“Liberalizzare i vaccini”. Anche gli studenti del Liceo Gioia si uniscono all’appello

Alcune classi della scuola piacentina si uniscono alla richiesta lanciata da associazioni per i diritti umani ed esponenti politici. L’obiettivo è quello di eliminare il brevetto sul vaccino anti-Covid

Gli studenti del Gioia chiedono di togliere i brevetti dai vaccini Covid

La campagna vaccinale contro il Covid-19 continua ad essere tema di grande dibattito in tutto il mondo, ed ogni giorno ci si trova sommersi da una vastità di notizie a riguardo. Non mancano le polemiche: in ordine cronologico, l’ultima problematica ad essere stata messa in luce è quella dei brevetti, imposti dalle case farmaceutiche sui propri vaccini per mantenere esclusiva la produzione.

Inutili, almeno finora, sembrano essere stati gli appelli lanciati da associazioni per i diritti umani, programmi televisivi, medici ed esponenti politici, perché AstraZeneca, Moderna e Pfizer – coloro che detengono alcuni dei brevetti – continuano a ritenere non ricevibili le varie richieste di liberalizzazione dei vaccini.

Le aziende hanno investito ingenti somme in ricerca e quindi ritengono insensato rinunciare ai propri guadagni. AstraZeneca poi ha deciso di vendere il vaccino al costo industriale di pochi euro, senza guadagnarci dunque. Piero Di Lorenzo, presidente dell’Irbm di Pomezia (Roma), la società che insieme all’università inglese di Oxford ha messo a punto il vaccino anti-Covid commercializzato da Astra Zeneca ha recentemente dichiarato « Io non lo so se ci sono aziende che hanno tutto quello che serve per la produzione di vaccini anti-Covid. Posso dire che AstraZeneca non ha solo detto che il vaccino è un bene comune, lo ha dimostrato facendo una scelta di impareggiabile valore etico e mettendolo in vendita al prezzo del costo industriale».

La richiesta di togliere i brevetti continua però a trovare nuovi sostenitori ed anche alcuni studenti del Liceo Melchiorre Gioia di Piacenza hanno deciso di mobilitarsi sul tema. Il fine ultimo dell’iniziativa è quello di garantire la produzione a qualunque Paese disponga delle risorse necessarie, per evitare la proliferazione di varianti che nel frattempo potrebbero invalidare la copertura vaccinale.

I ragazzi di 5LD, 5SA e 3SA stanno condividendo una campagna di sensibilizzazione che potrebbe sfociare in una eventuale manifestazione cittadina. Gli studenti si appellano al trattato internazionale che regola e disciplina la materia. Si tratta dell’accordo Trips, che prevede la possibilità di procedere in questa direzione nei casi di emergenza e necessità pubblica. L’Art. 27.-3: 2 parla chiaro: «I Membri possono escludere dalla brevettabilità le invenzioni il cui sfruttamento commerciale nel loro territorio deve essere impedito per motivi di ordine pubblico o di moralità pubblica, nonché per proteggere la vita o la salute dell’uomo, degli animali o dei vegetali o per evitare gravi danni ambientali, purché l’esclusione non sia dettata unicamente dal fatto che lo sfruttamento è vietato dalle loro legislazioni».

Un’azione in questa direzione, oltretutto, seguirebbe la strada tracciata nel 1952 da Jonas Salk, che dopo aver scoperto il primo vaccino contro la poliomelite decise di non brevettarlo, perché come da lui stesso affermato «Non c’è un brevetto, esso appartiene alla gente. Si può forse brevettare il Sole?».

Nonostante le tante personalità e i tanti enti favorevoli a questo cambiamento, da Gino Strada ai governi di India e Sudafrica, c’è ovviamente chi esprime con decisione la propria ostilità alla proposta.

Uno di questi è Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, che nel corso del convegno online “Vaccini. Sicurezza e trasparenza delle procedure – Comunicazione – Distribuzione – Contraffazione” ha affermato che liberare le licenze è qualcosa che non serve.

Gli studenti piacentini, sul fronte opposto, portano avanti il proprio programma ed escono allo scoperto: «Siamo solo all’inizio di questo progetto – spiegano – ma crediamo che un apporto diretto di noi giovani possa dare una svolta alla situazione che stiamo vivendo. Sarebbe un segnale forte se questa cosa partisse dalla città di Piacenza, una tra le più colpite nella prima e storica ondata. Vogliamo raggiungere più persone possibili, in Italia e all’estero, e siamo convinti che ce la faremo».

(A cura di Federico Boschi e Mattia Gandolfi)

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