L’esempio dell’eroe borghese Giorgio Ambrosoli, liquidatore della banca Privata di Sindona

Secondo appuntamento per il Decennale Camera Civile

Un viaggio nel coraggio della responsabilità, dentro un sacrificio che ha lasciato ferite indelebili nel cuore di chi è rimasto ma che ha anche prodotto germogli di legalità e di giustizia di cui godiamo – e parliamo – ancora oggi.

E’ stata incentrata sulla figura dell’“eroe borghese” assassinato il 12 luglio 1979, Giorgio Ambrosoli, avvocato liquidatore della banca Privata di Sindona e sul ricordo del suo “braccio destro”, il maresciallo delle guardia di Finanza di origini piacentine, Silvio Novembre, il secondo appuntamento del Decennale della Camera Civile degli Avvocati di Piacenza che si è tenuto al Palabancaeventi di via Mazzini con ospiti l’Avvocato Umberto Ambrosoli, intervistato da Emanuele Galba dell’Ufficio Relazioni esterne della Banca di Piacenza, e con i contributi del presidente della Camera civile di Piacenza, Avvocato Claudio Tagliaferri, e dal presidente dell’Ordine degli Avvocati locale, Franco Livera.

“Giustizia e legalità, coraggio e innovazione” è il titolo della rassegna ideata dalla Camera civile piacentina per il decennale. “Abbiamo fortemente voluto che questi appuntamenti formativi organizzati per il decennale fossero aperti alla cittadinanza – ha detto il presidente Tagliaferri – la Camera civile, infatti, ha sempre avuto rapporti con la comunità locale in questi anni, dalle collaborazioni con Croce Rossa durante la pandemia agli incontri nelle scuole, fino all’Auser e al Centro Servizi per il volontariato”. Tagliaferri ha poi ricordato che “Ambrosoli è patrimonio di tutti, e le presenze qui lo dimostrano, la sua storia racconta uno spaccato del lato più oscuro della storia italiana, e quando si dice “sono stati uccisi perché lasciati soli”, come si disse di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, dobbiamo rifletterci e fare in modo che non accada più”. E proprio per fare in modo di non lasciare soli i professionisti che svolgono il loro lavoro per il bene comune l’evento su Ambrosoli ha gremito il Palabanca. In sala il Prefetto di Piacenza, Daniela Lupo, il comandante del nucleo di polizia economico-finanziaria delle Fiamme Gialle di Piacenza, colonnello Raffaele Oliviero e l’assessore alla cultura Christina Fiazza con il Presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna, a dare il benvenuto. In sala anche gli studenti della 4B e 4C dell’Istituto Romagnosi accompagnati dalle docenti Barbara Mazza, Antonella Boiardi, Giovanna Cavallotti e Maddalena Pastoressa. In sala, anche le figlie del maresciallo Novembre, Isabella e Caterina.

“Si scelse Ambrosoli come liquidatore perché aveva la schiena dritta – ha ricordato la prefetta Lupo nel suo saluto – ha svolto il suo lavoro senza piegarsi alle pressioni, pagando con la vita la tutela dell’interesse pubblico. La storia di Ambrosoli per noi servitori dello stato è un monito: andare avanti con la schiena dritta. Qualunque cosa succeda”.

Fiazza, assessore e avvocato, che ha portato il saluto dell’amministrazione comunale che patrocina il decennale, ha parlato del profilo “sociale, etico e morale” di Ambrosoli, di come “sia un esempio di come il ruolo del legale dovrebbe essere fatto”. “Tutti noi – ha detto Fiazza – siamo spesso di fronte a una scelta tra fare ciò che è giusto e fare ciò che è più facile. Tutti noi possiamo e dobbiamo essere esempio, grazie alla Camera civile per eventi che rappresentano una formazione che è civile ed etica ancora prima che professionale”.

 “La storia di papà – ha detto Ambrosoli – è una delle tante storie di un periodo molto difficile del nostro paese. L’Italia di quegli anni era molto diversa da quella di oggi, e ha richiesto tanti sacrifici sia nel contrasto al terrorismo sia alla criminalità organizzata di stampo mafioso e alla criminalità economica. L’esempio di papà riguarda quest’ultimo. Quando nel 2009 ho deciso descrivere la storia di papa per le generazioni che non lo avevano conosciuto, inevitabilmente ho superato la difficoltà di confronto costante con qualcosa che ha una sua dimensione di dolore. L’ho però fatto perché la testimonianza che papà ha lasciato può essere di stimolo per tanti”.

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