Le linee programmatiche di mandato presentate dal sindaco Barbieri deludono la minoranza

Un momento della seduta

Grande delusione della minoranza in Consiglio Comunale in merito al testo delle linee programmatiche di mandato presentate dal sindaco Patrizia Barbieri. Non solo il Pd compatto, ma anche Trespidi e Zanardi (Liberi), Rabuffi (Piacenza in Comune) hanno mostrato criticità e dissenso (per gli interventi della maggioranza leggi qui).

Massimo Trespidi parte proprio dall’incipit (Sono lontani gli anni in cui Piacenza era considerata una città tranquilla, sicura e a misura d’uomo): «Si tratta di un’operazione nostalgia, quella Piacenza non c’è più. È un’operazione ideologica che lascia da parte pezzi della realtà. C’è il bisogno di innovare, leggere la realtà che è in mutamento. Colgo una voltà di fare scelte diverse rispetto ai progetti bandiera, ma ci sono affermazioni di principio che non entrano nel merito, il mix tra pubblico e privato esiste già, basta guardare il lavoro delle cooperative sociali. Per ascoltare associazioni e famiglie servono competenze, perchè il sistema per come è attualmente rischia di implodere. Nella premessa viene detto che non verrà realizzato “nessun progetto costoso, nessuna grande promessa non realmente fattibile”. Questa affermazione nasconde la paura di investire, o la mancanza di idee per trovare risorse. Manca un’evoluzione sulle grandi partite della riqualificazione urbana. Manca una struttura solida, una base per il futuro, non andando da nessuna parte con l’aggravante che passeranno altri 5 anni. ”.

Cristian Fiazza sottolinea la poca incisività del testo: “È un programma perfetto per amministrare un dormitorio pubblico. Importante tenere conto dei problemi quotidiani, ma non è più sufficiente oggi, in queste linee c’è mancanza di una visione e programmazione. Ci sono voluti 4 mesi per scrivere 12 pagine. Dopo la campagna elettorale viene il momento di governare davvero, e non vedo una parola su Piazza Cittadella, su Spazio 2 e Spazio 4 e sulla piscina olimpionica, come non vedo nessuna parola sul Parco delle Mura. Il ritorno al passato è preoccupante, il cambiamento parte dalle nostre scelte”.

Rabuffi più in generale ha puntato inizialmente il dito contro l’astensionismo: “40 mila persone hanno manifestato il proprio dissenso nei confronti della politica, questo aspetto deve far riflettere sulla capacità di riflettere i bisogni. Trovo assolutamente sbagliato enfatizzare un clima di intolleranza nei confronti del diverso, dei migranti. Le linee programmatiche sono piuttosto deludenti, non offrono speranza, fa di Piacenza una città al ribasso, senza prospettive: l’impianto generale ruota tutto attorno alla sicurezza e alla sussidiarietà. Sono previsti 64 mila euro per le unità cinofile nel 2018 e altri 30 mila nel 2019. Manca solo la legge del taglione. Sicurezza è offrire una dignità sociale. Per quanto riguarda la sussidiarietà mi chiedo come si pensa di tutelare le famiglie se sul tema del lavoro, nelle linee programmatiche, non se ne vede l’ombra. La logistica di ultima generazione, parte del testo, prevede in realtà facchinaggio e lavoro sottopagato”.

Anche Paolo Rizzi ha voluto rimarcare il tono attendista e generico delle linee: “Abbiamo aspettato a dare giudizi politici sull’amministrazione, nonostante si sia pensato di riformare i presidi di aggregazione, il Festival del Diritto, Pulcheria, il rifiuto di far partecipare ai richiedenti asilo alla partecipazione della vita urbana, fino alla partecipazione di Lorenzo Fiato in un convegno. In definitiva le linee non sono valutabili, perché non ci sono progetti, andrebbero potenzialmente bene per qualunque città. Spesso Piacenza è stata definita da voi come città in declino: il Sole 24 Ore ha più volte definito la nostra città come una di quelle più resilienti d’Italia, che hanno retto meglio alla crisi. Per quanto concerne le problematiche legate all’immigrazione, dobbiamo considerare che ci sono 44 mila stranieri che aiutano Piacenza a far quadrare i conti”.

Giulia Piroli ha sottolineato l’incongruenza delle linee di mandato con il dossier per candidare Piacenza Capitale della Cultura 2020. «Sembra si tratti di due città diverse. Adesso è stato tutto depotenziato. Azzerando non ci sono basi solide, ci sono 6 mila Neet a Piacenza, è sbagliato eliminare quanto stato costruito in precedenza. Spazio 4 è stato definito “un luogo male abitato”, spero che queste parole non abbiano avuto un pensiero concreto dietro».

Sergio Dagnino del Movimento 5 stelle ha inviato i colleghi a superare la continua querelle fra destra e sinistra e di iniziare a guardare i numeri, le cose concrete «La città – ha detto Dagnino aspettava con ansia queste linee di mandato; si viene da quindici anni di amministrazione di centro sinistra. La musica è cambiata, sono cambiati i suonatori e la gente aspettava di vedere cosa sarebbe successo. Sono quattro mesi che aspettiamo: queste linee di mandato le ho lette e rilette. Ci sta dentro tutto mentre noi ci aspettavamo linee che entrassero di più nel dettaglio, aspettavamo risposte concrete su temi fermi da anni».

In replica Tommaso Foti ha evidenziato come “sia importante leggere anche il Testo Unico degli Enti Locali, fondamentale per fare il consigliere. Questa maggioranza non ha discusso le linee programmatiche, ha preso atto delle linee programmatiche”.

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