Da domani vietato ai privati portare calcinacci in discarica. Una “norma” assurda che il ministero ha promesso di cancellare

Ennesimo pasticcio burocratico/interpretativo italiano. Un recente decreto rischiava di costringere i privati a spendere centinaia di euro per smaltire un vecchio lavandino. Roma ha promesso che emanerà una nota esplicativa ma intanto Iren ha già detto stop agli inerti in discarica

Come sempre l’Italia è il paese delle norme poco chiare che necessitano di interpretazioni “autentiche” per essere capite ed applicate. Sta succedendo,  in questi giorni, sul fronte del conferimento in discarica degli inerti da parte dei privati.

Mettiamo che un bravo padre di famiglia con il pallino dell’idraulica decida di cambiare il lavandino del bagno, oppure che una madre esperta in bricolage scrosti una parete umida per ridipingerla. Ebbene fino a qualche giorno fa entrambi potevano portare i calcinacci o i sanitari in discarica purchè in quantità limitate ed a patto che il confemento fosse effettuato da privati.

Il decreto legislativo 116/2020, che dava attuazione della direttiva (UE) 2018/851 sugli imballaggi e i rifiuti degli imballaggi,  ha portato a conseguenze assurde lungo la Penisola: il papà e la mamma di cui sopra per smaltire regolarmente i due secchi di inerti muffosi ed il vetusto gabinetto avrebbero dovuto prima fare analizzare i rifiuti (calcinacci e muratura) da un apposito laboratorio, spendendo alcune centinaia di euro, per poi affidarsi a soggetti autorizzati che, a pagamento, avrebbero potuto portare il materiale in discarica.

Per fortuna alcune regioni si sono immediatamente accorte di questa assurdità che peraltro rischiava di incentivare l’abbandono abusivo di calcinacci.

Si è dunque tenuto un tavolo tecnico tra il ministero dell’Ambiente e le regioni in merito alla classificazione e gestione dei rifiuti inerti prodotti a livello domestico.

Fortunatamente il ministero ha dichiarato di condividere la linea interpretativa delle Regioni e di continuare a considerarli, come avvenuto finora, rifiuti urbani. A breve si dovrebbe  dunque poteree nuovamente conferirli in discarica. Il condizionale è d’obbligo in una nazione in cui le certezze atitano, ma il ministero si è impegnato ad emanare quanto prima una nota esplicativa al riguardo.

Nel frattempo però si è già generato notevole caos, complice anche l’assoluta solerzia con cui aziende che si occupano di smaltimento dei rifiuti hanno deciso di attenersi alla nuova regola … che tale non sarà.

Iren Ambiente ad esempio ha inviato ai sindaci della provincia di Piacenza una lettera in cui comunica che dal 1/02/2021 i rifiuti inerti da utenze domestiche non potranno più essere conferiti presso i centri di raccolta. La nota cita come riferimento normativo la legge quadro ambientale (artt. 183 e 184 del d.lgs. 152/2006, anche se in realtà le modifiche arrivano in conseguenza del sopracitato decreto 116/2020) ed una nota operativa della regione Emilia Romagna evidentemente antecedente il tavolo di confronto con il ministero che si è tenuto venerdì 29 gennaio 2021. altre regioni, più prudentemente avevano atteso prima di rilasciare documenti sul tema ed anzi avevano battuto i pugni sul tavolo davanti ad una regola priva di senso logico e che avrebbe incentivato lo smaltimento selvaggio di mattoni “et similia”.

Quindi da domani scatta un divieto che durerà l’alba di un giorno e sarà a breve cancellato dall’interpretazione del ministero. Se insomma avete calcinacci da smaltire non fatevi venire il sangue amaro ma aspettate qualche giorno.

Sull’argomento si è espresso anche il sindaco di Gragnano Patrizia Calza «Purtroppo è arrivata in Comune la comunicazione Iren Ambiente. Ovviamente chiediamo ai cittadini intanto di rispettare le nuove regole e di non mettere in difficoltà i volontari dell’area ecologica. Aggiungo tuttavia che tale decisione è disapprovata dalla Amministrazione in quanto temiamo un aumento di deposito rifiuti in luoghi isolati, in particolare nell’area del Trebbia da parte di cittadini incivili, come purtroppo sappiamo che esistono. Il nostro Comune da solo o con altri solleverà la questione nelle sedi opportune».

 

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