“Il nuovo ospedale simbolo di rinascita ma inanto si smantella la sanità piacentina”

Lo sostiene il Comitato territoriale per la salute e per una medicina territoriale - Piacenza che aggiunge: "alle urgenze bisogna rispondere oggi e non fra 10 anni"

Il neonato Comitato territoriale per la salute e per una medicina territoriale – Piacenza interviene nuovamente sul tema del nuovo ospedale, attraverso un comunicto in cui esprime preoccupazioni e perplessità.

“Nel corso di un dibattito televisivo, lo scorso 20 giugno, l’assessore allo sviluppo economico Colla ci spiega che sarà il nuovo ospedale a sostenere il rilancio anche economico della provincia di Piacenza così duramente colpita dal Coronavirus. Il messaggio è: nuovo ospedale e in fretta, quindi Barbieri, sindaco e presidente della provincia, venga nominata anche commissario straordinario per i lavori di costruzione.
Guardandolo da vicino, sotto l’ottimismo del fare subito, teso a rassicurare la popolazione, questo discorso ha troppi silenzi e approssimazioni.

Approssimazione sull’occupazione. Una delle più grandi realtà occupazionali del territorio” afferma l’assessore Colla. Certo. Ma in cosa il nuovo ospedale aumenterebbe personale occupato, visto che il PTSS in vigore non prevede aumenti di posti letto complessivi nella rete ospedaliera piacentina ?
Col nuovo ospedale si avrebbe un semplice trasloco, fra 10 anni, senza aumentare di una virgola l’occupazione .
Silenzio sull’organico. Oggi rimangono le condizioni assurde di lavoro sotto organico di medici ed infermieri. Silenzio su come attrezzare oggi (e non domani) la rete ospedaliera pubblica per rispondere all’enorme arretrato di visite ed interventi causato dal Covid-19. La sanità pubblica intende rispondere alle sempre più lunghe liste di attesa per visite ed esami o basta dirottarle su quella privata?
Se l’obiettivo è di sostenere l’occupazione, e nel contempo adeguare la risposta sanitaria, oggi, e non domani, non c’è bisogno di aspettare il nuovo ospedale.
Silenzio sul depotenziamento, secondo il piano socio sanitario vigente, della rete ospedaliera
provinciale. Già da ora si procede a spostare sull’attuale ospedale di Piacenza molte delle funzioni fino ad ora in carico a Castel San Giovanni e Fiorenzuola, riducendo oltretutto anche i loro Pronto Soccorso a Punti di Primo Intervento.
Il nuovo ospedale , presentato come “simbolo della rinascita” per risollevare la sanità e l’economia provinciale è però uno strano simbolo, dato che si procede allo smantellamento della rete sanitaria sul territorio. Sarà la rinascita / continuazione dello stress sull’attuale polo ospedaliero del capoluogo, condannando tutti noi ad una sempre maggiore difficoltà all’accesso alle cure, alle analisi ed alle visite.
Se davvero si vuole sostenere l’economia piacentina partendo dal settore sanitario ben altre cose sarebbero necessarie, e da subito, non fra 10 anni.
Coprire la pianta organica oggi deficitaria
garantire il ricambio e la manutenzione delle attrezzature
sostenere e non smantellare ospedali (vedi Villanova, eccellenza da mantenere, Castel San
Giovanni e Fiorenzuola) ed i pronto soccorso sul territorio.
riportare l’OsCo di Bobbio a piccolo ospedale
investire nelle RSA oggi in sofferenza (vedi Albesani) sostenendole nella uscita dal Covid-19 per adeguarne le strutture in modo da garantire personale sufficiente, misure di distanziamento.
Piacenza è inoltre l’unica provincia ad avere un solo punto nascita. Per 287mila abitanti utenti c’è oggi una sola traumatologia, una ginecologia, una chirurgia in acuto. Questi sono i bisogni che andrebbero risolti.
A ragione siamo tutti richiamati alla massima attenzione per evitare un contagio di ritorno, però non è aspettando il nuovo ospedale fra 10 anni che possiamo pensare di trovarci preparati, ma rafforzando l’attuale rete sanitaria ospedaliera e territoriale.
I bisogni della popolazione, il diritto alla sicurezza sanitaria, ad accessi distribuiti sul territorio non trovano spazio nei discorsi dell’assessore Colla e della sindaca Barbieri, responsabile della salute dei suoi concittadini. Dalle loro dichiarazioni non vengono date informazioni rilevanti sul perchè servirebbe un ospedale nuovo, né danno conto delle alternative possibili. Abbiamo invece dichiarazioni fatte di decisioni blindate, che non rispondono a nessuna delle obiezioni sollevate da tempo e da più parti.
Nessuna risposta alle urgenze a cui bisogna rispondere oggi e non fra 10 anni.

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