Confesercenti boccia il Decreto sostegni e lo valuta gravemente insufficiente per le imprese

L’associazione: "bene superamento ATECO, ma con allargamento della platea di beneficiari ancora più evidente la scarsità di risorse. Alle imprese familiari pochi spiccioli, serve un correttivo"

E’ forte delusione di Confesercenti davanti ai contenuti del DL Sostegni varato dal governo Draghi. I ristori (meno del 7% delle perdite 2020) vengono valutati come del tutto insufficienti, poco più di una “mancia”.

“Ennesima, grave delusione per gli imprenditori. Complessivamente – e ancora una volta – le risorse assegnate dal DL Sostegni per le imprese sono assolutamente insufficienti: anche considerando le tranche di contributi a fondo perduto arrivati lo scorso anno, si copre meno del 7% del fatturato perso dalle attività economiche nel solo 2020. Non solo: non arriveranno prima di fine aprile, e non c’è assolutamente niente per il primo trimestre del 2021, che invece di portare la pronosticata ripresa, ha visto aggravarsi ulteriormente l’emergenza delle imprese, ormai esasperate”.

“Lo scorso anno la pandemia ha causato la perdita di oltre 300 miliardi di fatturato – interviene Fausto Arzani, Direttore Confesercenti Piacenza – come accertato dall’Agenzia delle Entrate. Sommando le risorse stanziate dal Decreto Sostegni a quelle distribuite precedentemente, si arriva appena a 22 miliardi. Una cifra insufficiente a coprire pure i costi fissi: secondo le nostre stime servirebbero ancora altri 18 miliardi di euro anche solo per recuperare una soglia minima del 10% delle spese.”

“Una scarsità di risorse inaccettabile – prosegue Arzani – e che è evidente soprattutto per le imprese familiari, in media di minori dimensioni: sommando tutti i ristori, un’attività che fatturava 100mila euro nel 2019 e ne ha persi 80mila nel 2020 otterrà in tutto tra i 6 e i 7mila euro. E se per caso non avesse ricevuto le prime tranche, perché esclusa dal codice ATECO, riceverebbe in tutto appena 4mila euro: il 5% delle perdite”.

Alcuni progressi, nel provvedimento, ci sono. Ad esempio, l’inclusione delle attività nate nel 2019 e nel 2020, così come l’abbandono del codice ATECO come criterio per l’erogazione di contributi a fondo perduto – ora assegnati a tutte le imprese che abbiano perso almeno il 30% del fatturato. Ma l’allargamento della platea di beneficiari rende ancora più evidente quanto la dotazione del decreto sia esigua.

I codici ATECO sono spariti, ma per le imprese anziché di sostegni possiamo parlare di sostegni placebo. Serve un vero cambio passo: è quello che ci aspettavamo. E purtroppo siamo stati delusi.

“Anche il sistema dell’autocertificazione – conclude Arzani – in piena rivoluzione digitale, ci fa capire quanto siamo ancora lontani dal potere utilizzare con efficacia le banche dati di cui disponiamo: pare che la tracciabilità, in particolare negli ultimi anni, funzioni solo in un senso. Si proceda ad un’ulteriore manovra di scostamento di bilancio e per il 2021 si dia energia alle imprese con sostegni adeguati. Si potrebbero recuperare risorse anche dall’insieme di Cashback e Lotteria dello scontrino (4,7 miliardi in due anni), dal Bonus Vacanze (un flop, con 2 miliardi non spesi) e dagli altri Bonus che non hanno avuto successo, come quello per PC e Tablet. Intanto, serve subito un correttivo per le imprese di minore dimensione”.

 

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