La commissione antimafia che non si chiama antimafia e che forse dovrebbe chiamarsi “della discordia”

La politica locale, sempre più arroccata su sponde distanti, si spara bordate e contro bordate sulla vicenda di una commissione che avrebbe dovuto unire tutti contro ogni forma di criminalità. La città reale intanto guarda perplessa

Il nome giusto dovrebbe essere “commissione della discordia” perchè mai nella storia del Comune di Piacenza la costituzione di una commissione è stata oggetto di egual numero di critiche, litigi, ripicche, accuse.

Il bello (od il brutto) è che la commissione in questione è quella costituita sulla spinta delle note vicende giudiziarie dell’ex presidente Caruso, finito invischiato in fatti di ndrangheta. Una commissione che doveva servire ad unire minoranza e maggioranza, a cementarle nel comune rispetto per la legalità e nell’avversione verso ogni forma di corruzione e criminalità.

Per tutti (tanto più fuori dal palazzo) è sempre stata la commissione antimafia, salvo che chiamarla così sembra cosa brutta, dà l’idea che nella nostra città abbia messo radici la criminalità organizzata. Più corretto politicamente battezzarla “commissione prevenzione e contrasto delle mafie e della corruzione, promozione della cultura della legalità”.

In un dialogo surreale fra partiti locali di governo e di opposizione, in cui non si capisce chi – a turno – sia stato il muto ed il sordo, l’accordo sul nome del consigliere a cui farla guidare non c’è stato.

Si son bruciati l’uno dopo l’altro i pretendenti in un preoccupante falò delle vanità politiche (neppure si corresse per una poltrona al Senato). La suddivisione delle cariche è diventata più complicata di una formazione di Sarri, senza neppure la soddisfazione finale di vincere lo scudetto! Schema 1: il presidente alla maggioranza ed i due vice alle minoranze. Schema 2: il presidente alle minoranze ed i vice alla maggioranza. Schema 3 (quello definitivo): tutto alla maggioranza … che così non si sbaglia, tanto i voti ci sono!

Ne è seguita una ridda di dichiarazioni (l’ultima a nome dei capogruppo di maggionza la leggete qui sotto). Sciabolate , affondi e parate verbali.

Ci si domanda poi come mai la gente senta la politica sempre più distante dal mondo reale.

Fuori intanto la città affrontava la criminalità più subdola, quella che indegnamente vestiva la divisa nera da carabiniere e spacciava a gogò, sotto gli occhi di tutti e vista da nessuno.

Fuori la città affrontava ed affronta una fra le crisi sanitarie ed economiche fra le più dure della storia recente.

Fuori i negozi e gli artigiani chiudevano e chiudono i battenti e non perché strozzati dal pizzo (di cui la commissione dovrebbe discettare) ma da una inarrestabile congiuntura economica mondiale aggravata da decenni di miopi scelte politiche locali.

Vien da pensare che a furia di discutere di commissioni … si commetta il peccato di perdere di vista la città vera, quella che soffre ed arranca e che non ha bisogno di “organismi politici di discussione” per uscire dal pantano. Perchè le parole servono … ma i fatti di più.

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Pubblichiamo qui di seguito la nota sottoscritta dai capigruppo di maggioranza del Consiglio Comunale di Piacenza proprio sulla questione della commissione.

“Vogliamo fare chiarezza sulla commissione permanente numero 5, che non si chiama commissione antimafia bensì commissione prevenzione e contrasto delle mafie e della corruzione, promozione della cultura della legalità. Questo non per essere pignoli o tassonomici ma perché i dettagli spesso evidenziano sostanza. La scelta del presidente Chiappa non solo è stata frutto di un collegiale ragionamento, ma è la dimostrazione che la maggioranza che sostiene il sindaco Barbieri è più che mai compatta. In ogni caso i consiglieri di maggioranza avevano evidenziato grande apertura anche nei confronti dell’opposizione, certi del fatto che l’Avv. Fiazza avrebbe avuto tutte le competenze per presiedere la commissione. Pertanto, quanto ad asserite interferenze esterne alla consigliatura, rivendichiamo la nostra totale autonomia nelle decisioni. Abbiamo sempre dimostrato di saperci confrontare senza la presunzione di chi, arroccato nel proprio ruolo, cerca il confronto con lo specchio per poter aver ragione. Tanto dovevamo per chiarezza.

I capigruppo di maggioranza”.

 

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