Fauna selvatica, Coldiretti chiede piani di abbattimento rapidi ed efficaci

Agricoltori allo stremo: "riportare la situazione sotto controllo è un imperativo che non può più essere ignorato"

«Siamo allo stremo: veniamo continuamente criticati e criminalizzati, ma a causa delle devastazioni provocate dalla fauna selvatica non possiamo più svolgere la nostra attività agricola». Sono parole di Gianpaolo Bozzi, allevatore di Castelnovo Val Tidone associato a Coldiretti Piacenza.

L’organizzazione piacentina denuncia da tempo la necessità di misure urgenti per contrastare la proliferazione incontrollata della fauna selvatica sul territorio: una problematica mai risolta che si manifesta oggi in tutta la sua urgenza, e riguarda non solo gli agricoltori, ma l’intera collettività. «Incidenti stradali, talvolta mortali, e minacce per la salute pubblica, in particolare il rischio di introduzione della peste suina africana da parte dei cinghiali, sono solo alcune delle forti criticità provocate dalla consistente crescita di animali selvatici», commenta Adriano Fortinelli, referente di Coldiretti Piacenza per l’attività venatoria.

Sono numerosi i casi di danni segnalati ogni giorno ai segretari di zona di Coldiretti Piacenza; tra questi, appunto anche quello di Bozzi, che si è visto devastare dai cinghiali i campi di mais appena seminato e che da diversi anni si trova a subire danni ormai insostenibili. «Se non trovano il mais si avventano sui prati stabili, colpiti pesantemente nel 2017. E non si tratta più di famiglie, ma di veri e propri branchi stanziali costituiti da esemplari anche di 200 kg, che alimentiamo noi con le nostre coltivazioni», spiega amaramente Bozzi.

«La situazione – denuncia Fortinelli – non è più tollerabile: i nostri associati si scontrano tutti i giorni con una realtà che non permette loro di lavorare. Se non viene più concesso alle nostre aziende di utilizzare mezzi di prevenzione legali come i dissuasori notturni, messi a disposizione dalla Regione Emilia Romagna e dagli Ambiti territoriali di caccia, non c’è altra scelta se non quella di procedere con piani di abbattimento in grado di riportare la situazione sotto una soglia che risulti sostenibile per il territorio». Come si legge, infatti, nel Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute – evidenzia Coldiretti Piacenza – in Italia vengono abbattuti ogni anno 300mila-500mila cinghiali a fronte di una popolazione post riproduttiva che oscilla tra 800mila e 1 milione di capi.

«È essenziale e improrogabile un’azione incisiva sul territorio: riportare la fauna selvatica sotto controllo è un imperativo che non può più essere ignorato. L’attività dei selettori deve potersi svolgere con tempestività, non è possibile che si debbano attendere giorni e giorni per le autorizzazioni. Serve uno snellimento burocratico che permetta di cambiare il modo e i tempi con cui si affronta il problema», afferma Fortinelli.

Coldiretti Piacenza fornisce supporto alle aziende che si trovano a subire danni da fauna selvatica anche attraverso un percorso di accompagnamento rivolto agli imprenditori agricoli che si trovano costretti a ricorrere ai mezzi giuridici per vedere riconosciuti i loro diritti. L’avvocato Stefano Antonio Marchesi, che si sta occupando della questione, riferisce che sono pendenti avanti il Tribunale di Piacenza due cause riunite volte ad ottenere il risarcimento da parte degli  agricoltori sulla base dei danni realmente subiti. «La sentenza – afferma – costituirà un precedente di merito  per tutte le altre richieste risarcitorie inevase ed oggetto di contestazione. Gli agricoltori non sono lasciati alla mercé di una situazione insostenibile nella quale non vengono assunte da parte degli enti preposti le misure  di contenimento e non si procede neppure, da parte degli stessi, a risarcimenti effettivi e congrui».

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