La Commissione Ue rimanda al mittente il PSN dell’Italia

Gasparini (Confagricoltura): "I veri obiettivi non sono prioritari per l’Ue"

Le 40 pagine delle osservazioni sul Piano Strategico Nazionale informano che la Commissione europea è fortemente intenzionata a portare avanti i due principi ispiratori dell’attuale ciclo di riforma Pac: il primo è la distribuzione più equa e mirata dei pagamenti diretti, favorendo in tal modo territori, beneficiari e settori finora poco privilegiati, se non addirittura penalizzati; il secondo è il contributo degli interventi programmati all’obiettivo, considerato inderogabile, della transizione ecologica e del miglioramento delle prestazioni ambientali.

“L’essenza dovrebbe essere il coltivare più cibo che mai – sottolinea Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – e gli agricoltori devono avere tutte le possibilità e i mezzi per farlo, ma promuovere un sistema di imprese agricole vitale, efficiente, moderno, orientato al mercato e all’innovazione non sembrano essere temi contenuti nell’agenda delle Istituzioni europee. Non ne siamo sorpresi e se per noi la bozza del Psn era un documento in cui non c’erano scelte di campo sufficientemente chiare in favore della produttività, la risposta dell’Ue è, se possibile, ancora più lontana dai nostri desiderata”. I principi e le linee di azione individuati nel Green Deal e successivamente nel Farm to Fork e nella Strategia Biodiversità sono tutti confermati, senza alcuna eccezione, nonostante i numerosi studi di impatto realizzati nei mesi scorsi dai più autorevoli centri di ricerca internazionali abbiano dimostrato l’inconsistenza, l’incoerenza e gli effetti dannosi potenziali derivanti dal percorso individuato. “Quella dell’Europa è una grave inadempienza nei confronti dei bisogni fondamentali dell’uomo e quindi degli Stati. L’avevamo già detto, lo ribadiamo – tuona Gasparini – accusiamo anche i nostri apparati di non saper leggere la realtà e di lasciarsi plasmare invece di guidare. Finiscono i mandati, ma non la vita e noi abbiamo l’obiettivo di difendere i nostri figli dai burocrati europei dalla decadenza relativistica europea. Abbiamo fatto l’errore di indebolire e impoverire i nostri figli senza aver imparato dagli errori della storia, così l’ideologia sta ancora bloccando le nostre imprese e lo sviluppo. La guerra ha accelerato quello che sarebbe successo comunque: trovarsi con un continente che non produce.  Il momento di crisi fa emergere gli errori del sistema: il primo è essersi lasciati guidare dalla matrice ambientalista e non scientifica che ha visto la produttività in contrapposizione con la tutela dell’ambiente. È una grande falsità dire che con il set aside l’ambiente migliora: peggiora ed è oltretutto vero che crea inquinamento perché interrompe l’autoapprovvigionamento e quindi l’economia circolare, aumentando l’importazione con il conseguente costo ambientale dei trasporti”.  Va sottolineato che i limiti ambientalisti imposti da queste strategie esasperano la mancanza di reciprocità delle regole con altri stati del mondo da cui siamo sempre più costretti a importare sia derrate alimentari che energia e fattori produttivi in generale.

“In agricoltura abbiamo sempre soddisfatto i bisogni senza danno per l’ambiente.  Perseverare sulla strada di queste strategie e adattare le nostre politiche invece di opporci significa non imparare neppure dagli schiaffi che riceviamo. Accusiamo di alto tradimento i nostri amministratori – conclude Gasparini – per preferire il sacrificio dei propri operatori economici obbedendo ad un pensiero dominante europeo il cui scopo rischia di essere quello di fagocitare la nostra sovranità. Come dopo tangentopoli è stata scientemente demolita la grande industria pubblica italiana, ora viene svenduta la piccola impresa, sicuramente quella agricola. Non lasceremo i nostri figli indifesi in balia di questa deriva, come la generazione prima ha lasciato indifesi noi”.

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome