Confcommercio e Confesercenti: “No ad aperture fuori legge, ma la chiusura forzata non è più sostenibile”

Mentre in tutta Italia si organizzano le aperture "ribelli" di ristoratori e baristi con lo slogan "Io Apro" le due organizzazioni di categoria piacentine chiedono alle istituzioni di consentire alle imprese di lavorare

In tutta Italia, Piacenza compresa, alcuni esercenti si preparano alla sfida contro la chiusura forzata dei locali ed aderiscono all’iniziativa “Io Apro”.  Venerdì 15 gennaio i loro ristoranti e bar rimarranno aperti e serviranno gente ai tavoli rischiando ovviamente le multe e la sospensione temporanea delle licenze.

Su Telegram la protesta si organizza e i “ribelli” si scambiano informazioni su come comportarsi davanti all’eventuale arrivo delle forze dell’ordine. Nella nostra provincia al momento risultano essere pochi i ristoratori ed i baristi che hanno deciso di “forzare la mano”.

Le principali associazioni di categoria, Confcommercio e Confesercenti, esprimono la propria contrarietà a proteste “illegali”.

“La situazione attuale che continua a vedere la chiusura delle attività della ristorazione e dei pubblici esercizi senza prospettive di riaperture ma addirittura di ulteriori limitazioni ha portato all’esasperazione le imprese del settore dell’Emilia-Romagna e rischia di portare al fallimento decine d’imprese del settore con la perdita di centinaia di posti di lavoro.”

È la denuncia di Confcommercio e Confesercenti Piacenza che si unisce a quella posta in essere dalle rispettive Associazioni di Categoria a livello Regionale in vista del nuovo DPCM che dovrà fissare le nuove regole per la gestione della pandemia a partire da sabato.

“Le imprese, in modo molto responsabile – sottolinea il Presidente dell’Unione Commercianti Raffaele Chiappa riprendendo il testo della nostra regionale – hanno mantenuto un grande equilibrio, rispettando le regole e adeguando le loro attività alle diverse disposizioni, anche con investimenti di notevole entità. Questi sforzi non sono riconosciuti e si continua a guardare a questo settore come una delle cause principali della diffusione della pandemia pur in assenza di dati a conferma di questa tesi.”

Secondo le due associazioni, questo atteggiamento favorisce anche l’organizzazione di iniziative di dubbia efficacia e pericolose per le imprese, i lavoratori e la clientela ma che sono la manifestazione di un disagio e una situazione di difficoltà. Iniziative da cui le due associazioni si dissociano in modo netto in favore di un atteggiamento che rimane all’interno della legalità ma che rivendica con forza la necessità di dare risposte immediate “non è più possibile – conclude, infatti, Nicola Maserati Presidente di Confesercenti Piacenza rifacendosi alla nota – continuare a tener chiuse queste aziende. Occorre il coraggio di consentire loro di riaprire e riguadagnare dignità e prospettive, aggiornando eventualmente i protocolli vigenti ma trattando queste imprese come quelle degli altri settori economici”.

 

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