Confagricoltura Piacenza critica il “biologico per legge”

Si discute al Senato della legge sull’agricoltura biologica e biodinamica già approvata alla Camera. Confagricoltura Piacenza condivide e si è anche fatta promotrice della posizione sottoscritta da 213 esperti presentata al Senato il 9 gennaio scorso.

“Come Confagricoltura Piacenza non siamo di per sé contrari all’agricoltura biologica, che può avere le sue ragioni in aree poco produttive come quelle montane ove il ruolo di presidio del territorio ha una valenza – spiega Marco Casagrande direttore di Confagricoltura Piacenza, laureato in agraria e tra i sottoscrittori del documento – ma ci preme sottolineare che tale metodo non può diventare il modello produttivo di riferimento per l’agricoltura nazionale in quanto non adeguato per ragioni sia ambientali che economiche. E’ quindi sostanzialmente sbagliato l’assunto in base al quale la norma lo identifica come strategico. Tutta l’agricoltura italiana merita un piano strategico, soprattutto quella integrata, intensiva e produttiva che ha sviluppato tecnologie e competenze avanzate per ridurre l’impatto ambientale dei fattori produttivi garantendo rese inarrivabili con il metodo biologico e un impatto ambientale minore, per unità di prodotto, rispetto al metodo biologico medesimo”.

Confagricoltura Piacenza condivide e palude a quanto espresso dal Professor Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali piacentina, che pur ritenendo positivo che sia stato redatto un DDL specifico così ampio ed articolato, sottolinea come la definizione che si dà al regime biologico come  «un’attività di interesse nazionale con funzione sociale e ambientale, in quanto settore economico basato sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sullo sviluppo rurale, sulla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema, della biodiversità, che concorre alla tutela della salute e alla riduzione dell’intensità delle emissioni gas a effetto serra» sia appropriata per definire non solo l’agricoltura biologica, ma tutto il comparto agricolo, in particolare quello che opera rispettando i criteri della produzione integrata.

“Attribuire queste caratteristiche al biologico significa ammettere tra le righe che l’agricoltura convenzionale opera lontano da questi obiettivi, il che non è assolutamente vero” – rimarca Casagrande.

Le perplessità sul biologico si legano anzitutto alla sua scarsa produttività, con cali di resa in pieno campo che vanno dal 20 al 75% a seconda della coltura. La sostenibilità ecologica del biologico a livello di singole aziende agrarie è poi posta in seria discussione dal fatto che per approvvigionarsi degli elementi nutritivi di cui necessita dipende in modo massiccio dall’agricoltura convenzionale e cioè da animali nutriti con mangimi Ogm, foraggi e altre colture concimate con prodotti di sintesi e difese con fitofarmaci non ammessi in Biologico.

Va poi sottolineato che il biologico fa largo ricorso ai fitofarmaci, contrariamente a quanto il marketing martellante tende ad inculcare nei consumatori. In merito a tale questione sarebbe invece necessaria una corretta informazione circa il fatto che i fitofarmaci utilizzati in modo razionale sono una base insostituibile per l’agricoltura produttiva.

Sul piano ecologico, l’adozione generalizzata a livello mondiale del metodo bio porterebbe al raddoppio delle terre coltivate con danni enormi agli ecosistemi naturali e la carenza di azoto – per il rifiuto dei concimi di sintesi – porterebbe a immani carestie.   Il documento presentato al Senato è molto dettagliato e gode del sostegno di nomi noti nel panorama della ricerca scientifica. Dall’analisi emerge un disegno di legge ritenuto inadatto ad affrontare il tema dello sviluppo agricolo-alimentare del Paese, che limita la libertà d’insegnamento e di ricerca scientifica, promuovendo un tipo di agricoltura a discapito degli altri. Quello che poi proprio non è ammissibile è l’equiparazione, fatta un po’ tra le righe per primo articolo, del metodo biodinamico a quello biologico”.

Tra i curatori dell’analisi anche Michele Lodigiani, noto imprenditore agricolo piacentino, agronomo e georgofilo, nonché e past president di Confagricoltura Piacenza che era già sceso in campo con una posizione critica sull’agricoltura biodinamica. “Il metodo biodinamico – prosegue Casagrande – è una pratica che sconfina nell’esoterismo e nella stregoneria, è contrario all’innovazione e alimenta narrazioni lontane dalla realtà con conseguenze per i consumatori e la bilancia commerciale agroalimentare, oltre che per lo sviluppo progettuale in ambito biotecnologico agrario. Come ha ben detto la Senatrice Elena Cattaneo, Il ‘confronto’ tra scienza e antiscienza serve solo a legittimare la seconda a spese della prima. Nel complesso, auspichiamo una profonda revisione di questo disegno di legge che da buona parte della comunità scientifica oggi riceve una bocciatura su tutta la linea”.

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