La madre di Stefano Barilli riconosce il corpo ripescato in Po: è suo figlio

Eseguita oggi a Pavia l'autopsia sul corpo del giovane. Decisivi per la madre alcuni segni e cicatrici

Non vi erano grandi dubbi sul fatto che il corpo ripescato in Po due giorni fa nei pressi di caselle Landi, nel Lodigiano, fosse quello del 23enne Stefano Barilli, ma oggi è arrivata la conferma quando la mamma ha riconosciuto la salma da alcuni segni e cicatrici, come ha reso noto il procuratore della Repubblica di Lodi Domenico Chiaro.
Come è noto nella tasca dei pantaloni erano stati trovati, avvolti nel cellophane, i suoi documenti ed un bigliettino in cui dava conto del gesto estremo «nessuno mi ha costretto, è un suicidio intenzionale». Il corpo era vestito con gli abiti scuri e le scarpe con cui Stefano Barilli aveva lasciato casa quella notte fra il 7 e l’8 febbraio. Si suppone che il cadavere fosse incastrato in quell’area da alcuni giorni; da lontano poteva sembrare un grosso sacco di plastica nera ed il pescatore 70enne che alla fine ha avvertito le autorità lo aveva già notato una settimana prima, non immaginando però potesse trattarsi di un corpo.
Il cadavere era privo della testa, fatto non rarissimo in caso di lunga permanenza in un fiume, con la possibilità di urti contro le sponde, contro legni, oggetti galleggianti olre all’azione della fauna acquatica. Mancava dunque la possibilità di un riconoscimento immediato.
L’autopsia, eseguita oggi a Pavia, doveva stabilire se il giovane potesse essere stato vittima di una qualche violenza: Fatto che il medico intervenuto il giorno del ritrovamento lungo il fiume aveva escluso al pari dei colleghi anatomopatologi durante l’esame odierno
Ulteriori esami tissutali permetteranno di stabilire se, come probabile, la causa della morte sia stata l’annegamento. Sarà anche eseguito il test del DNA anche se già oggi la madre del giovane non ha avuto dubbi ed ha visto spegnersi definitivamente la speranza di poter riabbracciare vico il suo Stefano.

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