Furti per oltre dieci milioni di euro nel magazzeno SDA di Monticelli. 94 le persone indagate

In totale sono state emesse 37 ordinanze cautelari, in gran parte contro italiani. I furti avvenivano anche su ordinazione da parte dei negozianti-ricettatori

Turni di lavoro perfettamente organizzati, con una suddivisione di compiti “tedesca”: al mattino ed al pomeriggio il gruppo capitanato da un siciliano, di sera e di notte quello con al vertice un calabrese. Peccato che però alcuni degli uomini impiegati presso il magazzino della SDA di Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza, anziché occuparsi della normale movimentazione della merce passassero una significativa parte di loro tempo ad organizzare il furto di tablet, Iphone, computer, elettrodomestici, scarpe e borsette di pregio nonché vestiti di famosi stilisti.

Un business parallelo che andava avanti almeno dal 2017 e che ha fruttato milioni di euro. La stima iniziale parla di dieci milioni di merce sottratta ma si immagina il totale sia molto più alto.

Questa mattina, in Procura a Piacenza, sono stati forniti i particolari dell’indagine che ha coinvolto 94 dipendenti su un totale di circa 250 operativi nel polo logistico della SDA, un’azienda che, lo ricordiamo, è controllata da Poste Italiana e dunque è in qualche modo pubblica, tanto che il pm Matteo Centini contesta, fra i 110 capi di imputazione, anche quello di peculato oltre all’associazione a delinquere, al furto, al riciclaggio, alla ricettazione.

14 persone sono state arrestate e portate in carcere, 11 sono state arrestate e messe ai domiciliari e 12 sottoposte all’obbligo di firma. Sono stati tutti rintracciati dai carabinieri a parte due che si trovano all’estero. In larghissima parte si tratta di italiani, con l’eccezione di qualche autista di origine straniera.

All’interno del centro logistico molti vedevano quanto accadeva ma nessuno aveva il coraggio di parlare. Del resto quando un caposquadra ha avuto il coraggio di dire qualcosa, oltre a ricevere pesanti minacce si è visto incendiare la macchina.

Gli inquirenti ritengono che a capo dell’organizzazione (definita verticistica) ci fosse da un lato Diego Accardi, 57 anni, siciliano e dall’altro Nicola Dattilo, 39enne calabrese. Entrambi si trovano ora in carcere.

Per l’accusa buona parte dei parenti stretti di Accardi sarebbero stati coinvolti in questo redditizio giro illecito, a partire dalla moglie che è finita ai domiciliari.

L’operazione – come ha sottolineato la neo procuratrice della Repubblica, la dottoressa Grazia Pradella – è stata possibile grazie al minuzioso lavoro investigativo dei carabinieri del comando provinciale di Piacenza ed in particolare agli uomini del Norm di Fiorenzuola e a quelli della stazione di Monticelli.

I magistrati hanno spiegato come, incredibilmente, all’interno di un magazzino dove vengono movimentate merci di valore non fosse installato un sistema di videosorveglianza e vigesse una sorta di anarchia. La gestione del magazzeno era affidata alla Elpe Global Logistic spa, con sede legale a Torino.

I componenti dell’organizzazione malavitosa agivano indisturbati spostando non piccoli pacchetti ma anche interi pallet di merce, accantonandoli in aree appartate dei capannoni in attesa di smistarli successivamente. Una vera e propria filiera del malaffare che vedeva coinvolte tutte le necessarie “professionalità” dagli autisti ai magazzinieri fino alle guardie giurate. Due di loro anziché sorvegliare sulla corretta gestione della merce chiudevano gli occhi e venivano pagati per non accorgersi di nulla. La merce rubata veniva poi caricata su camion, guidati da complici, e trasportate in negozi di ricettatori, concentrati soprattutto in provincia di Piacenza e nel cremonese. Parte della merce veniva anche venduta online. Su questo fronte le indagini continuano e non si escludono ulteriori sviluppi. Tra l’atro alcuni negozianti ricettatori facevano veri e propri ordini, chiedendo di rubare particolari modelli di telefono o di televisore per soddisfare le richieste dei clienti.

Anche durante l’operazione vera e propria, avvenuta ieri mattina all’alba, nel garage di alcuni degli arrestati è stata trovata refurtiva di varia natura fra cui computer, televisori, telefoni. Durante una fase precedente i carabinieri avevano invece fermato un furgone zeppo di pregiate scarpe Church’s e borse Prada per un controvalore di circa 20 mila euro.

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