviene in Italia, alcuni fra i bocciati stanno affilando le armi e si preparano ad intasare i tribunali con ricorsi, arricchendo così i “maghi del genere”, lesti a pubblicizzarsi sui social, ad incassare parcelle ma spesso meno bravi a portare a casa risultati concreti.

I “fortunati” ammessi invece stanno sudando sette camicie per studiare e per prepararsi alla prova orale. Qui va in scena la seconda tranche di assurdità di questo concorso mal concepito e mal organizzato.

Se già per lo scritto gli aspiranti professori non sapevano esattamente quali domande avrebbero dovuto affrontare … per l’orale la “tragedia” rischia di trasformarsi in commedia … triste.

Leggendo le decine di leggi, decreti, circolari che regolano il concorso si scopre che l’orale è composto da due parti, un colloquio ed una prova pratica.

Con riguardo al colloquio non è chiaro al 100% se i candidati debbano preparare una lezione simulata oppure un’unità didattica (simili a non identiche) ma tutto sommato non ci sono enormi incertezze. Questo “confronto” con la commissione durerà 45 minuti e si baserà su un argomento estratto a sorte il giorno precedente (costringendo i candidati a recarsi sul posto per assistere all’estrazione).

Il fumo diviene totale e tutto avvolge per quanto riguarda la prova pratica che dovrebbe durare tre ore e di cui nulla si sa con “matematica certezza” .

L’unico precedente similare risale al concorso del 2016. In quel caso anche per la prova pratica l’estrazione dell’argomento avvenne 24 ore prima della stessa.

In questo luglio 2021 invece sembra che ogni ufficio scolastico regionale si muova in maniera autonoma ed alcuni (come quello della Lombardia) rispondendo alle pressanti domande di chiarimento dei candidati hanno fatto sapere che l’estrazione avverrà 15 minuti prima dell’esperimento. Una scelta che parecchi esperti considerano assurda e potenzialmente pericolosa (anche rispetto alle normative di sicurezza sui luoghi di lavoro). Un laboratorio non è mai improvvisazione ma va preparato con cura, al pari di una lezione e forse di più. Tra l’altro sembrerebbe non esserci neppure omogeneità nelle scelte con alcuni USR orientati verso le 24 ore ed altri verso il quarto d’ora d’anticipo. Disparità inaccettabili a cui il Ministero dovrebbe porre rimedio finchè è in tempo per farlo.

Ed ancora: chi condurrà il laboratorio? Un commissario, tutti i candidati a turno o parte di essi? Dovrà essere redatta una relazione (che quindi trasformerebbe la prova da pratica in ulteriore scritto)? Come faranno le commissioni a gestire decine di prove da tre ore ciascuna?

Fa sorridere oltretutto che tutto questo avvenga in un paese, l’Italia, in cui il 90% delle scuole non ha laboratori di scienze funzionanti.

Visto che molti uffici regionali non hanno ancora pubblicato gli elenchi degli ammessi e dovendo passare almeno 20 giorni fra la comunicazione e l’esame … i colloqui si dovranno per forza tenere ad agosto: motivo per cui – a quanto pare – ci sono enormi difficoltà nel reperire commissari disponibili a sacrificare le proprie vacanze.

Non c’è insomma da stupirsi se i ragazzi italiani ottengono risultati scarsissimi ai test Invalsi. Con una scuola prigioniera di tortuose e confuse procedure burocratiche, in cui si privilegia la carta rispetto alla bontà dell’insegnamento, in cui si reclutano professori non testandoli sul campo ma attraverso test a crocette … c’è poco di diverso (e di buono) da attendersi.

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome