La variante Omicron mette K.O. una scuola ancora impreparata a fronteggiare l’emergenza

Sono svariati i docenti piacentini che denunciano una situazione ingestibile. I sindacati parlando di " una scuola in ginocchio, abbandonata a sé stessa,con norme impossibili da attuare"

Non sono passate neppure due settimane da quando il ministro Bianchi tuonava contro i presidi che, a fronte dell’ondata di Omicron, avevano chiesto di ripartire con la scuola in Dad.

«Siamo molto attenti alle voci che ci arrivano dal Paese, ma anche alle tante voci che ci dicono che la scuola debba restare in presenza» aveva detto il responsabile dell’istruzione. Peccato però che il virus abbia “mandato a carte 48” tutte le affermazioni di Bianchi e le scuole siano piombate nel caos, costrette a muoversi ognuna indipendentemente dall’altra, evidenziando (ancora una volta) la mancanza di un vero e serio piano emergenziale con alcuni aspetti comici.

Le famiglie ormai ricevono messaggi sui registri elettronici a qualunque ora del giorno e della notte e spesso scoprono all’ultimo secondo che le classi dei figli sono finite in Dad. Decisioni sanitarie che non vengono peraltro più prese dalle Ausl di competenza ma sono demandate ai presidi.

I numeri raccontano che in Emilia-Romagna si è passati da 67 classi in quarantena alla ripresa delle scuole dopo Natale (10 gennaio) alle 969 classi di ieri l’altro con le quarantene che sono passate da 1.157 a 13.133 per quanto riguarda gli studenti e da 176 a 395 per quanto riguarda il personale. Una vera Caporetto.

Le nuove regole legate al Covid, agli isolamenti ed alle quarantene – come ci hanno raccontato numerosi insegnanti – costringono alla quotidiana navigazione a vista.

«Ogni mattina – ci racconta un docente di un Liceo – è una sorpresa. Non sai mai se farai lezione ai ragazzi in carne ed ossa o la Dad. In una classe abbiamo due alunni in aula (gli unici con la tripla vaccinazione) e tutti gli altri a casa. E’ il caos didattico, perché un conto è insegnare in presenza, un altro a distanza».

«Si immagini – ci racconta il docente di un istituto tecnico – il senso di fare la Dad per materie pratiche che dovrebbero essere svolte in laboratorio. La Dad ha un senso come sostituzione temporanea delle lezioni in aula, ma dovrebbe essere “ridisegnata”, dovrebbe tener conto delle difficoltà di attenzione che implica, cambiando “linguaggi” e metodi e riducendo gli orari. Invece tutto prosegue come se nulla fosse. Ci sono ragazzi che addirittura fanno i cosiddetti “rientri” in Dad, cioè dopo le cinque ore al mattino si collegano per ulteriori ore al pomeriggio. Risultato, livello di attenzione scarso all’inizio, nullo alla fine! I ragazzi stanno pagando un prezzo altissimo. Si sono vaccinati per non dovere più fare lezioni a distanza ed invece siamo punto e a capo».

Altri insegnanti sottolineano l’inadeguatezza delle infrastrutture informatiche delle scuole «Con gran parte delle sezioni in Dad le linee della nostra scuola non reggono, le connessioni cadono continuamente. Ci è stato detto di usare i nostri telefonini come hotspot. Una follia! Perché mai dovremmo consumare i Giga dei nostri piani tariffari privati? Sta alla scuola provvedere a che i collegamenti siano possibili e che tutto funzioni. Tra l’altro abbiamo proposto di fare la Dad da casa, come succedeva durante il lockdown, ma ci è stato risposto che non è possibile».

Cgil: “Scuola: le bugie han le gambe corte. Servono parole e atti di verità”

Durissima anche la presa di posizione odierna da parte della Segreteria FLC CGIL Emilia Romagna che attacca a viso scoperto ministro e Ministro.

 «A pochi giorni dalla riapertura delle scuole – scrivono i sindacati- i nodi, quelli veri, vengono al pettine. La narrazione fiabesca e surreale del Ministro che racconta a gran voce di una scuola che è ripresa in presenza e senza disastri, non basta a controvertire la realtà che ha la testa più dura dei racconti replicati a mezzo video e stampa.

Gravissimo quanto sta avvenendo. Una scuola in ginocchio, abbandonata a sé stessa, punita per aver alzato la testa, che ha osato denunciare che le norme introdotte sono impossibili da attuare, offesa nel suo ruolo principalmente educativo, mortificata dal punto di vista professionale.

Gravissimo che le istituzioni continuino a nascondere le difficoltà di una scuola che non è scuola, date le criticità che ogni giorno le scuole, le famiglie, gli studenti, i sindacati denunciano inascoltate.

Si sono affidate responsabilità alle scuole che erano e sono di altri, fino ad arrivare al punto che dirigenti della ASL della nostra regione emanano disposizioni nelle quali si legge che: “… a causa dell’ingente carico di lavoro per le numerose positività COVID-19, chiede ai Dirigenti Scolastici la massima collaborazione nella segnalazione rapida dei casi positivi di cui vengono a conoscenza e nella predisposizione accurata dei format dei contatti…”. E così si verifica che le scuole vengono sommerse di compiti impropri, impartiti anche da soggetti estranei all’amministrazione scolastica.

Non c’è tregua nella scuola che giorno e notte, domenica compresa, senza soluzione di continuità, è costretta ad operare per sopperire alle falle delle decisioni politiche.

Lo avevamo detto in anticipo che servivano decisioni pragmatiche, di concretezza, soluzioni gestibili ed idonee ad affrontare il previsto picco pandemico.

Che la realtà non sia quella raccontata, lo dimostra anche il fatto che nonostante le ripetute richieste, i dati sul tracciamento non vengono resi pubblici. Come non vengono resi pubblici i dati sulle classi pollaio, sui ritardi cronici relativi ai dispositivi di sicurezza (mascherine chirurgiche e FFp2), sul mancato pagamento degli stipendi del personale supplente con particolare rifermento all’organico COVID. Tutto questo è inquietante e non più sostenibile».

«Paradossalmente – continua la nota della Cgil – il Ministro si limita a smentire i dati forniti dai sindacati che parlano di una scuola semi paralizzata nella quale non si riesce a garantire, in un’emergenza che dopo due anni è colpevolmente la stessa, il diritto allo studio, la tutela della salute, la sicurezza, la sostituzione del personale assente. Ma i numeri sui contagiati e sulle classi in DaD o DiD sono un’amara verità che nessuno può confutare. I dati dell’Emilia Romagna riferiti al 16 gennaio descrivono un alto numero di contagi tra gli studenti, oltre 13.000, quasi 400 tra il personale scolastico (in gran parte che non si riesce a sostituire) che si trasformano in oltre un migliaio di classi in DaD o DiD. E in questo quadro di enormi incertezze, ansia e stress, sono i Dirigenti Scolastici a decidere se mettere o non mettere gli studenti in DaD, sostituendosi nei fatti al servizio sanitario.  Questa è la verità.

La scuola è una comunità educante, iscritta tra i soggetti di rango costituzionale: non va raggirata, va rispettata e supportata».

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