La Piacenza di una volta nelle poesie di Carella, Faustini, Rocchetti e Sperzagni

Dalle letture di Francesca Chiapponi emersa la nostalgia degli autori dialettali per la città che cambia

Quando Valente Faustini (nel 1922) ed Egidio Carella (nel 1960) morirono, i loro feretri furono portati in Piazza Cavalli, dove vennero declamati gl’inni che avevano dedicato a Piacenza: “Passion” del 1910 e “Piaseinza at vöi bein” del 1950. C’erano anche queste due liriche molto conosciute tra le poesie declamate l’altra sera dall’attrice e regista Francesca Chiapponi al PalabancaEventi (Sala Panini, con Sala Verdi videocollegata) nell’ambito della manifestazioni collaterali alla mostra “La Piacenza che era”, in corso fino al 16 gennaio. La città che non c’è più, dunque, raccontata non solo da quadri e fotografie esposti nel Salone dei depositanti e nelle sale attigue, ma anche dai poeti dialettali piacentini (oltre a Faustini e Carella, Sergio Rocchetti del quartiere Sant’Agnese ed Enrico Sperzagni, che abitava nella strada della Beverora, lungo cui scorreva a cielo aperto il canale del Düre, che tanto influirà sulla sua vena poetica).

Me son nassì in sal sass chemò ad Piaseinza; a son carsì cmé un fiur di nostar prä; a son muntä duv Trebbia a la cumeinsa e, in dl’acqua, feina in Po me a son calä; ma dop Muntzei am son taccä a la riva, s’andäva un pò pö bass, iamä, muriva! Così la prima strofa del citato inno di Faustini dedicato a Piacenza, che si conclude con una toccante dichiarazione d’amore alla propria città: E quand me sarò mort purtèm in piazza; culghèm dastes là in mezz ai piasintein; ciamèm una batusa, una ragazza; con la sisura cl’ha ma squärsa in sein; cl’am vera bein al cör, e po là sura cl’as pröva a dì: Piaseinza!… al battrà ancura. Non da meno Carella: Piaseinza, me quand a m’incant in sal to prufil cl’è dür e gentil, allura me cant, dice, chiosando con Piaseinza, t’è bella… Piaseinza, at vöi bein!…

Di Faustini, Francesca Chiapponi – introdotta da Laura Bonfanti, curatrice della mostra – ha proposto anche “L’Angil dal Dom” e “La Batusa”, mentre di Carella ha recitato pure “Il zucc in dal sulär” (poesia nostalgica dell’ambiente scolastico di un tempo) e “Fiur pruvinciäl”. Una nostalgia per la Piacenza che era stata, ancor più accentuata nelle opere di Rocchetti (“Sant’Agnesa” e “Strä Dritta”) e Sperzagni (“Piaseinza föra ‘d porta”, “La fera ‘d San Giȏvan” e “La rassa del Düre”, quest’ultima declamata da Stefano Forlini, della Società Filodrammatica Piacentina, vestito da popolano).

Alla fine, meritati applausi per chi ha saputo perfettamente ricreare l’atmosfera della Piacenza com’era una volta attraverso le poesie dei nostri migliori poeti dialettali.

Prossimo appuntamento con le manifestazioni collaterali alla mostra, lunedì 10 gennaio (Sala Panini, ore 18), con la presentazione della guida “Camminando per Piacenza”, a cura di Laura Bonfanti. Agli intervenuti sarà distribuita copia della pubblicazione.

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