L’Ecce Homo restò dal 1901 al 1929 al Gazzola, prima sede del Museo civico di Piacenza

A Palazzo Galli della Banca di Piacenza presentato il libro del prof. Malinverni dedicato al “Cristo alla Colonna”

Ecce Homo ancora protagonista degli eventi collaterali collegati all’Ostensione del capolavoro di Antonello da Messina organizzata dalla Banca di Piacenza, con la decima giornata in diretta streaming da Palazzo Galli per la presentazione del volume che Alessandro Malinverni ha dedicato all’opera (“Ecce Homo di Antonello da Messina”, edizioni Tep) su iniziativa della Banca e dell’Opera Pia Alberoni. L’autore ha idealmente sfogliato il libro in dialogo con Robert Gionelli, il quale ha sottolineato come Piacenza – con l’Ostensione dell’Ecce Homo e con quella del Klimt – sia in questo momento al centro della vita culturale italiana, con vasta eco sulla stampa nazionale.

Il prof. Malinverni – storico dell’arte, conservatore del Museo Gazzola di Piacenza e della Pinacoteca Stuard di Parma – ha ricordato come l’Istituto fondato a fine ‘700 dal conte Felice Gazzola abbia avuto un forte legame con la tavoletta del Cristo alla Colonna: «L’opera arrivò a Piacenza nel 1761 e fu collocata nell’appartamento del cardinale. Nel 1903 fu spostata, insieme a tanti altri capolavori della città, al Gazzola prima sede del Museo civico e vi rimase per 26 anni».

La pubblicazione è una sorta di vademecum che ripercorre gli studi sull’Ecce Homo piacentino, iniziati nel 1901 e a cui contribuì anche il compianto prof. Arisi. Più recente il contributo del prof. Giovanni C.F. Villa in occasione della mostra milanese del 2019, studioso che ha curato anche il progetto scientifico dell’Ostensione a Palazzo Galli.

Co-protagonista del volume un piacentino illustre. «Il cardinale Giulio Alberoni – ha ricostruito il prof. Malinverni – nacque a Piacenza nel 1664 da una famiglia molto umile. Grazie agli studi e alle proprie doti riuscì ad imporsi facendo una carriera straordinaria che lo portò a diventare primo ministro in Spagna alla corte di Elisabetta Farnese e Filippo V. Risulta essere stato il primo proprietario noto della tavoletta di Antonello e si ritiene che se lo ritrovò tra i suppellettili del Palazzo Lana Buratti di Roma, acquistato nel 1725. La prima traccia dell’Ecce Homo porta la data del 1735, quando fu steso l’inventario dove compariva la tavoletta, già attribuita all’artista messinese. Ma il prezioso dipinto ha rischiato di essere ceduto, perché il cardinale aveva dato disposizione di vendere la collezione d’arte dopo la sua morte. Il fatto di essere stata un po’ dimenticata, probabilmente l’ha salvata e l’opera arrivò finalmente a Piacenza, come abbiamo visto, nel 1761».

Il libro, nelle ultime pagine, ricorda le altre due occasioni – prima di quest’ultima targata Banca di Piacenza – nelle quali l’Ecce Homo venne in centro città per le due edizioni della Mostra dell’arte sacra: nel 1902 nel convento di San Vincenzo e nel 1926 nel salone d’onore di Palazzo Gotico. «Due grandi opportunità per i piacentini di ammirare centinaia di opere, due straordinari momenti che riaccesero l’interesse per il capolavoro di Antonello, intorno al quale furono incentivati gli studi che portarono, negli ultimi 20 anni, all’organizzazione di rassegne molto importanti, come quelle di Genova e Milano».

Spostandosi poi accanto alla tavoletta – esposta a Palazzo Galli in una speciale teca che ne conserva ottimali condizioni di temperatura e umidità – il prof. Malinverni ha spiegato agli spettatori alcune caratteristiche del dipinto: «L’Ecce Homo piacentino è lo straordinario risultato finale di un percorso di riflessione che Antonello da Messina ha compiuto realizzando altri 5 esemplari del Cristo flagellato, nell’arco di una decina d’anni. L’artista fu il primo ad utilizzare la tecnica ad olio tipica della pittura fiamminga, riuscendo ad ottenere un effetto quasi fotografico. Questa è un’opera che ci colpisce ogni volta che l’osserviamo e vederla in un contesto diverso dal solito aiuta il visitatore a scoprire particolari che in altre occasioni non si erano magari notati. Si rimane soprattutto colpiti dall’espressione del volto, che ci rivela tutta l’umanità di Gesù che chiede a noi di comprendere la sua reale sofferenza».

Il 7 dicembre, alle 18, undicesima giornata degli eventi in streaming con la lettura sull’Antonello da Messina a cura del Piccolo Museo della poesia. Per seguire la diretta occorre collegarsi al sito della Banca all’indirizzo www.bancadipiacenza.it.

 

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