Il presidente del tribunale Ghitti in udienza mise in dubbio i metodi della Levante

L’ex gip di Mani Pulite, nelle nostra città dal 2013 al 2017, si insospettì per gli arresti “a strascico” effettuati a fine mese ai giardini Margherita. Un sistema alimentato dalla smania di apparire sui giornali

“La smania di farsi immortalare e di finire sui giornali  locali”, del fare carriera grazie al numero di arresti. Sarebbero queste secondo quanto ha raccontato al “Giornale” Italo Ghitti, giudice di Mani Pulite e poi presidente del tribunale di Piacenza dal 2013 al 2017 (ora in pensione), alcune delle principali cause che hanno portato alla degenerazione della caserma Levante.

Proprio nel suo ruolo di capo dei giudici piacentini Ghitti si era insospettito per i troppi arresti “a strascico” effettuati da quei carabinieri in particolare verso la fine del mese quasi a voler gonfiare le statistiche.  L’ex presidente del tribunale ha qualche dubbio su botte e torture (“gli avvocati ce ne avrebbero parlato”) mentre aveva manifestato perplessità sui metodi di arresto, sui rapporti con i confidenti: “andavano al parco e raccattavano quello che capitava”. Un sistema che Ghitti attaccò pubblicamente in udienza definendolo inaccettabile.

Tra l’altro arrivato a Piacenza da poco, nel 2014, si trovò ad affrontare gli arresti di poliziotti della locale questura finiti nei guai sempre per spaccio. Una storia condita, anche in quel caso, da ricatti, droga, escort. Una storia che purtroppo i ripete a distanza di pochi anni.

Tante cose non tornavano al giudice come il fatto che talvolta arrivassero in città carabinieri provenienti da altre stazioni locali e che effettuassero arresti in zone normalmente non toccate. In base a quanto emerso ora viene da pensare che lì operassero i contatti degli uomini della Levante.

Una degenerazione che Ghitti lega alla mania di protagonismo degli uomini e degli ufficiali. La stessa ansia di apparire che, alla fine, travolse Tangentopoli  “che si trasmette giù per la scala gerarchica e alla fine si trasforma in un meccanismo criminale”.

Ghitti conclude l’intervista a Luca Fazzo raccontando come una volta le indagini fossero frutto di pazienza e sacrifici mentre a Piacenza, in tempi recenti, il ventisette del mese si facessero retate ai giardini Margherita per pescare qualche gambiano con tre grammi di droga in tasca  o a ricattare i ragazzi pescati con il fumo e costretti ad incastrare qualche pusher in cambio di una mancata segnalazione che, se fatta, avrebbe comportato il ritiro della patente.

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