L’assessore Colla: “Piacenza ha bisogno di una logistica diversa, meno massiva e più innovativa”

Ospite del Rotary Piacenza l’esponente della giunta Bonaccini, ha descritto il futuro che immagina per la nostra provincia ed ha parlato dell'unificazione delle Camere di Commercio, della vittoria di Elly Schlein e di integrazione

L’alsenese Vincenzo Colla ha calcato per alcuni decenni il proscenio del sindacalismo prima locale (come segretario della Camera del Lavoro di Piacenza), poi regionale guidando la Cgil dell’Emilia Romagna ed infine nazionale arrivando a ricoprire la carica di vice segretario nazionale della Cgil dopo averne conteso la guida a  Maurizio Landini.

Tre anni fa venne chiamato da Stefano Bonaccini come assessore regionale in Emilia Romagna, con deleghe allo sviluppo economico, green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali. L’altra sera Colla è stato ospite del Rotary Piacenza su invito del presidente Giovanni Struzzola a cui è legato da un’antica frequentazione lavorativa sfociata poi in solida amicizia.

La conviviale è stata l’occasione per farsi raccontare da Colla la sua personale visione sul possibile sviluppo dei nostri territori e sui filoni da seguire per creare nuovo lavoro.

Incalzato da Carlandrea Triscornia, direttore di PiacenzaOnline, che lo ha intervistato, Colla non si è sottratto alle domande, nemmeno a quelle “scomode”, ed ha catturato l’attenzione dei soci del club  con la sua capacità di fornire risposte chiare e comprensibili su temi che non sempre sono noti e quasi mai di facile esegesi.

L’assessore ai primi giorni del suo mandato aveva assicurato che avrebbe lavorato per “tenere insieme sviluppo e lavoro, sgonfiare la bolla della precarietà e dell’illegalità e fare investimenti in una formazione che crei lavoro e che non sia fine a sé stessa”.  
Proprio da quella promessa è partita l’intervista, nella serata rotariana, per capire se a distanza di tre anni Colla si ritrovi ancora in quelle parole e ritenga di aver vinto la sua “sfida”.

«Non ho cambiato idea. Non posso certo dire di aver fatto tutto. Questo no. Però posso dire che siamo riusciti a fare una cosa che io penso sia molto importante e che ci ha fatto imboccare la traiettoria giusta: questa Regione è riuscita a definire un patto per il lavoro e per il clima. Le due parole vanno già a dire quale è la strategia. Abbiamo bisogno di cambiare il modello di sviluppo perché il tema climatico è un tema vero. Ma c’è sostenibilità solo se questa si coniuga con la capacità di creare lavoro. Se io vado solo verso il tema climatico, senza creare lavoro, faccio cesura sociale. Non bisogna mai dimenticare un altro pezzo, che per fare sostenibilità bisogna anche avere un’idea di tenuta finanziaria della sostenibilità».

Colla ha spiegato come l’azione della Regione sia stata ispirata non ad un mandato di pochi anni ma ad una traiettoria politico culturale di più lungo respiro, plasmata su Agenda Onu 2030, Laudato Si (Enciclica di Papa Francesco) e Cop21 diventato poi Cop27.

La Giunta ha dunque deciso di investire su alcuni principali settori strategici fra cui quello dei sistemi digitali.

«Intendendo con digitale – ha sottolineato Colla – tutte quelle cose che cambiano non soltanto il processo produttivo ma cambiano il sistema, l’istruzione, che cambiano le nostre teste, che cambiano nel fare. Pensiamo alle tecnologie mediche negli ospedali».

«Senza tecnologia – ha ammonito Vincenzo Colla – questo paese arretra ed  anche l’Emilia Romagna arretrerà se non sarà in grado di fare sua questa tecnologia».

L’assessore regionale ha illustrato alcuni dei principali investimenti effettuati nel digitale (come ad esempio il  supercomputer Leonardo, che è il quarto supercomputer al mondo) ma ha anche lanciato un monito ossia che bisogna fare attenzione a questo processo.

 «La tecnologia la governiamo o polarizza. Non è vero che non succede niente. Se noi non abbiamo le competenze ed i saperi per governare la tecnologia e questa polarizza e rischia di creare degli ottimati e sotto una bolla di lavoro povero, di imprese povere che hanno l’analfabetismo dell’innovazione e lì … si va in auto-avvitamento perché alla fine ti butta fuori dal mercato. Abbiamo bisogno di ricostruire quel ceto medio che non sono i ricchi, come diceva Obama, ma sono le imprese di qualità, in grado di fare il valore aggiunto, in grado di fare un buon lavoro ed alla fine di fare la più grande operazione di redistribuzione che in Europa è stato il welfare. Altrimenti non c’è nessun welfare che regga».

L’assessore ha poi parlato di Motor Valley e della possibile futura conversione delle auto dai motori termici a quelli elettrici e chissà forse anche ad idrogeno ed ha tratteggiato le caratteristiche del tessuto imprenditoriale dell’Emilia- Romagna, regione in cui il 95% delle imprese ha 15 dipendenti.  «Abbiamo dei capi filiera splendidi che stanno nel mondo ma che hanno 15 dipendenti. Se non facciamo crescere dal punto di vista tecnologico questa piccola e media impresa attenzione che rischiamo di avere dei vuoti».

Parlando di sostenibilità  Colla ha ribadito come sia fondamentale investire sulle conoscenze, sui saperi ed anche sull’intelligenza delle mani.

Altro punto evidenziato quello della crescita zero che interessa il nostro paese ed ancora di più il nord.

«Abbiamo tutti un problema: la demografia piatta. La politica, tutta, non si è mai occupata della demografia.  La natalità non è di destra o di sinistra. E’ la cifra di un’idea del nostro futuro e non è vero che non si può fare. In Francia dove hanno deciso di fare l’investimento in quella direzione hanno risultati ben migliori rispetto ai nostri».

Vincenzo Colla ha anche toccato il tema dell’immigrazione.

«Non possiamo più discutere solo tra buonismo e militarismo: il come noi siamo in grado di integrare sarà la base della tenuta anche del nostro sistema produttivo. Siccome la natalità non ha un colpo di frusta il come siamo in grado di integrare gli immigrati determinerà la tenuta del nostro futuro. Forse la discussione del nostro paese ha bisogno di essere un po’ alzata rispetto al bisogno reale che abbiamo, come sistema, di far reggere le nostre comunità».

Colla ha portato l’esempio della Germania che in passato ha accolto 800.000 mila profughi siriani ed alla fine è riuscita ad integrare ed  immettere nei posti di lavoro 600.000 di loro «perché la Merkel ha  capito che altrimenti non le reggeva il sistema».

La chiacchierata si è spostata su temi più prettamente piacentini. L’intervistatore ha evidenziato come la logistica, a Piacenza, abbia portato molta precarietà, fortissime tensioni sociali ed anche inquinamento ed ha chiesto a Colla se, questo modello di sviluppo piacentino fosse sbagliato “tout-court” o se invece possa esistere una logistica differente, ad esempio quella manifatturiera.

«L’attuale logistica piacentina sinceramente non mi piace molto: tanti capannoni, poco lavoro, molta terra consumata. Oggi abbiamo bisogno di rimodulare la logistica. La logistica migliore è sempre quella che crea anche manifattura. Certo abbiamo una logistica di magazzini automatizzati, splendidi. Allo stesso tempo quei magazzini diventano anche manifattura perché si fa assemblaggio, componentistica, perché ricevi e riconsegni. Attenzione perché i camion e basta non sono la logistica del futuro, va ridisegnata. Abbiamo bisogno di attrarre la logistica manifatturiera e non solo quella dei grandi magazzini. Non voglio ovviamente dare un giudizio negativo in assoluto della logistica attuale,  perché ovviamente anche da lì è arrivato del lavoro.  Io credo però che si possa fare una riconversione dalla logistica da massiva ad innovativa. Serve un pensiero di questa città sul tipo di nuova logistica di cui ha bisogno. Piacenza è un’area eccezionale, collocata fra Emilia Romagna, Lombardia, Liguria. E’ una “città polipo”  che è in grado di collegarsi in ogni luogo, di avere relazioni che pochi riescono ad avere dal punto di vista della location. Dobbiamo allora lavorare per portare innovazione e logistica di qualità e rigenerare quella che c’è. Si può fare».

L’assessore ha proseguito riallacciandosi alla storia del territorio piacentino ai grandi investimenti energetici che vennero fatti in passato nel piacentino da Mattei. Oggi sono all’orizzonte il più grande investimento di storage elettrico a Castel San Giovanni ed anche un’operazione a Cortemaggiore «si sta facendo un’operazione di storage che guarda già l’idrogeno. Snam si sta occupando di idrogeno ovviamente sapendo che il fossile va a conclusione. Sta facendo investimenti incredibili nell’idrogeno. Ecco Piacenza ha bisogno di pensarsi così, di recuperare quei soggetti che quando fanno investimenti cambiano la storia, in positivo, del tuo territorio. Le relazioni sono fondamentali. Come Regione siamo vicini molto vicini a Piacenza in questa in questa direzione. Abbiamo anche altri progetti che porteranno ad investimenti, io penso a breve. Bisogna “tenere insieme tutta l’Emilia Romagna, Piacenza compresa. Piacenza è un pezzo fondamentale dell’identità e della storia di questa regione».

Come ha ricordato l’intervistatore c’è un tema che sta dividendo tre territori dell’emilia nord, quello dell’unificazione delle Camere di Commercio di Parma, Piacenza e Reggio. Un matrimonio che nessuna delle tre province sembrerebbe volere più e che invece viene imposto dall’alto.

Colla ha fatto una sorta di cronistoria della vicenda ed ha rivelato di essersi interfacciato con tre ministri per chiedere, in sostanza, che facessero un passo indietro e fermassero questa unione forzosa.

«Ho discusso con un ministro, che si chiamava Patuanelli (esponente del Movimento 5 Stelle ndr), perché quella legge non mi piaceva. Non metteva al centro il ruolo delle Camere di commercio, cosa dovevano essere nel futuro. Guardava solo gli aspetti economici e metteva assieme le varie Camere per numero di imprese. Parma, Reggio Emilia, non avevano problemi di bilancio. Gli ho detto scherzosamente “non mettete insieme Parma e Reggio Emilia perché per unirle ci vogliono i marines”. Se invece avessimo discusso di Parma e di Piacenza, delle città del Ducato … forse sarebbe stato più semplice. Non mi ha ascoltato. Poi è arrivato Giorgetti. Ho discusso con Giorgetti. Gli ho detto “ministro ma mi dica la verità … vuol modificare questa legge? Perché ci sarebbe anche la possibilità … non facciamo l’unificazione a tre … teniamo Ravenna che è Camera di Commercio portuale, Ferrara decidiamo dove vuole andare … ma l’unificazione di Parma, Reggio e Piacenza facciamola a due, non a tre. La risposta fu  “assolutamente io quella legge non la voglio modificare perché non voglio creare problemi con i 5 Stelle”. Punto e a capo. Ho aspettato il nuovo Governo. Nel frattempo eravamo gli ultimi a dover fare l’unificazione, insieme alla Lombardia dove si aspettavano le elezioni regionali. Siamo gli ultimi perché c’è una legge chiara che dobbiamo applicare. Aspetto Urso, parlo con il ministro Urso: “Colla, devi andare avanti perché c’è una legge da applicare”. Perfetto, eseguo, obbedisco. Torno a casa e faccio partire il percorso dell’unificazione perché c’è la legge che impone l’unificazione». 

Le associazioni imprenditoriali dei tre territori si sono scontrate in particolare sulla ripartizione dei posti in giunta. L’accordo originario fra loro prevedeva tre membri di giunta a testa più il presidente (con voto doppio in caso di parità) che sarebbe andato a Reggio. La legge ha invece ridotto il numero a otto e gli equilibri si sono rotti ed è scoppiato il caos che perdura fino ad oggi. L’assessore Colla avrebbe anche tentato una mediazione informale fra i “contendenti” suggerendo una strada  ma per ora Parma e Reggio restano sul proprio “Aventino”. Il rischio è che si voti secondo le regole della legge e Reggio risulti avere la  maggioranza numerica dei consiglieri. E’ però impensabile che riesca a governare un ente da sola, avendo contro Parma e probabilmente anche Piacenza (che avrebbe solo quattro consiglieri). Quasi scontato se dovesse andare così, che Parma faccia ricorso al Tar. Nel caso il ricorso venisse accolto a governare le Camere di Commercio, almeno per un po’, sarebbero ancora i commissari. Nel caso di respingimento il risultato sarebbe la probabile ingovernabilità, quello che Vincenzo Colla ha definito “uno scenario da guerra punica”.

«Spero – ha detto l’assessore regionale allo sviluppo – che ci possa ancora essere il tempo di trovare una soluzione …. perché vedere che nella casa delle imprese le associazioni litigano tra di loro, tra territori, non mi piace davvero».

Non poteva mancare un accenno alla politica ed all’attualità, a partire dal futuro dello stesso Colla quando l’attuale giunta regionale arriverà a fine mandato. Alla domanda se stia per caso studiando da presidente per ildopo Bonaccini la sua risposta è stata secca e priva di incertezze: «E’ il primo che me lo chiede. Non mi sono mai posto questo problema e comunque la risposta è no!».

Interessante la chiave di lettura che un esponente di lungo corso della sinistra italiana come Colla ha dato delle primarie PD che hanno visto la sconfitta di Bonaccini e la vittoria di Elly Schlein (già vice presidente della Regione).

«Ho perso. Io ho votato Bonaccini quindi ho perso. Conosco bene Elly  Schlein che è stata la mia vicepresidente. Tutto è stato fatto in Emilia-Romagna. Bonaccini penso rappresentasse, almeno io ne ero convinto, una grande esperienza vissuta. E’ un grande amministratore di questa regione, sa dove mettere le mani e penso che fosse in grado di gestire la complessità di questo paese. Avevamo bisogno anche di un’opposizione di qualità. Ne ha bisogno il paese dell’opposizione, sempre. Penso che lui avesse questa forza, questa qualità. Elly è un persona intelligente, di grande cultura europea. Però questa esperienza non c’è l’ha. Dopo le campagne elettorali serve lo svolgimento … Vediamo io le faccio i miei auguri, la sostengo. Si è votato … quindi ci mancherebbe. Ma attenzione che per governare devi fare anche delle mediazioni. La mediazione non è alto tradimento, è una nuova cultura della complessità. Se pensi di restare verticale … è un tuo diritto ma verticale non ti poni mai il problema di governare. Io ho sempre pensato da progressista e riformista che non devi stare nella verticalità ma devi stare nell’orizzontalità,  devi accettare di poterti contaminare con gli altri. Questo è stato il punto della mia elaborazione, del perché più Bonaccini che Elly. Adesso c’è Elly e quindi, per quanto mi riguarda, la sosterrò dal punto di vista di questa complessità che ha di fronte».

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome