Le proposte dell’associazione Piacenza Oltre per la città post Coronavirus

L’associazione Piacenza Oltre che si propone di promuovere dialogo e riflessioni su vari temi di rilevanza per la città, ha messo in campo alcune idee per la città che verrà dopo l’emergenza Coronavirus. “Pochi punti su cui puntare in modo preponderante”, come sottolineato dalla presidente Caterina Pagani, ingegnere ambientale. Primo, l’evidenza di Piacenza come ponte tra Emilia Romagna e Lombardia, che andrebbe valorizzato, secondo, il trasporto fluviale come via privilegiata di trasporto merci, terzo, l’inquinamento atmosferico che nonostante l’epidemia si è fatto sentire comunque a Piacenza (salvo poi calare drasticamente sotto il livello di guardia).

Piacenza ha davvero risentito più di altre zone dell’impatto dell’emergenza Covid-19, e nel raccogliere i cocci di questo tsunami credo che dobbiamo cogliere l’occasione per ripensare in maniera strategica a come risollevarci, cosa che la nostra gente è pienamente in grado di fare, ma forse se lo facciamo in modo concertato e strutturato potremo trarre globalmente i massimi benefici dalle risorse disponibili.

Beh, innanzitutto sottoscrivo pienamente la necessità di averla una visione, cosa non scontata. Il che vuol dire scegliere uno-due ambiti di sviluppo su cui puntare in maniera preponderante (non esclusiva, ma strategicamente più importante) e scegliere in parallelo criteri, priorità e vincoli imprescindibili.

Questo sembra mancare più di ogni altra cosa alla nostra città. Ora, dovendo rimettere mano, forzatamente, ai nostri piani per il futuro, auspico davvero che questa fase si affronti con un approccio strutturale, pur consapevole che in questo momento ci sono molte incertezze su come sarà il mondo e il nostro modo di vivere non solo tra 10 anni (sempre stato difficile da prevedere) ma anche tra 6 mesi, 1 anno. Dobbiamo ugualmente provarci, e magari avere una strategia principale e anche un piano B pronto.
Butto lì’ qualche stimolo su cui, in questa fase, dovremmo come collettività interrogarci e la politica dovrà poi farne opportuna sintesi progettuale:

1) L’epidemia Covid-19 ha messo in evidenza ancora una volta come Piacenza sia in effetti una vero e proprio “ponte” tra Emilia-Romagna e Lombardia, nel bene e nel male. Questo è un dato di fatto, certo, ma sembra che noi lo subiamo passivamente anziché cavalcarne le potenzialità. Potrebbe questo fattore essere motore di sviluppo? Cioè, visto che comunque Piacenza è polo di attrazione per tanti cittadini lombardi e tanti piacentini lavorano e studiano a Milano, non vale la pena puntare ulteriormente su questo asse strategico? Ad esempio cercando di avere collegamenti ancora più veloci e multimodali verso Milano, un secondo ponte sul Po per facilitare l’accesso verso Piacenza.

2) Piacenza città sul Po: questo è stato il motivo dello sviluppo della città per tanti secoli, per poi diventare un fattore assolutamente accessorio se non addirittura limitante dal dopoguerra. Ma le più recenti strategie europee (tra cui il Green New Deal, la strategia di sviluppo varata dall’Unione Europea a fine 2019) puntano molto a rivalutare le vie d’acqua come vie privilegiate di comunicazione e trasporto merci in quanto sono molto più sostenibili della mobilità tradizionale su strada e anche su rotaia. La combinazione favorevolissima tra la nostra posizione sul Po’ e le infrastrutture autostradali e su rotaia attorno a Piacenza, nonché l’esperienza che abbiamo finora maturato nel settore della logistica ci posizionano come candidati ideali per questa nuova frontiera, anch’essa portatrice di sviluppo e crescita (ora capiamo molto meglio di 20 anni fa anche i risvolti negativi che possono derivare da questo settore se non correttamente indirizzato e gestito).

3) L’emergenza ha anche messo in risalto il fatto che il traffico influisce marginalmente sull’inquinamento da polveri sottili: anche in pieno lockdown, in Marzo, ci sono stati infatti dei superamenti dei limiti per le polveri sottili. Queste osservazioni rendono evidente che le azioni di limitazione del traffico come risposta ai superamenti sono del tutto inutili (come dimostrato da oltre 10 anni di dati, per altro) e ci impongono invece di lavorare su due fronti: il riscaldamento domestico (che invece durante il lockdown, almeno a Marzo era più alto) e l’approfondimento del possibile apporto di polveri sottili da fonti naturali, e di come possiamo eventualmente difenderci, ad esempio con ampie aree alberate.

Gli aiuti economici dall’Unione Europea nei prossimi anni arriveranno non solo sotto forma di bond e altre forme di risposta finanziaria all’emergenza, ma anche tramite i tradizionali canali dei programmi di investimento europei. Su questi dovremo essere molto più efficaci ad inserirci per intercettare finanziamenti e cogliere opportunità, ma ciò è possibile solo se avremo una strategia di sviluppo e una rete di operatori e parti che operano in sinergia per la stessa strategia. Questi sono fattori vincenti nell’attirare finanziamenti strutturali e non si realizzano dall’oggi al domani, per cui è davvero importante che queste riflessioni inizino subito e che siano orientate alla massima collaborazione.

Caterina Pagani
Presidente dell’Associazione PIACENZA OLTRE

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