Illegittimo non far entrare in procura persone senza green pass. Lo sostengono alcuni avvocati piacentini

L’avvocato Rosarita Mannina, in nome e per conto di un gruppo di avvocati del Foro piacentino, ha inviato un comunicato stampa per stigmatizzare quanto accaduto nei giorni scorsi davanti alla procura di Piacenza. Ad un gruppo di cittadini che voleva depositare alcune denunce è stato impedito l’accesso poiché privi di green pass, una pratica che secondo gli scriventi è illegittima e priva di fondamento giuridico.

“Un episodio grave e che deve far riflettere”, così un gruppo di avvocati piacentini commentano ciò che è avvenuto lo scorso primo febbraio, davanti alla Procura di Piacenza, quando una decina di cittadini, recatisi presso la Procura di Piacenza per il deposito di alcune querele, si sono visti negare l’accesso a causa della mancata esibizione del certificato verde.

Ad attendere questi cittadini che, a giudicare dai video che circolano in rete, sono stati assolutamente pacifici, collaborativi e meramente desiderosi di far valere propri diritti costituzionalmente protetti, vi era addirittura personale DIGOS.

“Nella nostra veste di giuristi e di chi, dunque, in qualità di appartenente all’Avvocatura, riveste un ruolo sociale di salvaguardia della legalità e dello stato di diritto, non nascondiamo viva preoccupazione per quelli che non possiamo che ravvisare come pericolosi segnali di ingravescente autoritarismo, che rischiano di cronicizzare, in un graduale ed inesorabile soffocamento dei diritti civili primari, quali, per l’appunto, l’accesso alla giustizia.

Nello specifico contesto, riteniamo arbitraria e illegittima la decisione di attivare procedure di verifica delle certificazioni verdi Covid19 al di fuori dell’alveo precettivo, col rischio, così facendo, di codificare un vizio operativo ultra petitum attraverso l’indebita estensione dell’ambito di applicazione del D.L. 1/2022.

Il diniego opposto all’accesso a soggetti privi di Green pass base risulta, invero, del tutto infondato.

Basti esaminare il testo dell’art. 1, comma 1, lett. d) del DPCM 21 gennaio 2022, che trascriviamo per mera comodità di lettura, nella parte che viene in considerazione:

“[…] Le esigenze essenziali e primarie della persona per far  fronte alle quali, nell’ambito dei servizi e delle attività’ che si svolgono al chiuso di cui al comma 1-bis, lettera  b),  non  è richiesto  il possesso di una delle certificazioni verdi COVID-19, di cui  all’art. 9, comma 2, del medesimo decreto legge, sono le seguenti: […] d) esigenze di giustizia, per le quali  e’  consentito  l’accesso agli uffici  giudiziari  e  agli uffici  dei  servizi  sociosanitari esclusivamente  per  la  presentazione  indifferibile  e urgente  di denunzie da parte di soggetti vittime di  reati  o  di  richieste  di interventi giudiziari a tutela di persone minori di età o  incapaci, nonché’ per consentire lo svolgimento  di  attività’  di  indagine  o giurisdizionale per cui è necessaria  la presenza  della  persona convocata”.

Non riteniamo di spendere parola in merito al rilievo che tanto l’indifferibilità che l’urgenza di una denuncia non possa certo essere valutata a priori, e senza nemmeno conoscerne il contenuto – cosa che, ovviamente, nemmeno gli è consentita – da un usciere o da una guardia giurata posta all’ingresso degli uffici della Procura.

Auspichiamo, pertanto, un ritorno al pieno rispetto di quel “patto di lealtà sociale” che lega il popolo alle proprie istituzioni, il cui ruolo di servizio – funzionale alle esigenze democratiche – mai dovrebbe essere offuscato da pericolose derive autoritarie”.

 

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