L’appello di Italia Nostra per salvare quel che resta delle “Case di Rocco” a Sant’Antonio

In questi edifici sostò San Rocco di Montpellier e vi fu la sede dei monaci barcaioli, custodi” del passaggio del Trebbia. L'associazione chiede la revisione profonda degli strumenti urbanistici

Il Consiglio direttivo della Sezione di Piacenza di Italia Nostra lancia un appello per il complesso edilizio di Case di Rocco (presso Sant’Antonio a Trebbia), di cui rimane l’ultima testimonianza nella casa padronale seicentesca detta “Casa del guardiano del ponte”.

Come rende noto l’associazione si tratta di uno dei nuclei storici più importanti della pianura piacentina. Questo innanzitutto perchè testimonia il passaggio di San Rocco di Montpellier, a cui la tradizione attribuisce una sosta nel sito (“Domus Rochi”) che da lui avrebbe preso nome. Inoltre è l’ultimo insediamento storico sulla via Postumia, provenendo da Piacenza, prima del torrente Trebbia. Gli edifici inoltre sono stati sede dei “custodi” dell’importante passaggio del Trebbia, da cui il nome “Casa del guardiano del ponte”, con un insediamento religioso di monaci-barcaioli prima e successivamente con una guarnigione con compiti militari e daziari. Questo luogo fu anche interessato dalle manovre militari durante la battaglia del Trebbia del 1746 fra austriaci e franco-ispanici.

Insomma, un sito importantissimo dal punto di vista storico, devozionale e riguardo alle vie di comunicazione e di pellegrinaggio, che oggi assumono sempre più rilevanza turistica e dunque economica.

Lo sconsiderato abbattimento una ventina d’anni fa, in assenza di tutele da parte del Piano Regolatore, dell’antica torre e degli edifici rustici lungo la via Postumia (ora via Emilia Pavese) ha sicuramente privato il complesso di elementi importantissimi, ma questo accresce ulteriormente la rilevanza della palazzina e delle mura di cinta che rimangono, ultime testimonianze della storia millenaria della località.

Vari giornali se ne sono occupati nel tempo. Se ne erano interessati nel 2004 anche i bambini della scuola elementare di Sant’Antonio a Trebbia.

Nel 2002 la società proprietaria “Case di Rocco”, che aveva demolito parte del complesso, nella persona dell’amministratore delegato Silvano Civardi riconosceva l’estrema importanza del fabbricato rimasto, tanto da impegnarsi ufficialmente al suo restauro (“Un gioiello salvo grazie a noi”). Per effettuare il restauro erano stati anche conservati i materiali antichi recuperati dagli abbattimenti (articolo su “La Voce”, 3 dicembre 2002).

Ciononostante, da allora non è stato fatto alcuno degli interventi promessi, e le coperture sono state lasciate crollare, il che oltre agli interni ha danneggiato anche la parte superiore destra del retro dell’edificio. Tale parete è comunque integrabile, mentre le facciate anteriore e laterali, come si nota dalle foto odierne, non hanno subito particolari danni in questi vent’anni e sono pienamente recuperabili, con gli elementi caratteristici in cotto quali nicchie, fasce marcapiano e decorazioni delle aperture (timpani, lunette), come pure parte della recinzione antica in mattoni e ciottoli.

Per questi motivi la sezione di Piacenza di Italia Nostra chiede che la richiesta di abbattimento della palazzina seicentesca venga respinta, in conformità al parere negativo alla demolizione espresso dalla Commissione Qualità Urbana e Paesaggio del Comune di Piacenza, per l’importanza storico-testimoniale dell’edificio, ultima attestazione di un insediamento unico nelle sue caratteristiche e significato. A margine si rileva che il suo stato attuale deriva palesemente dal mancato rispetto degli impegni morali assunti pubblicamente dalla proprietà e non da eventi fortuiti;

Lìassociazione chiede poi che si provveda all’immediato consolidamento dei resti della palazzina seicentesca e del muro di cinta per evitare ulteriori danneggiamenti, con la salvaguardia di ogni elemento rimasto, e una valutazione di eventuali possibilità di recupero degli interni.

“Riteniamo che l’attuale proprietà, se mutata rispetto a quella del 2002 che ha assunto e non rispettato l’impegno al restauro, possa rivalersi su di essa qualora non informata di tale impegno. Chiediamo l’utilizzo ai fini del restauro dei materiali originali recuperati e conservati dalla proprietà a questo scopo, di cui all’articolo citato del 3.12.2002”.

Italia Nostra inoltre chiede “la revisione profonda degli strumenti urbanistici piacentini, in modo che non vengano più consentiti simili danneggiamenti del patrimonio storico e architettonico che si sono ripetuti persino negli ultimi mesi e anche in centro città. Ricordiamo che il Piano regolatore degli anni Ottanta prevedeva la tutela di questo e analoghi edifici, tutela purtroppo cancellata dagli strumenti successivi, e se ne è visto il risultato anche recentemente, da via Romagnosi a via Pace a viale Risorgimento e altri. Concludiamo con quanto scrivevano gli scolari delle Scuole elementari di Sant’Antonio nel 2004, che in una ricerca (riportata sul sito della parrocchia di S.Antonio a Trebbia, www.santantonioatrebbia.it/casa-di rocco.html), così scrivevano della palazzina – e facciamo nostre le loro parole: “Di fronte a questo edificio ci siamo stupiti per la bellezza dei suoi ornamenti architettonici: le lunette, i timpani e l’edicola. Siamo rimasti ammirati e un po’ impressionati perché è un edificio antico, ricco di storia e di avvenimenti molto importanti per il nostro territorio. Qualcuno di noi ha avuto paura che crollasse, perché la casa è in stato di abbandono. A noi piacciono le case antiche e desidereremmo tanto che questo edificio fosse restaurato e non abbattuto (…). Per rendere più visibile questo nostro “sogno desiderio” è stato realizzato a scuola un plastico che è a disposizione di quanti vogliano vederlo”.

“Sarebbe veramente formidabile se fosse recuperata la Casa di Rocco, diventerebbe un piccolo gioiello antico ad uso culturale dei cittadini, per organizzare conferenze, concerti, tornei di scacchi e altro. Si potrebbe inoltre ripristinare un’antica usanza che abbiamo trovato nelle nostre ricerche storiche: già nel 1372 si ha notizia, dalla Cronaca del Ripalta, che la Domus Rochi era il punto di partenza di una corsa che ‘costumavasi fare in Piacenza il dì 4 luglio, giorno festivo di S. Antonino fuor Porta Stràlevata, sulla strada Romea, dalle Case di Rocco fino all’ospedale della Misericordia etc.”

 

 

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