Errani: “la sinistra ha perso la sua identità. Occorre una fase nuova”

Da parte dell'ex presidente regionale non sono mancate riflessioni sulla sinistra ma anche affondi contro gli avversari "Salvini parla di liberare l’Emilia Romagna. Un giudizio un po’ offensivo nei confronti della regione e dei suoi cittadini"

Incontro con il senatore Vasco Errani, già presidente della Regione Emilia-Romagna, questo pomeriggio presso la Serra di palazzo Ghizzoni Nasalli, venuto a Piacenza per sostenere i candidati della lista Emilia-Romagna Coraggiosa alle prossime regionali (Massimo Castelli, Benedetta Corso, Serena Groppelli e Franco Pastorelli).

L’incontro presentato da Mattia Motta è partito prendendo spunto dalle recenti dichiarazioni del segretario del PD Zingaretti che ha parlato della necessità, dopo le regionali, di un nuovo partito.

«Sono convinto – ha affermato Errani – che siamo di fronte alla necessità di aprire una radicale fase nuova nel sistema politico italiano e prima di tutto nel centro-sinistra. La rappresentazione del centrosinistra è inadeguata sotto alcuni profili. I grandi cambiamenti che stiamo vivendo richiedono un progetto, una visione che abbia valori di riferimento chiari e che sia in grado di affrontare la crisi climatica, il cambio tecnologico, il cambio del mondo del lavoro. C’è bisogno di un nuovo pensiero».

«C’è bisogno – ha continuato il senatore Errani – di farlo sganciandosi definitivamente da ciò che ci sta alle spalle. Il problema non è quello che è alle nostre spalle. Il problema è che a fronte di una destra che ha un progetto (per quanto sbagliato, per quanto pericoloso per il nostro paese). Ha ragione Zingaretti: il centrosinistra deve costruire un progetto nuovo che richiede non politicismi ma una scelta netta. Ci vuole un nuovo soggetto della sinistra, della sinistra di governo, del centrosinistra, con una visione chiara».

L’ex presidente dell’Emilia Romagna ha continuato parlando del mutamento del mercato del lavoro e delle tante difficoltà odierne.

«Sul lavoro l’innovazione tecnologica cambierà radicalmente il rapporto fra lavoro e impresa.  Dobbiamo costruire una base di diritti sociali per tutti i tipi di lavoro non solo per quelli a tempo indeterminato ma anche per le partite iva. Ci sono giovani che non hanno prospettive di costruirsi un futuro e che vivono in situazioni di grande precarietà.

In passato i figli dei braccianti avevano la certezza di potersi costruire una vita migliore dei loro genitori. Oggi questa certezza non c’è. Oggi riguarda tutti, anche il cosiddetto ceto intermedio».

Non sono mancati, da parte di Errani, affondi contro la destra ed in particolare Salvini

«La destra risponde con la paura, investendo su questa incertezza e sull’individualismo. Il centrosinistra non può essere solo una forma di amministrazione e di governo. Deve dare una prospettiva, costruire una direzione di marcia: una società nuova, diversa, fondata sulla relazione, sulla cultura, sull’identità che sa evolvere senza disperdere i valori fondamentali. Questo è lo scontro fra noi e la destra.  Salvini parla di liberare l’Emilia. Questo è innanzitutto un giudizio un po’ offensivo nei confronti della regione e dei suoi cittadini. Agli inizi del novecento l’Emila Romagna era, insieme alla Calabria, la terra più povera d’Italia, attraversata da una fortissima emigrazione in tutto il mondo. Una terra nella quale ha trovato radicamento il fascismo. Poi ha cominciato a crescere perché le persone (prima dei partiti) hanno capito che bisognava fondare la crescita non solo sul mio benessere ma anche sul benessere di chi stava vicino a me. Un concetto di solidarietà. Questa è la ragione del successo anche di questa terra di confine. Alla domanda “vorresti vivere in un’altra regione” l’ottanta per cento dei cittadini risponde no.

La destra, Salvini, non è in grado di interpretare questo perché il suo messaggio è esattamente l’opposto.

Chiariamo qual è la posta in gioco: non un partito, non un presidente di regione ma darsi futuro investendo sulla nostra capacità relazionale,  sui nostri valori oppure chiudersi. Se vincesse la destra, e non vincerà, si bloccherebbe il motore di questa regione ossia la capacità di lavorare e fare insieme.

Coraggiosa ha l’ambizione di indicare una strada. Governare non è conservare ma cambiare tutti i giorni. 

Salvini non parla di Emilia Romagna e quando lo fa sbaglia. Nessuno può negare i risultati di questa regione.  Però bisogna affrontare i problemi nuovi: la transizione ecologica dell’economia. Qui anche la durissima crisi del 2008 si è affrontata salvaguardando il lavoro, in una relazione tra impresa e lavoro positiva. Adesso c’è la sfida del cambiamento, del welfare, della scuola, della ricerca. Dobbiamo guardare in faccia i problemi. Anche in questa regione c’è chi è in difficoltà».

Errani ha ribadito l’importanza di un profondo cambiamento senza però perdere la propria identità

«Bisogna cambiare ma non cambiare una cosa: il chi siamo. Vogliamo governare da questa regione partendo dai più deboli per costruire una prospettiva che sia in grado di far si che chi oggi è più debole si costruisca un futuro sicuro per sé e per la propria famiglia. Bisogna anche invertire il drammatico dato demografico dell’Italia. Bisogna fare figli ma si fanno figli non con i bonus ma se c’è certezza del futuro».

I senatore ha quindi cercato di spiegare l’avanzamento della destra in Italia e la crisi del PD.

«Il neo liberismo con la crisi del 2007/8 ha subito un colpo durissimo. La globalizzazione ha cambiato i termini della redistribuzione con una spaventosa crescita della disuguaglianza. Dieci persone al mondo possiedono una ricchezza pari a quella di 3 miliardi e 500 milioni di persone.  La destra ha risposto con il protezionismo, il nazionalismo, il sovranismo. La sinistra ha perso la sua capacità di produrre redistribuzione, pagando errori che sono stati fatti, soprattutto nel pensare di governare il liberismo

In Italia la sinistra ha via via perso identità. Si è ritrovata a rincorrere una certa idea liberista dal Job Act alla Buona scuola.

Il problema non è guardare indietro ma avanti. E’ cambiato tutto. Il lavoro, la società. Abbiamo un 30% della popolazione che ha bisogno di forme di sostegno perché si invecchia. E’ confermata la crescita dell’età media ma gli ultimi anni di vita sono peggiorati. Servono servizi, domiciliarizzazione per consentire una qualità della vita anche se non autosufficienti. La regione mette 460 milioni per la non autosufficienza mentre sono solo 550 a livello nazionale».

Non è mancato un accenno alla flax, bandiera economica della Lega e dei suoi alleati.

«Pensate ala flat tax. Se la facessimo chi ha cento pagherebbe tasse come chi ha dieci. Diceva don Milani non c’è cosa più ingiusta che trattare allo stesso modo chi ha condizioni radicalmente differenti. Per questo è una norma ingiusta.

Parliamo di persone non di frigoriferi o biciclette. Il privato spesso non corrisponde a un livello qualitativo minimo.

Nel 2020 sostengo che la sanità ed il welfare non sono mercato. Bisogna avere degli standard qualitativi».

L’ex presidente della regione ha poi spiegato come, a suo giudizio, dovrebbe essere un nuovo soggetto politico di sinistra.

«Uno degli aspetti più critici di questo paese è la crisi culturale che è profonda. Attiene anche ad un rapporto con la nuova tecnologia.

Nella narrazione della destra ci troviamo in un presente permanente. Anche sui giornali, negli articoli, è difficile trovare qualche verbo che non sia al presente. La dice lunga della crisi culturale che stiamo attraversando.

Un soggetto politico è innanzitutto anche un soggetto culturale come sono stati i grandi partiti (che oggi non sono più riproponibili come furono). Quei partiti era un soggetto culturale. Un partito deve avere una identità culturale, non puoi essere a 360 gradi. Bisogna farla la battaglia delle idee».

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