Cugini, Dagnino e Rabuffi recitano il “De profundis” ad Alternativa per Piacenza

Poche le speranze residue per la coalizione che doveva lanciare la sfida al centrodestra per il governo di Piacenza. I tre “padri fondatori” si chiamano fuori da un'entità che non corrisponde più al progetto iniziale

Sono stati i padri fondatori di Alternativa per Piacenza e questa mattina in conferenza stampa i consiglieri comunali Stefano Cugini (capogruppo PD), Sergio Dagnino (M5S) e Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) si sono presentati compatti per rivendicare il percorso fin qui fatto da ApP, un laboratorio di idee e di confronto che avrebbe dovuto trasformarsi in una vera coalizione di centrosinistra per contendere il Comune di Piacenza alla destra. Le cose, come è noto, non sono andate esattamente come ci si aspettava ed ApP si è impantanata sul nome del candidato sindaco.
Il PD, azionista di maggioranza (come peso elettorale) ha voluto (apertamente o meno) dettare le sue regole del gioco, fermando la corsa di papabili sfidanti della Barbieri (a partire proprio da Cugini). Alla fine dopo un balletto di date in cui si sarebbe dovuto rivelare l’atteso nome … ha fatto sapere che la scelta doveva uscire da primarie aperte a tutto il centrosinistra. Nulla di male se non che si trattava di una strada mai discussa prima.
Gli altri soci di ApP hanno storto il naso ben sapendo che i maggiorenti del PD non avrebbero avuto grosse difficoltà nel far confluire i voti delle primarie sul nome da loro prescelto, magari estraendo dal cilindro una candidatura gradita ai piani altissimi, ad esempio quelli occupati dall’ex ministro on. Paola De Micheli.
Così ApP ha cominciato a perdere pezzi, a partire da Rifondazione Comunista, passando per Rabuffi ed arrivando a Dagnino.
La rottura con l’ala movimentista, con la sinistra grillina, non è però cosa a poco e così la separazione ha iniziato a far rumore, molto rumore, con scambi di comunicati che hanno preceduto la conferenza di questa mattina.
Dopo che tutto era stato anticipato via stampa l’unica sorpresa è stata la presenza di Stefano Cugini che di quello stesso PD è capogruppo in consiglio comunale.  Proprio lui ha preso per primo la parola.

«Sono qui perché è giusto. Perché il mio posto è vicino a Gigi e Sergio. E’ con loro che è partito quell’embrione che ha poi dato vita a quel progetto meraviglioso che è Alternativa per Piacenza. Nessuno meglio di loro due sa cosa c’è alla base dell’idea intorno a cui è nata ApP ed i valori attorno a cui è partita l’esperienza».

«Insieme ai miei compagni di viaggio – ha continuato Cugini – pensiamo che vincere queste elezioni amministrative sia importantissimo, ma non … costi quel che costi! La Piacenza che noi abbiamo sognato non è una sommatoria di voti che serve a fare un più uno rispetto a chi governa adesso e sostituirli con le stesse dinamiche. Vogliamo ridare fiducia a chi non ci crede più. Si tratta di gettare un seme. Meglio perdere mille volte ma gettare un seme che vincere senza aver piantato niente. Il tema delle primarie è un falso problema. Contano i presupposti con cui si affrontano le primarie. La nostra ApP lavora sui contenuti per una proposta netta e riconoscibile che faccia dell’entusiasmo di chi partecipa al percorso il motore per portare ai cittadini tale proposta. E’ finita – per noi – l’ora delle fumose enunciazioni di principio che vanno bene per tutto e per tutti … viva l’ambiente, viva i diritti … ll nostro candidato o la nostra candidata che sia si deve muovere nel solco delle proposte tracciate in un anno di lavro di ApP. Un anno di lavoro non può essere una semplice traccia … con il candidato sindaco libero di scegliersi invece i suoi compagni di viaggio a prescindere, con le mani assolutamente libere».

Sergio Dagnino ha preso la parola e spiegato il percorso fatto e l’avvicinamento fra forze politiche che erano partite da posizioni diverse: «Abbiamo voluto mettere in campo, e fino a pochi mesi fa ci siamo riusciti, un laboratorio per la gente con la gente in cui tutti quelli che credevano nel progetto potessero dar vita a qualcosa di veramente diverso, per cambiare davvero le cose. Prendere in mano le patate bollenti di questa città, le cose in sospeso e prendere una decisione. Una visione diversa, programmi coraggiosi, di rottura. Dentro ApP c’erano diverse persone che potevano dignitosamente ambire al ruolo di candidato sindaco. Partecipando assieme al percorso potevamo iniziare a conoscerci. Poi sono affiorati i soliti meccanismi della politica. Le primarie sono previste dallo statuto … di un partito. In ApP non ne abbiamo mai parlato. Anzi tutti, tutti, ci siamo sempre espressi contro le primarie. Uno strumento democratico ma anche molto pericoloso che si può prestare a tante situazioni poco piacevoli. Non c’è stato un verp passaggio per individuare un candidato all’interno di ApP. Non c’è stato un percorso di scelta del candidato. Abbiamo fatto un elenco. C’erano più di dieci nomi. Ad un certo punto perchè si è data la parola al PD, il partito più rappresentativo. E’ chiaro che chi rappresenta il doppio dei voti abbia diritto a mettere in campo dei nomi. Da li non ci siamo più schiodati, ci siamo “avviati”».

«La sinistra di Piacenza – ha sottolineato Luigi Rabuffi – è in grado di vincere le elezioni ma solo se siamo in grado di tornre a quel percorso originario che ha fatto nascere Alternativa per Piacenza».

Stando alle parole di Cugini, Daglino e Rabuffi le speranze che ApP non si spenga definitivamente sono ridotte al lumicino ma la parola spetterà all’Assemblea di domani sera giovedì 20 gennaio 2022.

Il futuro è tutto da scrivere ed a questo punto potrebbe anche nascere una lista di centrosinistra alternativa a quella capitanata dal Pd, con un proprio candidato sindaco, pronta ad eventuali apparentamenti in caso di ballottaggio. Se così fosse bisognerebbe anche capire da che parte si schiererebbe Cugini in bilico fra partito d’appartenenza e convinzioni politiche personali.

Durante l’incontro con i giornalisti è stato anche diffuso un documento, che pubblichiamo qui di seguito, e che riassume il pensiero del “gruppo dissidente” di ApP.

«COSA È PER NOI ALTERNATIVA PER PIACENZA
Facciamo chiarezza una volta ancora: per noi è un laboratorio di idee, voglia di partecipazione, definizione di programmi coraggiosi nella sostanza e non solo nelle enunciazioni generiche, per dare alla città un’amministrazione veramente innovativa e diversa. Parliamo di qualcosa di diverso dal semplice ennesimo tentativo di coalizzare il centro-sinistra. Vincere per noi è importante, ma non vincere costi quel che costi, magari stravolgendo le idee originali.

COSA CI HA SPINTO A UN PASSO COSI’ SOFFERTO?
Prima di tutto: la dovuta risposta all’ultimatum del Segretario del Partito Democratico che, a differenza di quel che è stato fatto passare ieri nella discussione, non esclude ovviamente che debba poi essere la plenaria a ratificare la posizione (al pari di quanto avrebbe dovuto fare se si fosse trovato un accordo). A noi, che da sempre difendiamo la centralità della plenaria, venendo perciò tacciati di autoreferenzialità, sembrava un passaggio scontato e superfluo da ricordare, ma visto che ieri è arrivata una convocazione che ha i toni di chi rimedia a torti altrui, avremmo fatto meglio a specificarlo subito.

La scelta, motivata nel testo inviato, dipende dalla sommatoria dei seguenti tentativi di mediazione falliti:

Durante l’ultima assemblea del 10 gennaio:

–   è stata respinta la richiesta di incontrare una delegazione del PD per capire le ragioni della diffidenza verso il percorso di una parte della dirigenza (abbiamo addirittura posto in votazione il solo punto specifico di una mozione nella speranza di ottenere un incontro);

Durante l’ultimo tavolo politico del 14 gennaio:

–   è stata di respinta la proposta di rimandare di qualche settimana, a congresso provinciale del PD concluso, il confronto con un/a nuovo/a segretario/a nelle sue piene funzioni, per confermare l’interesse a stare tutti insieme in ApP, quella dell’origine beninteso e non una versione sbiadita o stravolta, utilizzando tali settimane, attraverso i gruppi di lavoro, per individuare i punti programmatici qualificanti NON negoziabili, incluso le partite aperte più ostiche per la città in tema di diritti, partecipazione, ambiente, scelte strategiche (tipo piazza Cittadella o Terrepadane, per capirci) da siglare come impegno preciso da parte di chiunque risultasse candidato [tramite primarie o meno].

LO STALLO DI QUESTI MESI A COSA È DOVUTO?
•   Non dall’impossibilità di convergere su una candidatura unitaria, che doveva uscire dal tavolo politico.

•   Non dal fossilizzarsi su regole e postille.

Evidentemente in gioco c’è qualcosa di molto più profondo:

–   una diversa visione della città,

–   una diversa visione sulla decisione con cui si vogliono affrontare certe scelte programmatiche che dai lavori di gruppo di ApP è emersa con chiarezza,

–   una diversa visione del ruolo del candidato e magari futuro sindac*, tra le posizioni di chi lo ritiene comunque vincolato ad alcuni punti programmatici precisi e chi invece lo vuole a “mani totalmente libere” nella stesura del programma, nella definizione del perimetro della coalizione e nelle scelte strategiche amministrative.

•   Lo stallo è figlio di un modo di fare politica refrattario al riconoscimento dell’importanza che ApP e la sua Assemblea si erano guadagnati con mesi e mesi di lavoro. La centralità della Assemblea Plenaria quale elemento essenziale del percorso di ApP, ci è stato duramente contestato nei tavoli politici e attraverso i continui rinvii al sottoporre all’attenzione della stessa le diverse visioni [i.e.: ricordate l’Assemblea del 23.12, lo slittamento di quella prevista per il 5.1] e non ultimo nell’opinione di uno dei componenti il tavolo, pubblicata da Libertà di Lunedì scorso, laddove si invitava l’Assemblea Plenaria a “rientrare nei ranghi” – opinione non isolata nel tavolo politico purtroppo, per poi ora riscoprirne opportunisticamente, il grande valore da parte di alcuni.

COME SI FA A DIRE CHE NON SI È VOLUTO MEDIARE?
Niente di più falso, è vero esattamente il contrario: per ben due mesi si è cercata una mediazione, un chiarimento, sia al tavolo politico, sia portando il dibattito in Assemblea Plenaria, visto l’evidente fallimento del tavolo. Sappiamo bene come è andata, anche se oggi siamo al paradosso di essere indicati come coloro che hanno voluto rompere.

•   Abbiamo in primis posto una condizione di chiarezza, per riportare la serenità e la fiducia nella coalizione tutta, scottati dall’esperienza di un cambio di programma [la richiesta di primarie] in corso d’opera, che non avremmo voluto ripetere. Un confronto con una delegazione della segreteria provinciale del Partito Democratico per addivenire a un chiarimento di contenuto e di rappresentanza con quella parte che mai ha partecipato ai lavori, come chiaramente espresso nella mozione unitaria presentata durante l’ultima assemblea. Ci è stato opposto un netto rifiuto dallo stesso segretario provinciale.

•   Abbiamo allora proposto di riparlarne DOPO il congresso PD di fine gennaio, lavorando nel mentre per individuare le scelte strategiche da siglare come impegno preciso dai candidati a eventuali primarie. Altro secco rifiuto.

•   Abbiamo più volte richiesto che i possibili candidati alle primarie rimasti in gioco o mai apparsi in ApP [interni ai partiti/movimenti o esterni] si appalesassero fisicamente, si facessero conoscere in Assemblea non per sottoporli a qualsivoglia sorta di inquisizione ma, semplicemente, per sentirsi dire “io ci sono”, “questa è la mia visione e il valore aggiunto che penso di poter portare”. Nulla di tutto questo è accaduto a parte qualche telefonata ricevuta il cui senso rimane ancora da capire.

•   Abbiamo proposto di far votare alla plenaria tra 2 mozioni (primarie SI vs primarie FORSE), non fosse che il segretario del PD ha ritirato la sua in premessa per non legittimare l’altra, temendo di non avere i numeri e andare sotto.

Quindi mediato si è mediato e tanto, ricevendo in cambio l’unica opzione, primarie o morte, senza condizioni!

CHE FUTURO PER IL CENTRO-SINISTRA?
Noi giovedì saremo regolarmente in assemblea, la nostra assemblea, quella a cui continuiamo ad attribuire importanza da un anno, anche contro chi ne ha sempre sminuito la portata (“122 persone non possono pensare di rappresentare Piacenza, siete autoreferenziali”). Spiegheremo la posizione illustrata al tavolo politico di lunedì 17, rispondendo con serenità a ogni domanda.

Se ciò non bastasse, per noi la risposta migliore, nella tempesta è quella usuale, mantenere la barra dritta. Tornare a rivolgerci ai tre consiglieri comunali [i.e.: Cugini, Dagnino, Rabuffi], che questo percorso lo hanno pensato, voluto con forza ormai un anno fa, e aiutarli a riportare lo stesso ai suoi valori fondanti, assieme ai cittadini che ci hanno fortemente creduto, lasciando le porte aperte a chiunque non se la senta di fare questo passo di cambiamento e innovazione OGGI, ma che un domani lo possa ma soprattutto lo voglia riabbracciare.

Parlare, informare, coinvolgere i cittadini: questa l’unica missione di chi respinge con forza le accuse di settarismo. Riportare finalmente il centro-sinistra a riaprirsi alle persone, scendendo nei quartieri, uscendo da quella zona di “confort” che da troppi anni ormai hanno creato una barriera tra il centro-sinistra e la sua gente».

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