Legambiente: 6 no alla logistica di Monticelli – Caorso

L'associazione spiega il perchè è contraria all'ampiamento dell'area logistica

ll Circolo “Emilio Politi” Legambiente Piacenza, attraverso un comunicato stampa, rende note le motivazioni alla base dell’assoluta contrarietà dell’associazione all’ampiamento dell’area logistica di Monticelli.

«La nostra contrarietà come Legambinete  alla previsione di ulteriori  2 milioni di metri quadrati di logistica a Monticelli\Caorso e di un centro intermodale al servizio di un polo logistico che ancora non c’è,  è totale.

Non bastano evidentemente i poli logistici già esistenti di Piacenza e Castel San Giovanni ne le nuove previsioni ed autorizzazioni a spezzatino date a Gossolengo, Fiorenzuola, Caorso ecc.., con il loro carico di consumo di suolo agricolo, inquinamento e traffico, la provincia di Piacenza deve evidentemente diventare per molti sindaci ed amministratori , abbagliati da ricchi oneri di urbanizzazione e dai  fondi del PNRR in arrivo , la capitale della logistica in Regione, il tutto con buona pace della qualità della vita dei loro cittadini  e di ogni forma di tutela dell’agricoltura e del paesaggio agrario.

Ed allora proviamo a spiegare la nostra contrarietà in 6 punti :

1)      la decisione della Giunta Municipale di Monticelli d’Ongina per l’attuazione dell’Accordo Territoriale sottoscritto nel 2012 dai Comuni di Monticelli e Caorso e dalla Provincia di Piacenza, rappresenta una evidente forzatura tesa a sfruttare gli ultimi mesi di transizione consentiti dalla legge regionale urbanistica prima dell’adozione dei nuovi strumenti di pianificazione territoriale. 

2)      una totale assenza di una minima procedura partecipativa dei cittadini, prevista tra l’altro dalla legge regionale, a fronte di un progetto di così vaste dimensioni e impatto.

3)      La decisione unilaterale del Comune di Monticelli non tiene in debito conto della contrarietà espressa dal Comune di Caorso, che dell’Accordo Territoriale è partner fondamentale.

4)      Legambiente ha sempre sostenuto la necessità di sostituire il trasporto ferroviario a quello su gomma, ma il beneficio è tale solo a parità di merci trasportate e quindi a scenario immutato. Aumentare a dismisura la movimentazione di merci annulla qualunque beneficio che l’intermodalità potrebbe portare. Per la comunità piacentina è invece necessario dare piena funzionalità dello scalo ferroviario nel polo di Le Mose e di Castelsangiovanni, dopo ben 23 anni di attesa. Appare quindi del tutto illogico avviare un investimento di queste proporzioni a Monticelli, dove nessuno chiede l’espansione di un polo logistico, mentre là dove il polo logistico esiste già non si è ancora pienamente attuata l’intermodalità.

5)    E’ inoltre assurda la tendenza  a pianificare nuovi  insediamenti secondo la logica estemporanea della domanda da parte di investitori privati senza alcun governo dello sviluppo sul territorio della logistica, che possiamo definire a Spezzatino! Sono sotto gli occhi di tutti le numerose criticità che caratterizzano tutti i poli logistici della nostra provincia: dal consumo di suolo, alla assenza di opere di ambientalizzazione, e non ultimo per la presenza di migliaia di camion con il loro carico inquinante , rumore e problemi di sicurezza, oltre alle ben note problematiche sociali.

6)      La previsione del porto fluviale sul Chiavenna è un vecchio ed assurdo progetto, dormiente da anni, oggi rianimato solo dalla possibilità di ottenere dei finanziamenti europei. Ma a Piacenza non servono certo progetti di questo tipo, bensì veramente funzionali ai reali bisogni delle comunità che vivono lungo il Po, la navigabilità turistica e alla fruizione del Po in chiave ambientale e naturalistica. Il recente riconoscimento del MAB Unesco dice esattamente questo.La navigabilità per scopi commerciali del Po, oltre che irrealizzabile, non ha alcuna convenienza economica.

Tutto quanto sopra evidenziato per sottolineare quanto sia stonata la decisione del Comune di Monticelli, che ci auguriamo non abbia realmente seguito, anche alla luce della totale mancanza di qualunque coinvolgimento e condivisione con  i cittadini del comune e non solo».

 

 

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