Elezioni a Piacenza: a chi fa paura la discesa in campo di Corrado Sforza Fogliani?

L’avvocato 83enne si candida come sindaco e rischia di far saltare le strategie elettorali messe in campo da Barbieri e Tarasconi. Potrebbe rosicchiare voti ad entrambe, superando il 10% dei consensi

Nuovo, dirompente, colpo di scena nella campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Piacenza. Dopo la rottura in due tronconi della sinistra, con la fuoriuscita di Stefano Cugini dal Pd e la sua discesa in campo alla guida di Alternativa per Piacenza, dopo il ripensamento di Katia Tarasconi, originariamente chiamatasi fuori dalla competizione, oggi è arrivata la conferma di un impegno in prima persona dell’avvocato Corrado Sforza Fogliani: correrà come candidato sindaco alla guida di una coalizione di centrodestra alternativa a quella capitanata dal sindaco uscente Patrizia Barbieri.

Il “rassemblement” di centrodestra a traino liberale

Il noto giurista, presidente della Banca di Piacenza, leader storico dei liberali piacentini, presidente del Centro Studi di Confedilizia, presidente di Assopopolari e vicepresidente di ABI, ieri sera ha accettato la richiesta che gli è arrivata dalla partecipata assemblea dell’Associazione liberale (erano presenti oltre settanta persone). Sarà il portabandiera di un “rassemblement” (come lui stesso l’ha definito) che vedrà il coinvolgimento dei Liberali ma anche di due consiglieri comunali eletti con Forza Italia, Michele Giardino (Buona Destra) e Mauro Saccardi (Officina delle Idee), di un ex assessore di peso come Filiberto Putzu nonché di Marco Elisj rappresentante locale di Rinascimento – Vittorio Sgarbi.

Salvo ingressi last minute non dovrebbe far parte della compagine l’ex parlamentare leghista Massimo Polledri e neppure uno dei due consiglieri liberali uscenti, Paolo Ultori, che, dopo lo scontro sull’ex mercato Ortofrutticolo, non si è più visto calpestare il consunto pavimento ligneo di via Cittadella. Ci sarà invece Antonio Levoni sebbene, secondo i bene informati, puntasse lui all’investitura come candidato sindaco ed abbia dunque bisogno di un pizzico di tempo per metabolizzare la logica dell’ubi maior minor cessat. La “raccomandazione” del maestro Verdi ha fatto rumore ma alla fine non gli è valsa il proscenio.

Possibili due liste

A quanto pare mentre altre formazioni hanno faticato a trovare persone disposte a scendere in lizza per queste amministrative, i Liberali & co. avrebbero raccolto nomi in abbondanza tanto che non si esclude di presentarsi con ben due liste: la decisione sarà presa entro lunedì prossimo.

Un programma senza promesse elettorali

Intanto, questo pomeriggio, Sforza Fogliani ha spiegato quale sarà il programma della sua coalizione. Non un programma “puntuale” fatto di promesse che la storia ha insegnato spesso non venir mantenute bensì pochi principi cardine sui quali modellare poi la propria azione politica. Come ad esempio «aprire la cosa pubblica ai cittadini, disboscarla di enti parassitari inutili. Con gli amministratori chiamati a responsabilità precise e chiare. Che i cittadini sappiano per ogni singolo settore, operativo a chi rivolgersi e chi dovrà risponderne, per quel che si farà o non si farà. I soldi pubblici considerati un tesoretto dei cittadini (da destinare a finalità primarie) frutto delle tasse pagate dai cittadini ai quali devono tornare»

Il candidato sindaco ha poi citato Aristotele dicendo che «Non possiamo cambiare il vento, ma possiamo impostare le vele in modo diverso».

La delusione dei Liberali per i cinque anni della giunta Barbieri

La candidatura di Sforza va letta proprio nella volontà di cambiare rotta rispetto ai cinque anni dell’amministrazione Barbieri alla quale è stato (più volte) rinfacciato dagli ex alleati liberali di non aver portato avanti un vero programma di centro destra. «Questa amministrazione – è stato detto- non ha realizzato nulla che non avrebbe realizzato una giunta di centrosinistra, che lo avrebbe probabilmente fatto meglio dal punto di vista tecnico».

L’avvocato ha ammesso che cinque anni fa espresse parere favorevole alla scelta della Barbieri come candidato «perché aveva lavorato bene come sindaco di Castelvetro e come assessore provinciale. Una volta eletta sindaco di Piacenza ha preso decisioni, dal nostro punto di vista, non coerenti con la posizione liberale e questo ci ha portato, poco a poco, ad essere scettici e a non poter continuare. Questa amministrazione non ha avuto un’anima nell’amare Piacenza. Vogliamo ridare quest’anima».

Quella dei Liberali e dei loro alleati sarà una campagna in controtendenza rispetto ai concorrenti «niente guru e niente soldi gettati in slogan tutti da interpretare e nei quali tutto naviga e tutto annega».

Sforza: “Conto di restare per i prossimi 5 anni, a Dio piacendo”

Non è mancato un cenno all’aspetto anagrafico ed agli 83 anni che pesano (apparentemente non troppo) sulle spalle del candidato liberale «Questa candidatura è una bella responsabilità alla mia età. Sono entrato per la prima volta in consiglio comunale di Piacenza nel 1964 e ci sono stato 35 anni. Penso ancora oggi di poter portare una posizione di chiarezza, quella dei liberali che vogliono essere sentinelle della libertà. Chiarezza e verità».

A chi gli ha chiesto se una volta eletto resterebbe in consiglio comunale per tutta la legislatura l’avvocato Sforza ha risposto sorridendo «Conto di rimanerci per i prossimi cinque anni, ma a questo punto è una cosa che non dipende certo da me, ma dal Signore».

A chi fa paura Sforza candidato sindaco?

Il diffondersi dei rumors sulla discesa in campo di Sforza pare che stamane abbia provocato pesanti bruciori di stomaco tanto a destra quanto a sinistra. L’avvocato è una voce ascoltata in ambienti economici, politici e giornalistici nazionali. Ha mantenuto saldo e dritto il timone della Banca di Piacenza – che regge da decenni – senza farsi attrarre dalle sirene delle fusioni ed aggregazioni. In questo ruolo, a capo di una delle maggiori realtà economiche locali, ha costruito relazioni come forse nessun’altro a Piacenza. Conosce la città, la abita, la gira a piedi, la vive. Molti lo rispettano, non tutti lo amano, soprattutto a sinistra, ma non è certo lì che potrebbe fare breccia. C’è invece l’elettorato di centro e centro destra che nella nostra Piacenza è sempre stato determinante, tradizionalmente raccolto sotto lo scudo crociato della fu Democrazia Cristiana.

I (tanti) conservatori piacentini delusi dalla giunta Barbieri si trovavano (fino a questa mattina) davanti all’amletico dubbio se votare comunque per la maggioranza uscente di centrodestra “turandosi il naso”, se astenersi o se dare fiducia a Katia Tarasconi, candidata del PD ma ritenuta “non troppo progressista” e dunque accettabile.

Ora hanno un’alternativa di centrodestra con una lista (o due) in cui militano parecchi transfughi di Forza Italia, partito diventato ormai una scolorita polaroid della corazzata elettorale che fu.

La coalizione di Sforza potrebbe intercettare i voti di tutti coloro a che (a prescindere dal giudizio sulla giunta uscente) non si trovano a proprio agio con la destra sovranista rappresentata dalla Lega né con Fratelli d’Italia ma che al contempo faticano a dare il proprio voto al centro sinistra. Senza dimenticare un gruppo di “centristi” che aveva dato il proprio consenso ai Cinque Stelle ma che ora non si troverebbe a proprio agio nel sostenere la sinistra di Cugini e di Alternativa per Piacenza (con cui il M5S si è accasato) o tantomeno il Partito Democratico (con capolista l’on. Paola De Micheli).

Quindi la discesa in campo dell’avvocato rischia di indebolire sia la Barbieri sia la Tarasconi, allontanando definitivamente (per entrambe) la speranza di una vittoria al primo turno in cui credono (forse) solo i rispettivi sondaggisti.

C’è chi stima che il gruppo dei Liberali possa addirittura arrivare a raccogliere il 15% dei consensi mentre i più prudenti accreditano percentuali fa l’8 ed il 12%.

Se queste “sensazioni” trovassero riscontro nella cabina elettorale – essendo il ballottaggio una strada segnata – il supporto dell’avvocato e dei suoi alleati potrebbe essere fondamentale. Per questo chi fino ad oggi ha snobbato le richieste dell’associazione di via Cittadella, domani potrebbe essere costretto ad “andare a Canossa”, bussando la porta e pagando un pesante dazio per la sua riapertura.

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