“Dante era un ammiratore di san Francesco e ne seguì sempre, da laico, i principi”

L’intervento di Roberto Laurenzano alla Biblioteca di Campagna al secondo appuntamento dell’Ottobre francescano, a cura della Famiglia piasinteina e della Banca di Piacenza

San Francesco visto da Dante. Di questo si è parlato nel secondo appuntamento dell“Ottobre francescano” , incontri culturali (il terzo sabato, alle 21.15 in Basilica, con lo spettacolo “Vurumas bein” della scuola di dialetto Luigi Paraboschi) organizzati dalla Famiglia piasinteina in occasione della ricorrenza del Santo di Assisi e inseriti nel programma delle Celebrazioni dei 500 anni di Santa Maria di Campagna, promosse dalla Comunità francescana e dalla Banca di Piacenza.

A trattare l’argomento, il presidente della Società Dante Alighieri Roberto Laurenzano (presentato dal condirettore generale della Banca Pietro Coppelli, presidente del Comitato organizzatore dei 500 anni), che ha sottolineato come Dante ammiri san Francesco, tanto da dedicargli (unico personaggio nella “Commedia”) un intero canto del Paradiso, l’undicesimo. «Il Sommo Poeta – ha argomentato il dott. Laurenzano – lo definisce “faro dell’umanità”, inviato dalla Provvidenza a sorreggere una Chiesa vacillante. Il poeta non incontra concretamente lo Spirito di Francesco, ma ne illustra la “Regola” di vita applicata all’Ordine dei Frati Minori da lui fondato, per voce di un altro “grande” della Chiesa: il domenicano San Tommaso d’Aquino».

La “Regola” si può sintetizzare in tre parole: povertà, umiltà, amore fraterno. «Francesco – ha ricordato il presidente della “Dante” -, dopo una vita di giovane benestante e gaudente, a seguito di una profonda crisi di coscienza presto tradottasi in azione abbracciante la povertà e l’evangelizzazione cristiana, ha concepito che ciascuno è servitore nei riguardi dell’altro, nel senso di essere un fratello disponibile sempre all’aiuto verso il prossimo. Il tutto conducendo una vita lontana da agi e benessere. Dante ha respirato fin dalla prima adolescenza l’aria dei francescani, dai quali ha avuto i primi approcci formativi che ha poi sempre attuato da laico e politico, pur tra una miriade di contrasti e di vicende per lui dolorosissime, come sappiamo. Ed anzi, è fondatamene comprovato che Dante, da laico, fu Terziario francescano quando tale confraternita fu istituita».

«Nonostante i dissidi all’interno dell’Ordine tra rigorosi e morbidi rispetto alla “Regola” di Francesco – ha concluso il dott. Laurenzano – verità, povertà, umiltà, e amore fraterno continuarono a prevalere, sia pure seguendo i tempi, ma mai modificando comunque il vero e immutabile messaggio cristiano».

 

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