Fine vendemmia. Il bilancio dei produttori di Confagricoltura Piacenza

Rese leggermente inferiori, ma buon prodotto. Chiara Azzali: situazioni disomogenee hanno determinato un leggero calo di produzione, la flavescenza dorata torna a far paura

La vendemmia è appena conclusa. “A gennaio sapremo come è andata la produzione in generale, si vede comunque, già da ora, da cosa dipende la disomogeneità e quali sono i problemi comuni” – commenta così la presidente della sezione vitivinicola di Confagricoltura Piacenza, Chiara Azzali. “Chiarendo molto bene che si tratta di considerazioni relative a piccole e medie aziende vitivinicole che pigiano la loro uva e distribuite nelle 4 vallate e ad altitudini diverse, al momento, in mancanza dei dati di produzione delle singole aziende analizzati e aggregati, la situazione è disomogenea. Concorrono a determinare diversità i danni puntuali e con differente impatto, sui singoli vigneti delle gelate primaverili. La stessa siccità, che pure è un dato concorde, ha colpito diversamente da valle a valle.  Alcune aree, seppure limitate da un punto di vista di estensione, sono infine state colpite da vento e grandine devastanti. Tutto questo concorre a determinare un quadro a macchia di leopardo”. Dati omogenei confermano, invece, la previsione, per quanto riguarda la Val Tedone, di una diminuzione di resa mediamente di un 15 per cento da imputarsi esclusivamente alla calura estiva e alla mancanza d’acqua. Questa diminuzione di produzione pare non sia avvenuta, per contro, in Val d’Arda. Generalmente – rileva Confagricoltura Piacenza – si può parlare di salubrità d’uva: proprio per un clima non piovoso, non ci sono stati problemi di peronospora, oidio e botrite. “Altro dato invece è una forte pressione di mal dell’esca e di flavescenza, come abbiamo già segnalato anche agli uffici regionali. Per quanto riguarda la flavescenza – sottolinea Azzali – noi siamo già un territorio di insediamento, è endemica, si tratta di una fitopatologia che ha in questo momento grande vigore, tanto che anche altre zone come quella del lambrusco hanno avuto problemi. Sul nostro territorio, la situazione è talmente grave che si registra una moria importante di piante. Come Confagricoltura, attraverso gli uffici tecnici regionali abbiamo già segnalato con urgenza in Regione la problematica e avanzato proposte dopo aver consultato anche il consorzio fitosanitario. La prima è di allungare il periodo tra l’estirpo e il reimpianto, perché due anni sono troppo pochi per bonificare i terreni dagli ammaloramenti. Quanto alla seconda proposta, data la situazione, riteniamo possa servire anche un’ulteriore stretta sui controlli del materiale vivaistico”.

Per quanto riguarda le quotazioni, Azzali aggiunge un commento a latere dei prezzi resi noti nei giorni scorsi dalla Camera di Commercio di Piacenza: “Il mercato dell’uva è attivo nel bilanciare le diverse situazioni produttive e i prezzi, rispetto all’anno scorso il 10% più alti per quanto riguarda la Val Tidone, mentre sono analoghi allo scorso anno per la Val d’Arda in cui non c’è stato il calo produttivo che si era prospettato a causa della siccità”.

Un altro discorso ancora è quale sarà la resa in cantina per ciascuna tipologia d’uva. “Per questo attendiamo ancora qualche settimana per fare le valutazioni – conclude Azzali – ma rileviamo che alcune tipologie di vini nuovi si presentano al primo travaso particolarmente fecciosi”.

Nella foto Chiara Azzali, presidente della Sezione di prodotto Vitivinicola di Confagricoltura Piacenza.

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