L’assessore Groppelli alla commemorazione dei martiri di Fossoli

“Onorata di aver indossato qui per la prima volta la fascia tricolore”

“Coltivare la memoria vuol dire difendere un’eredità civile e morale che altrimenti rischierebbe di andare dispersa, richiamandoci all’impegno costante e fattivo per la pace, la libertà, la difesa dei diritti e della dignità delle persone”. Così l’assessora alla Cultura della memoria e della legalità Serena Groppelli sottolinea il significato della partecipazione odierna, in rappresentanza del Comune di Piacenza, alla cerimonia per il 78° anniversario dell’eccidio dei 67 martiri di Fossoli, trucidati il 12 luglio del 1944 dalle SS.
Il campo di Fossoli, dove si è svolta la commemorazione con gli interventi del sindaco di Carpi Alberto Bellelli, del presidente della Fondazione Fossoli Pierluigi Castagnetti e dell’europarlamentare Elisabetta Gualmini, venne costruito nel 1942 dal Regio Esercito come luogo di prigionia dei militari nemici, diventando nel dicembre 1943 un campo di concentramento destinato alla detenzione dei cittadini ebrei e, dal marzo del 1944, tragico scenario di transito per migliaia di prigionieri trasferiti ai lager nazisti.

“Vedere riunite istituzioni e associazioni di città diverse, accanto ai familiari e a tante persone che con la loro presenza esprimono il valore del ricordo e il bisogno di non dimenticare – aggiunge l’assessora Groppelli – è il segno, toccante, di una condivisione di valori e ideali che costituisce il tributo più sentito e importante a tutte le vittime del nazifascismo, che allora combatterono e sacrificarono tutto per aprire una nuova stagione democratica. Oggi ho ascoltato parole importanti, fortemente attuali, perché nel cuore dell’Europa, a parlare, purtroppo sono di nuovo le armi; non solo munizioni che calpestano vite umane, ma anche le risorse energetiche, il grano, il pane. Con il rischio, inaccettabile, di decostruire quei fondamenti di dialogo e convivenza civile che hanno unito il nostro continente per oltre 70 anni. La ricorrenza odierna – prosegue – ci ricorda che la storia non serve a niente, se non ne percepiamo la lezione da cui trarre insegnamento: non dev’essere mera memoria, bensì un percorso di consapevolezza e crescita. Anche per questo, sono onorata e commossa di aver indossato qui, per la prima volta, la fascia tricolore”.

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