Lega: “Si’ alla lotta contro le discriminazioni, no alle leggi bavaglio”

Il gruppo consiliare della Lega al Comune di Piacenza prende posizione nella discussione avviata attorno al Ddl Zan

“E’ legittimo dire e pensare che la famiglia sia composta da un uomo e una donna? E’ legittimo dire e pensare che un bambino abbia diritto ad una madre e ad un padre e non ad un genitore 1 e genitore 2? E’ legittimo pensare che la pratica dell’utero in affitto sia un abominio? E’ legittimo essere contro l’affido da parte di coppie omosessuali?”.

Il gruppo consiliare della Lega al Comune di Piacenza prende posizione nella discussione avviata attorno al Ddl Zan e mette le mani avanti: “L’obiettivo finale del ddl Zan non riguarda solo lo sdoganamento dell’identità di genere a livello legislativo e normativo, ma anche sul piano educativo e di difesa dei diritti; questa volontà è ben descritta nell’art.7 comma 3 del ddl dove la “Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia” apre le porte delle scuole, anche alle elementari e quindi ai più piccoli, all’identità di genere”.

Secondo gli esponenti piacentini della Lega in consiglio comunale “Il ddl Zan e i loro sostenitori mirano a difendere quei soggetti della società cosiddetti “fragili” considerati come minoranze, ma in realtà dietro alla lotta contro ogni discriminazione, si cela la volontà politica di inserire all’interno dell’ordinamento giuridico italiano l’ideologia dell’identità di genere”.

Il gruppo consiliare della Lega ricorda che “ognuno di noi, nella propria vita privata, è libero di vivere la propria sessualità e di amare chiunque esso voglia, ma non si può imporre un’idea inculcandola fin dai primi anni dell’età scolastica; ogni bambino deve essere libero di vivere e scoprire la propria sessualità”.

Di più: “Il ddl Zan è una proposta fortemente liberticida che limita la libertà di espressione sancita dall’art 21 della nostra Costituzione; infatti l’art. 4 specifica che “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni” e “condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte”, ma pone un limite “purchè non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Una previsione – secondo i leghisti – volutamente ambigua affidata totalmente all’interpretazione di ogni giudice che deciderà che cosa sia legittimo dire e che cosa non lo sia. Occorre ricordare – obiettano i consiglieri della Lega – che l’ordinamento italiano già tutela ampiamente le persone soggette a discriminazioni e violenze, infatti le aggressioni a persone omosessuali vengono perseguite al pari di tutte le forme di discriminazione. E, come cita l’articolo 3 della Costituzione italiana, “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” sancendo un principio cardine ossia che tutte le persone sono uguali, hanno pari dignità e in quanto tali non possono essere soggette a discriminazioni di ogni genere”.

A dimostrazione che la Lega è contro le discriminazioni, i consiglieri comunali ricordano che è stato depositato al Senato un testo unitario “che mira ad aumentare le pene in caso di discriminazione e violenza lasciando da parte ed eliminando totalmente le battaglie ideologiche come quella dell’identità di genere; in particolare questo testo prevede un’aggravante rispetto a quelle previste dall’art. 61 del codice penale per coloro i quali abbiano agito in ragione dell’origine etnica, credo religioso, nazionalità, sesso, orientamento sessuale e disabilità”.

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