Il Consorzio di Bonifica di Piacenza aumenta le bollette anzichè tagliare le spese

Secondo i consiglieri di minoranza il consorzio avrebbe potuto ottenere consistenti risparmi eliminando spese discutibili e non fondamentali al funzionamento dell'ente

I consiglieri di minoranza del Consorzio di Bonifica di Piacenza appartenenti alla lista “Giustizia e Trasparenza” Fabrizio Binelli, Giuseppe Castelnuovo e Angelo Bellin intervengono con una nota dopo che il Cda dell’ente ha deciso di aumentare le quote consortili a carico dei cittadini e degli agricoltori della nostra provincia. Rialzi che secondo i tre consiglieri, in un momento di difficoltà per famiglie ed imprenditori, potevano essere evitati tagliando invece voci di bilancio a loro giudizio del tutto sacrificabili.
«Nel mese di dicembre il Consiglio di Amministrazione del Consorzio di Bonifica ha approvato il bilancio di previsione 2023 con un aumento complessivo del 28%! Tale aumento incide per 8,5% sui proprietari di case di pianura, per il 18,5% sui proprietari di case della montagna, per il 73% sul settore irrigazione (con quote diversificate in base ai distretti irrigui). Tali enormi aumenti vengono giustificati con l’aumento dei costi di elettricità, carburanti, materiali e attrezzature.
Che gli aumenti siano reali è evidente a tutti. Tuttavia in un contesto di aumento generalizzato dei costi e della conseguente inflazione, che impatta drammaticamente sui bilanci delle famiglie e delle imprese, le amministrazioni pubbliche ma anche le società private più oculate, hanno cercato di ridimensionare, per quanto possibile, tutte le spese comprimibili o gli utili da distribuire. Non solo per non tartassare i propri amministrati o clienti ma anche per ossequio a un principio di responsabilità sociale.
Questo è esattamente l’invito che i Consiglieri di “Giustizia e Trasparenza” hanno rivolto al Consiglio di Amministrazione. Al Governo la chiamano “spending review”, un termine che non suscita troppe simpatie, perché si è tradotto spesso in un taglio lineare delle spese sociali con impatti drammatici sulle classi sociali più deboli. Noi però abbiamo chiesto una cosa diversa, cioè un’operazione di razionalizzazione, che non impedisse una corretta funzionalità del Consorzio ma si sforzasse di contenere le spese superflue o quantomeno non indispensabili, a seconda dei punti di vista. Si poteva fare? Noi siamo convinti di sì.
Per esempio se il Consorzio di Bonifica si occupasse solo delle proprie specifiche competenze, senza impelagarsi in attività aggiuntive, sarebbe stato possibile contenere le spese e gli aumenti dei contributi.
In concreto cosa si poteva fare?
1) Restituire ai Comuni le cosiddette “strade di bonifica”, strade che, in base alla normativa nazionale e regionale, avrebbero dovuto essere destinate ai Comuni fin dal 1975 e di cui invece il Consorzio di Bonifica si è addossato gli oneri di gestione, sulla base di un accordo implicito con la Regione, a danno dei consorziati. Questo passaggio di consegne permetterebbe un risparmio di ben 500.000 euro.
2) Far pagare agli utenti dei cosiddetti “acquedotti rurali” la manutenzione delle reti. Infatti il Consorzio di Bonifica non ha mai affidato – come hanno fatto tutti gli altri proprietari delle reti – al gestore provinciale IRETI, gli acquedotti di numerose frazioni. Almeno avrebbe potuto far pagare il regolare servizio di manutenzione, determinando un risparmio di circa 125.000 euro, cifra che invece grava su tutta la contribuenza.
3) Diminuendo i costi amministrativi: a) risparmiando sulle locazioni (solo la faraonica sede di Piacenza costa 70.000 euro; b) Azzerando la spesa per la partecipazione ad enti e associazioni con un risparmio di 86.000 euro; c) Diminuendo le spese legali (evitando di sfoggiare il proprio potere verso i consorziati ricorrenti con azioni legali che si trascinano fino in Cassazione) per ben 80.000 euro.
4) Riducendo drasticamente le spese di comunicazione e rappresentanza dal momento che il Consorzio di Bonifica è un ente che svolge la propria attività in regime monopolistico e non necessita di alcuna pubblicità; risparmio di 39.000 euro.
5) Effettuando la riscossione delle cartelle in proprio (invece di affidarle ad Equitalia) con un risparmio di ben 227.000.
Solo con queste operazioni si sarebbe potuto risparmiare circa un milione di euro che avrebbe permesso di azzerare l’aumento per i proprietari di immobili di pianura e di montagna e un contenimento della contribuzione per il settore irrigazione, senza incidere sulla funzionalità dell’Ente.
Proposte che abbiamo trasformato in emendamenti al bilancio che purtroppo sono stati respinti in blocco dalla maggioranza, con l’unica eccezione dei Consiglieri di Confedelizia che non hanno partecipato alla votazione.
Anche l’anno scorso, pur in presenza di un aumento di minor portata (3%) le nostre proposte erano state respinte ma speravamo che di fronte all’eccezionalità della situazione che stiamo vivendo, si potesse quantomeno discutere delle misure compensative per evitare un tale aumento delle cartelle. Non è andata così.
I proprietari di case della pianura e della montagna se ne facciano una ragione; oltre agli aumenti delle bollette per gas, elettricità, trasporti, tassazioni varie, dovranno subire anche l’aumento della tassa di bonifica, anche nel caso di mancato vantaggio effettivo.
Speriamo che alle prossime elezioni del Consorzio di Bonifica, i cittadini siano messi finalmente nelle condizioni di poter scegliere chi votare, anche se non pare che la Regione si stia attivando per consentire il voto elettronico e la modifica dell’assurdo sistema elettorale in vigore. Chissà perché….».

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