La modernità di Bonaldo Stringher, fondatore con Luigi Luzzatti del sistema delle banche popolari

Presentato a Palazzo Galli, con l’autore De Lucia Lumeno, il volume sul primo Governatore della Banca d’Italia

Occuparsi del passato per proiettarsi nel futuro, perché il nostro futuro è scritto nella nostra storia. Questo il principio che ha ispirato il volume “Bonaldo Stringher «Serenità, calma e fermezza» – Una storia economica dell’Italia” (Guerini e Associati editore), scritto in occasione del novantesimo anniversario della morte di uno dei protagonisti della vita economica, istituzionale e sociale nel periodo di costruzione dell’Italia unita e presentato (in presenza e in streaming) a Palazzo Galli della Banca di Piacenza, Sala Panini, dall’autore Giuseppe De Lucia Lumeno – segretario generale di Assopopolari – in dialogo con Corrado Sforza Fogliani, che ha firmato l’Introduzione alla pubblicazione. Pubblicazione (con Prefazione del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco) che ricorda appunto la figura di Bonaldo Stringher (1854-1930), ministro delle Finanze nonché, per 30 anni, direttore generale e primo Governatore di Via Nazionale e fondatore, insieme a Luigi Luzzatti, del sistema delle banche popolari. L’incontro era il secondo – di quattro – dedicati all’editoria della Banca (prossimo appuntamento, venerdì 21 maggio, sempre alle 18 e sempre in Sala Panini, con la presentazione del volume “Sagrestie piacentine – Racconto per immagini”).

Entrambi i relatori hanno ricordato le figure di primo piano della politica, dell’accademia e dell’economia che a cavallo tra ‘800 e ‘900 uscirono dalla fucina del Credito Popolare: i tre Luigi (Albertini, Einaudi, Luzzatti – quest’ultimo di casa a Piacenza), ai quali lo stesso dott. De Lucia ha dedicato un libro. Bonaldo Stringher era una di queste figure, anche se era più uomo delle scienze esatte (formatosi a Ca’ Foscari, iniziò la carriera all’Ufficio statistico del ministero dell’Agricoltura e portò in Banca d’Italia – ha ricordato Sforza Fogliani – il metodo quantitativo, applicato ancora oggi).

L’autore – il maggior studioso di Bonaldo Stringher – ha evidenziato il ruolo attivo svolto dallo stesso nella costituzione di numerose banche popolari citando «l’interesse, lo studio e l’azione» di Stringher «per lo sviluppo delle comunità e dei territori, che si otteneva affrancando le classi più deboli: questione sociale e cooperazione, dunque, come strumenti per la modernizzazione del Paese».

Il dott. De Lucia ha quindi spiegato che cosa ci insegna il racconto di quel periodo: «Che la storia la fanno gli uomini ed essa è edificante se gli uomini sono capaci, infelice se non lo sono. L’augurio per l’oggi? Che si formi un gruppo di persone responsabili e capaci che – come accadde nella giovane Italia unita dove si credeva nelle idee e nei valori – abbia a cuore il bene comune ed il bene del Paese tutto».

Il presidente esecutivo di Assopopolari e della Banca di Piacenza Sforza Fogliani, parlando delle banche popolari ha osservato come la storia si ripeta: «Il provvedimento Renzi, con l’obbligo di trasformazione delle Popolari in Spa (quelle con patrimonio superiore agli 8 miliardi di euro, ndr) è contermini ad una legge fascista del 1927». Ma perché le banche popolari sono così odiate dai (veri o camuffati) regimi?, si è domandato il presidente Sforza fornendo questa lettura: «Perché ostacolano le grandi banche tutelando la concorrenza nei territori dove operano e con il voto capitario, grande principio liberal-democratico, sono inattaccabili dal potere economico internazionale. A Piacenza – ha esemplificato Sforza – i tassi di interesse sono inferiori alle altre città dell’Emilia grazie alla presenza della nostra Banca, che aiuta il territorio d’insediamento (dove si riversano 60 milioni l’anno, esclusi i finanziamenti) perché se cresce il territorio cresce essa stessa, in base al principio, smithiano ed einaudiano, che chi lavora per sé lavora anche per gli altri».

Il dott. De Lucia, al termine dell’interessante e seguita presentazione, ha ricevuto dal presidente del Cda della Banca Giuseppe Nenna la “Targa del benvegnu”, testimonianza dell’antica tradizione dell’accoglienza piacentina.

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