Confagricoltura Piacenza: “il Consorzio Agrario deve restare di tutti”

Secondo l'associazione degli agricoltori "è difficile pensare che compensi milionari per le società di Consorzi Agrari d’Italia siano nell’interesse degli agricoltori"

La facciata del nuovo Palazzo dell’Agricoltura, realizzato durante la direzione Bertonazzi e inaugurato nel 1999 romanini

Un’associazione agricola nei giorni scorsi ha convocato una riunione per illustrare ai propri associati la bontà e la convenienza del progetto che vede l’adesione del Consorzio Agrario Terrepadane a Cai – Consorzi Agrari d’Italia s.p.a.

“Siamo preoccupati e francamente molto dubbiosi del fatto che le delibere per compensi milionari già stanziati per i vertici di Cai siano funzionali alle economie di scala che, ad avviso dell’altra associazione, il progetto permette di conseguire” è questo il primo commento da parte del presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini.

Ad oggi, il Consorzio Agrario Terrepadane è una preziosa, solida e storica realtà consortile legata al territorio piacentino. Lascia quantomeno perplessi l’iniziativa portata avanti da parte di un’unica associazione agricola che lancia un appello ai propri associati a sostenere un progetto che propone un tentativo di scippare il Consorzio all’agricoltura piacentina e all’intera economia di questa città. “Facciamo poi fatica a comprendere – prosegue Gasparini – come un progetto di efficientamento si sposi con un poco chiaro costrutto di scatole cinesi societarie in cui compaiono, tanto per citarne alcune, le stesse figure guida di Impresa Verde s.rl., la società LMG s.s., la Società AgriCorporateFinance s.r.l., B.F e la società Elfe; essendo quest’ ultima un’s.r.l. rappresentata da Federico Vecchioni che è anche amministratore delegato di B.F. Esistono dossier in cui vengono evidenziati chiaramente i compensi milionari per coloro che tanto caldeggiano l’adesione di ogni ulteriore Consorzio alla Newco. Ci chiediamo se siano queste le economie di scala di cui dovrebbero beneficiare gli aderenti e se le cifre siano rispettose di un mondo che tanto sta faticando a far quadrare i bilanci”. Sono diverse le aziende associate a Confagricoltura Piacenza che usufruiscono del supporto di consulenza agronomica e mangimistica erogato dal Consorzio Agrario Terrepadane, oltre ad acquistarne prodotti e mezzi. La realtà consortile, in sinergia con le aziende, realizza anche progetti di innovazione per la messa in campo di tecniche colturali e di gestione aziendale avanzate e sarebbe quanto meno opportuno che progetti che impattano sull’assetto del Consorzio venissero condivisi in ambito assembleare.

“Siamo orgogliosi di questa realtà e plaudiamo alle positive collaborazioni con le aziende, di cui molte associate a Confagricoltura – prosegue Gasparini –. È un’ulteriore riprova del fatto, se mai ce ne fosse bisogno, che il Consorzio non appartiene a una determinata organizzazione sindacale, né vi deve appartenere, perché è al servizio, da oltre 100 anni, delle imprese del territorio e dell’agricoltura piacentina”.

Sulle sorti della storica realtà consortile che già da qualche anno è convogliata in Terrepadane, Confagricoltura Piacenza torna a ribadire di scongiurare la possibilità di un nuovo riassetto che contempli una fusione in una compagine societaria più vasta. Ciò potrebbe minare la tenuta del profondo legame con il nostro territorio a cui garantisce assistenza, mezzi e servizi, ma da cui, anche, ricava un importante fatturato.

“L’agricoltura piacentina è una delle espressioni più avanzate dell’agricoltura moderna, con comparti che guidano l’agricoltura nazionale, come il pomodoro da industria, il lattiero caseario, altri che hanno un importante valore di pregio, come il vitivinicolo. Se il Consorzio oggi è quello che è – conclude Gasparrini – lo si deve anche a questo specifico tessuto imprenditoriale che ha sempre investito nello sviluppo di nuove tecnologie. È necessario che il know-how specifico della nostra provincia sia tutelato. Non va poi tralasciato che la ricchezza patrimoniale e immobiliare di Terrepadane è frutto del contributo di tutti gli agricoltori, è dunque legittimo che questi si chiedano cosa ne sarà di tutto il patrimonio costituito negli anni grazie ai soci piacentini e quale realtà intende efficientare il progetto di adesione a Cai, dato che è evidente che quella piacentina non ne ha bisogno”.

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