Cosa è la traversa di Sant’Agata che il Consorzio di Bonifica voleva costruire ma che è stata “bocciata”

Comuni, Provincia, Sovraintendenza, Regione, Ente Parco: tutti hanno espresso parere contrario all'opera idraulica di cemento armato che sarebbe costata quasi tre milioni di euro. Il Consorzio aveva puntato anche su un evento per promuoverla, investendo parte del consistente budget stanziato nel 2018 per la comunicazione

Questa mattina si è svolta una manifestazione degli agricoltori che hanno protestato contro la bocciatura della traversa di Sant’Agata, l’opera di cemento armato che il Consorzio di Bonifica avrebbe voluto costruire nel Trebbia per alimentare il rivo Villano e permettere così l’irrigazione in tutti i terreni serviti da questa via d’acqua.

Ne sono seguite alcune prese di posizione politiche. Il consigliere regionale leghista Matteo Rancan (leggi) ha accusato la Regione di essere “indifferente alle esigenze degli agricoltori”.

«Lo stop della Regione Emilia Romagna alla realizzazione della traversa Sant’Agata a Rivergaro – ha scritto Rancan – è l’ennesimo esempio della riluttanza dell’ente a prendersi a cuore le necessità più sentite nel Piacentino».

I parlamentari leghisti Murelli e Pisani hanno espresso disappunto per “la mancata realizzazione della traversa di Sant’Agata”.

«E’ un peccato – hanno affermato i due – che non si riesca a raggiungere un accordo su come fare la derivazione, tanto utile agli agricoltori che lavorano sulla sponda destra del Trebbia. Invitiamo, pertanto, tutti a sedersi attorno a un tavolo e discutere. La politica dia la disponibilità a far sì che le parti si incontrino e trovino soluzioni eque».

A dare parere negativo all’opera non è stata però la politica – e nemmeno la Regione Emilia Romagna – ma i tecnici di tutti gli enti coinvolti nella procedura autorizzativa che hanno ritenuto l’opera troppo impattante.

L’alternativa alla traversa

Un’alternativa alla traversa c’è sempre stata ed è molto più economica nonché meno invasiva. E’ quella di una stazione di pompaggio in grado di trasferire l’acqua dal Trebbia al rio.

Soluzione a cui il Consorzio aveva preferito la mastodontica opera di ingegneria idraulica.

Il progetto era stato presentato ad agosto 2018 attraverso un apposito evento, uno dei tre momenti pubblici che avevano costretto il Consorzio di Bonifica di Piacenza ad effettuare una apposita variazione di bilancio.

Nel 2018 stanziati dal Consorzio di Bonifica 174 mila euro per rappresentanza e comunicazione (inclusa una due giorni sul Trebbia)

Nel giugno del 2018 infatti il Consorzio decise (con la seconda variazione di bilancio) uno stanziamento aggiuntivo di 60 mila euro che si andarono a sommare ai 68 mila euro già messi a bilancio per “attività di comunicazione e rappresentanza”, raggiungendo così un totale di 128.000.

A far lievitare i costi, si specificava nel documento contabile, erano stati:

  • l’evento previsto in occasione al collaudo della Diga di Mignano (leggi qui).
  • L’attività di comunicazione a supporto della realizzazione del progetto della traversa di Sant’Agata (Rivergaro) con “allestimento di un’area pubblica lungo l’area attrezzata del Trebbia”.
  • Uno stand informativo presso Piacenza Expo ad ottobre 2018.

Nella terza variazione di bilancio, licenziata nell’agosto 2018, la previsione di spesa per rappresentanza e comunicazione lievitò ulteriormente arrivando alla cifra di € 174.100, per attestarsi infine a 174.362,21 nella quarta ed ultima variazione di bilancio.

Una cifra ragguardevole molto più alta ad esempio di quella messa a bilancio nel 2018 dal Consorzio di bonifica pianura di Ferrara, che è il più grande d’Italia e che nel 2018 ha stanziato (con l’assestamento di bilancio) 120.000 per la comunicazione e 10 mila euro per la rappresentanza.

Il tutto considerando che il consorzio ferrarese ha costi e ricavi di oltre 36 milioni di euro, tre volte tanto quelli del Consorzio di Bonifica di Piacenza che sfiora (per costi e ricavi) i 12 milioni di euro.

Consultando i documenti contabili disponibili on-line non è possibile sapere nel dettaglio quanto del budget sia andato “a supporto della realizzazione del progetto della Traversa di S. Agata”.

Una tre giorni che si tenne a Rivergaro il 4, 5 e 6 agosto con una mostra fotografica, uno spazio di pittura per i bambini e naturalmente una conferenza per spiegare le ragioni dell’intervento sul Trebbia.

Un fermo immagine del video

Venne anche realizzato un video che decantava i benefici dell’opera definita “un’opportunità – sosteneva lo speaker – che migliorerà ambiente e paesaggio permettendo un adeguato afflusso d’acqua nel rivo Villano” mentre uno dei progettisti dell’opera, sempre nel filmato parlava di “impatto ambientale sostenibile” della traversa e del canale di derivazione.

Quasi tre milioni di euro per la traversa, in cemento, lunga 120 metri

La trasversa, progettata per la Bonifica da uno studio milanese, avrebbe dovuto avere un’altezza di un metro e mezzo ed una lunghezza di 120 metri, il tutto costruito in cemento armato e rivestita in pietrame. In più il progetto prevedeva un canale di adduzione lungo 150 metri. Costo totale preventivato per l’opera: € 2.719.584,46.

La Valutazione dell’impatto ambientale

L’iter di valutazione dell’impatto ambientale dell’opera è incominciato il 9 novembre 2017 con la presentazione dell’istanza del Consorzio di Bonifica al Servizio Valutazione Impatto e Promozione Sostenibilità Ambientale della Regione Emilia Romagna.

L’intervento venne subito contestato dalle associazioni Legambiente, NoTube e Fipsas che ribadirono la loro contrarietà: nel documento inviato alla Regione sottolinearono come un impianto di sollevamento, al posto della traversa avrebbe avuto impatti decisamente inferiori, sia dal punto di vista idrogeologico sia ambientale. La spropositata «valutazione dei costi alla fine dimostra, anche dal punto di vista economico, come la soluzione del sollevamento sia la migliore».

I pareri negativi della Sovraintendenza e degli Enti locali

Seguirono vari pareri rilasciati dagli enti interessati dall’opera, sostanzialmente tutti negativi (anche se per motivi fra loro diversi) come quello della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, della Provincia di Piacenza, del comune di Rivergaro, del comune di Travo, dell’agenzia Regionale per il fiume Po, della Regione Emilia Romagna, dell’Ente di Gestione dei Parchi Emilia Occidentale. Parere negativo anche dalla Conferenza dei servizi, convocata in due riunioni a fine 2018.

A nulla sono servite le successive controdeduzioni, inviate dal Consorzio nel gennaio 2019: non hanno ribaltato la posizione negativa neppure in occasione della Conferenza conclusiva dei servizi che si è tenuta il 12 marzo scorso e che ha messo la pietra tombale su una traversa che non verrà mai realizzata ma che, fra spese di progettazione e di comunicazione, ha già avuto un suo discreto impatto, non ambientale ma economico!

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