I sindacati dei pompieri e dei carabinieri chiedono un’unica centrale operativa dei soccorsi

I rappresentanti dei due corpi prendono spunto dalla recente morte di una 67enne trovata morta sul greto del Nure e chiedono che venga istituita una centrale unica del 112 come nel resto d'Europa

Il segretario generale provinciale del Nuovo Sindacato Carabinieri NSC, Andrea Becchio, interviene sulla recente scomparsa di una donna di 67 anni trovata morta sul greto del Nure a Fossadello di Caorso.

Su questa vicenda i vigili del fuoco avevano inviato una lettera al prefetto lamentando la tardiva richiesta di intervento giunta ai pompieri imputandola alla mancanza di un protocollo provinciale sugli interventi di soccorso.

Questo quanto scrive Becchio:

«In seguito alla recente notizia della scomparsa di una donna, poi trovata deceduta nel greto del Nure a Fossadello di Caorso, a due passi dalla città, il coordinamento provinciale Vigili del fuoco – CGIL funzione pubblica ha inviato una lettera al Prefetto di Piacenza e ai propri dirigenti nella quale, dopo avere richiamato le elevate capacità operative, la professionalità e l’alta specializzazione del Corpo nei diversi aspetti del soccorso, ha lamentato che la mancanza di un protocollo provinciale sugli interventi sia stata la probabile causa del loro coinvolgimento tardivo nelle ricerche della donna.

La successiva pubblicazione della lettera mi ha spinto a chiedere un incontro al coordinatore provinciale dei Vigili del fuoco Giovanni Molinaroli, che ho incontrato nella giornata del 18 maggio.

Come segretario provinciale del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) ho manifestato la piena condivisione del contenuto del loro comunicato, i Vigili del fuoco sono una componente fondamentale dei servizi di emergenza e la loro professionalità è indiscutibile.

La definizione di un protocollo provinciale circa gli interventi di soccorso nell’emergenza-urgenza è sicuramente necessaria ma, a mio parere, è il momento di fare un passo ulteriore.

Le componenti della filiera del soccorso operano normalmente sul territorio in assenza di reale coordinamento. Ogni diversa forza di polizia e i Vigili del fuoco sono gestiti direttamente da una propria centrale operativa, mentre il 118 dal 2014 risponde alla centrale operativa Emilia ovest che ha sede a Parma e competenza su tre province (Piacenza, Parma e Reggio Emilia).

L’attivazione di una di queste non implica perciò automaticamente che anche tutte le altre (ciascuna in base alle proprie professionalità) siano allertate nello stesso momento in un’ottica di coordinazione.

Le centrali possono poi comunicare tra loro e, a loro volta, indirizzare le comunicazioni alle rispettive unità che intervengono nel soccorso.

Questo stato di cose contribuisce a rallentare notevolmente e a ridurre inevitabilmente l’efficacia degli interventi di emergenza (in svariate occasioni sono i minuti a fare la differenza della buona riuscita e gestione di un evento) poiché le unità di enti diversi che agiscono per la medesima emergenza, spesso in tempi e modi differenti, non possono comunicare tra loro sul campo se non attraverso le rispettive centrali operative.

Qualora poi venga attivata la protezione civile, componente che ha sempre fornito un importante contribuito in occasione delle emergenze, questa non può essere impiegata al massimo del suo potenziale fino all’insediamento di un punto di coordinamento anche sul luogo dell’evento.

La costituzione di una sola centrale operativa che risponda al numero unico europeo 112, competente a livello provinciale e che veda riunite in una medesima struttura gli operatori di tutte le forze che concorrono ai soccorsi e al controllo del territorio (vigili del fuoco, soccorso sanitario, polizia, carabinieri, carabinieri forestali, guardia di finanza, polizie locali e, all’occorrenza, protezione civile), è una scelta che a mio parere non è più procrastinabile.

La possibilità di gestire una richiesta di soccorso contemporaneamente da parte di tutte le componenti necessarie è un’esigenza concreta e improrogabile.

Non è più tempo per i diversi attori che si occupano di soccorso pubblico di pensare soltanto al proprio interesse in un’inutile logica competitiva e autoreferenziale.

Non è più tempo di far pagare ai cittadini l’inefficienza del coordinamento e quindi la mancata sinergia che compromette inevitabilmente il risultato finale.

Tutti i corpi formati e chiamati ad agire nella gestione di ogni emergenza hanno un’elevata professionalità che però può esprimersi al meglio solo se gestita da un’unica centrale operativa interforze permanente con competenza a livello provinciale.

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