La testimonianza del card. Simoni, condannato all’impiccagione sotto il regime di Hoxha

A Fiorenzuola commovente racconto del porporato che, giovane sacerdote, venne imprigionato dal regime albanese. Condannato a morte, la sua pena venne commutata dallo stesso dittatore che lo aveva fatto intercettare in cella con una microspia nascosta nei vestiti

Il racconto della prigionia del cardinal Ernest Simon

Si sono commossi i numerosi fiorenzuolani che sono accorsi giovedì 5, alla sera dopo cena, a sentire il cardinale albanese Ernest Simoni, 92 anni, mentre raccontava episodi della sua vita sotto la dittatura comunista di Enver Hoxha.

Il porporato ha parlato nella chiesa dedicata al Beato Scalabrini, dopo aver celebrato la messa, presenti il parroco mons. Giuseppe Illica (che ha concelebrato), il vicario parrocchiale don Alessandro Mazzoni ed i collaboratori nel servizio pastorale mons. Gianni Vincini e don Alfonso Calamari, presenti numerosi sacerdoti – anche in borghese – tra il pubblico, oltre che quali concelebranti. Presentazione di don Davide Maloberti, direttore del nuovo Giornale, che ha organizzato la manifestazione, alla fine della quale è stato possibile acquisire una eccezionale storia della vita del Cardinale.

Interpellato dal suo assistente, don Mimmo, e da altri sacerdoti e laici, il Cardinale (che vive a Firenze, dove abita anche un suo nipote) ha detto- con grande partecipazione da parte di tutti i presenti, che alla fine sono scoppiati in un lunghissimo applauso – come sia stato nel dopoguerra del secolo scorso arrestato dalle forze di polizia comuniste tra i suoi parrocchiani, appena dopo aver finito di celebrare una messa e portato in carcere in una cella nella quale era stato sistemato anche un provocatore, sua vecchia conoscenza.

Quest’ultimo gli parlava male del dittatore comunista albanese per farlo parlare ma non ebbe la meglio sull’odierno card. Simoni semplicemente perché quest’ultimo non ha mai odiato e non si è mai incattivito contro alcuno e neanche contro Hoxha, famoso per aver a suo tempo detto “se non estirpiamo il clero cattolico, non avremo mai la vittoria”.

Hoxha seguiva personalmente le conversazioni dell’allora semplice sacerdote Simoni attraverso una cimice invisibile che le guardie carcerarie avevano applicato alla maglia del detenuto e, quindi, il dittatore sentì Simoni dire al provocatore “ma io prego per il Capo dello Stato” e fu questa frase che gli meritò la commutazione in ergastolo a vita della condanna all’impiccagione.

Durante l’intervista al Cardinale (dopo aver celebrato, al termine della messa, una preghiera esorcistica) sono stati proiettati alcuni filmati fra i quali quello – celeberrimo – della sua consacrazione a cardinale, durante la quale Papa Bergoglio, dopo avergli imposto la berretta pronunziando la formula liturgica prevista, gli prese le mani baciandole. E il Cardinale andò in sagrestia, al termine della funzione religiosa, dicendo al suo Segretario: “Che vergogna, il Santo Padre mi ha baciato le mani. Ma per fortuna nessuno ci ha visto”. In realtà, l’imposizione della berretta avvenne in S. Pietro ed era – come gli fece subito notare don Mimmo – in mondovisione.

Durante la funzione religiosa – molto partecipata, come detto – un momento che ha rotto la commozione generale si è avuto quando il Cardinale ha recitato l’inizio del salmo liturgico previsto, senza volerlo, in albanese, subito scusandosi e ripetendolo in italiano. Le offerte raccolte sono state devolute ai terremotati albanesi, una cui folta rappresentanza era presente in chiesa.

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