“La discriminazione contro gli ambulanti alimentari non ha senso”

Nella nostra regione (contrariamente al resto d’Italia) sono di fatto proibiti i tradizionali mercati alimentari all’aperto. Gli ambulanti, ormai alla disperazione, scrivono alle istituzioni

Ci sono decisioni prese dalla Regione Emilia Romagna che si faticano a comprendere Fra di esse c’è il divieto, ancora in atto, di svolgere i mercati alimentari all’aperto. Si consente di fare la spesa nei supermercati, si sono (fortunatamente) riaperti i mercati fissi ed invece continua la proibizione nei confronti degli ambulanti. Questo nonostante all’aperto le chance di contagio siano molto più ridotte e le possibilità di mantenere le distanze di sicurezza ampie.

Per questo  le due associazioni di categoria hanno deciso di scrivere alle istituzioni una lettera aperta sottoscritta da Fabrizio Samuelli         Coordinatore provinciale Anva Confesercenti e Maurizio Fumi Presidente provinciale Fiva Confcommercio.

«In Emilia Romagna si è determinata una situazione per cui i Mercati Alimentari e il commercio itinerante degli stessi prodotti restano di fatto sospesi, nonostante l’ultimo DCPM del 10 aprile ne permetta lo svolgimento su tutto il territorio nazionale.

Anche l’Ordinanza regionale dell’11 aprile, a dire il vero, acconsentirebbe lo svolgimento dei mercati a merceologia esclusiva di alimentari e la vendita dei medesimi prodotti nei posteggi utilizzati a tal fine, all’interno di strutture coperte o in spazi pubblici recintati e nel rispetto di alcune condizioni:

·         regolamentazione degli accessi all’area mercatale

·         rispetto del distanziamento interpersonale di un metro.

Un atteggiamento da parte della Regione incomprensibile, però, restringe questa possibilità solamente a quelle realtà permanentemente recintate (interpretazione della norma resa pubblica attraverso una faq) introducendo una distinzione tra aree recintate stabili o provvisorie, dove poter svolgere o meno i mercati alimentari, che pare poco giustificabile.

Alle prescrizioni delle norme, gli operatori del mercato aggiungono la disponibilità per la clientela di mascherine, gel disinfettante e tutto quello che può servire a permettere uno svolgimento del mercato sicuro per gli operatori e i consumatori, col vantaggio anche dal punto di vista sanitario di svolgersi all’aria aperta.

La possibilità di svolgere questi mercati rappresenta, inoltre, un’opportunità di riprendere l’attività a tante piccole imprese, ormai stremate che, oltre a non incassare nulla da quasi due mesi, all’inizio della pandemia hanno dovuto fare i conti anche col danno economico, dovuto alla sospensione dell’attività dall’oggi al domani, che ha costretto letteralmente a buttare tutta la merce deperibile.

Non è semplice adeguare il mercato alle disposizioni previste che non sono realizzabili in tutti i mercati, ma dove c’è la volontà delle Pubbliche Amministrazioni o di Consorzi di gestione dei servizi alle aree mercatali, di mettere in pratica i protocolli previsti, si deve dare l’opportunità anche a queste attività di operare.

Contribuiranno a decongestionare dai consumatori le altre forme distributive, oltre che a svolgere quella funzione calmierante dei prezzi che da sempre svolgono i mercati.

Gli Ambulanti di prodotti alimentari sono l’unica forma distributiva di generi di prima necessità a cui è impedito di lavorare: una discriminazione che non ha più senso.

Gli operatori dei mercati sono stati i primi a sospendere l’attività e l’hanno fatto senza polemiche, questo nonostante i gravi danni economici a cui prima si faceva riferimento.

Ora i protocolli per operare in sicurezza ci sono e dove le Pubbliche Amministrazioni sono disponibili a seguirli, i mercati devono assolutamente svolgersi.

La situazione disperata di tante piccole imprese del settore (a cui fanno riferimento altrettante famiglie), ormai logorate dalla situazione che si è generata, potrebbe veramente innescare forme di protesta anche eclatanti frutto dell’esasperazione e difficilmente controllabili.

Per questo, ANVA e FIVA, chiedono alle Istituzioni di rivedere al più presto la posizione di chiusura verso questa attività e di permetterne lo svolgimento sin dalla prossima settimana come, peraltro, avviene già in tutto il resto del Paese».

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