I “disobbedienti” di Alternativa per Piacenza: “Non esiste ragione al mondo per sopprimere l’assemblea”

Continua un serrato dibattito politico, all'interno del centro sinistra piacentino, dopo la decisione unilaterale di sciogliere l'assemblea di App

Continuano gli strascichi politici dopo l’assemblea plenaria di ApP, svoltasi giovedì scorso, che, apparentemente, ha segnato la fine del laboratorio politico del centro sinistra piacentino. Per alcuni, l’altra sera è stata messa una vera e propria pietra tombale su tutti questi mesi di confronto e dibattito. Per altri invece potrebbe solo essere un temporaneo stop and go e non ha senso disperdere il patrimonio di idee costruito fin qui.

Il gruppo dei “disobbedienti” di Alternativa per Piacenza ha diffuso oggi un comunicato in cui attacca chi ha deciso di sciogliere l’assemblea nei termini e modi in cui è stato fatto. Fra i firmatari due dei padri fondatori di ApP, Dagnino e Rabuffi mentre manca Stefano Cugini la cui posizione è delicatamente in bilico fra l’appartenenza al Patito Democratico e la sintonia di idee con il gruppo di chi non ci sta a veder finire Alternativa per Piacenza in questo modo.

«Leggiamo e seguiamo con vivo interesse e sincero apprezzamento la nota firmata da un nutrito numero di componenti l’assemblea di Alternativa per Piacenza, in cui, senza esitazioni, si rilancia un appello all’unità, chiarendo ai cittadini che “una parte consistente di chi ha partecipato e condiviso questo percorso non si riconosce nelle ricostruzioni dell’ultimo passaggio avvenuto giovedì scorso”. In effetti giovedì in molti siamo rimasti esterrefatti dalla conclusione volutamente monca della riunione, in cui non si è permesso di tirare una riga sul confronto avvenuto, in verità ricco di spunti, preferendo la lettura di un comunicato preconfezionato con cui si è sciolta unilateralmente l’assemblea, così come conosciuta da un anno a questa parte, e congelato l’utilizzo del logo, rimandando a un futuro incontro la nascita di una nuova versione della plenaria. Per noi quest’ultimo punto è dirimente. Non esiste ragione al mondo per sopprimere l’assemblea, quella delle tante serate al Trieste 34, a meno di non voler delegittimare le persone che nella stessa e nei gruppi di lavoro si sono impegnate e, al tempo stesso, mettere alla porta i “disobbedienti”.

Ci dica senza tentennamenti, il tavolo politico, che é disponibile a rimediare, tornando sui propri passi e rinunciando a tracciare un così netto confine tra un prima e un dopo. Dia a tutti garanzia che quella assemblea, figlia delle origini, é viva e vegeta e non verrà liquidata. Se così sarà, troverà in noi gli stessi appassionati partecipanti al progetto di casa comune di questi mesi, disposti in modo costruttivo a provare a sciogliere i nodi politici tuttora aperti, senza ultimatum e a condizione non si snaturi un percorso tanto apprezzato da aver prodotto, “dal basso”, un documento così spontaneo di richiamo all’unità.

Davide Bastoni, Enrico Caruso, Giuseppe Castelnuovo, Sergio Dagnino, Stefano Forlìni, Luigi Rabuffi, Michele Rizzitiello, Giovanni Toscani, Milvia Urbinati».

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